Amelia, prima parte

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Quando si svegliò gli occhi erano troppo pesanti e gonfi, si mise a sedere sul letto e si portò una mano alla testa che le girava, sperando di farla smettere con quel gesto, sospirò e la luce mattutina la turbò, tornò a sdraiarsi e sollevò le coperte fino alla fronte, immergendosi nel buio più totale.
Aveva pianto.
Più o meno tutta la notte, Lily l'aveva consolata per tutte quelle ore, finché non era crollata a causa del sonno, mentre lei era crollata a causa del dolore.
Il petto le faceva male come se una spada si fosse conficcata in esso, sentiva la testa spaccata in due ed il corpo debole. Non si ricordava molto del giorno precedente, solo immagini e stralci vari: Lily che le stava accanto, Sirius che l'abbracciava e che la portava a dormire, James che parlava con qualcuno, forse Lily e lei che rispondeva, Mary che la guardava a mo' di sfida, Lily che urlava qualche parola contro una persona in Dormitorio, una porta che sbatteva, Mary che non c'era, Sirius che la andava a trovare e poi solo lacrime. Nient'altro.
Si sentiva patetica, anzi, no: lo era. Era tremendamente patetica.
Eppure le faceva così male.
Quasi diciassette anni, cinque dei quali sprecati per qualcuno che alla fine si era messo con un'altra, dopo tutto quello che avevano passato insieme, dopo tutto l'affetto che provavano l'uno per l'altra, dopo tutti gli abbracci, le confidenze, le risate, le attese, lui se n'era andato.
Le attese.
Perché Amelia aveva aspettato. Amelia aveva aspettato troppo e invano.
Aveva aspettato inutilmente.
Amelia Williams: la ragazza che aveva aspettato.
Una volta lei e Remus erano sulla Torre d'Astronomia, c'era poco vento e stava per cominciare a piovere. "Qual è la cosa che ti spaventa di più al mondo?" gli aveva chiesto di punto in bianco, ad un certo punto.
Lui aveva voltato la testa verso di lei e l'aveva guardata per qualche secondo, la prima cosa che gli era venuta in mente fu 'perderti', la seconda fu 'perdere i miei amici', la terza fu 'che tu venga a scoprire cosa sono', la quarta fu 'rimanere solo'.
"Rimanere solo" rispose, riassumendo, alla fine, tutte le altre: perché quelle ne sarebbero state la causa.
"Non ti fa paura quello che sta succedendo ora, lì fuori, John? Non ti spaventa a morte quello che sta accadendo al di là di queste mura, di questa scuola? Perché a me è questo, quello che fa paura. La guerra. Le persone che muoiono, il dolore, i pianti, i Mangiamorte, no, anzi, i Mangiamorte non mi fanno paura. Nemmeno Voldemort mi fa paura. Mi fa paura tutto quello che sta accadendo e la consapevolezza di non saperlo controllare, mi fa paura vedere le persone morire e sapere che potrei morire anche io. Non ti spaventa la morte?"
Scosse la testa. "No, non mi spaventa. A te sì?"
Non rispose per qualche attimo. "No, nemmeno a me" constatò poi, perché era vero: non le faceva paura morire. "John?"
"Sì?" fece dolcemente.
"Tu te ne vai?" abbassò lo sguardo.
"In che senso?" inarcò un sopracciglio.
"Nel senso: te ne vai via da me?" il suo tono di voce scese di qualche ottava.
"No, perché dovrei?" le domandò sinceramente curioso.
Amelia fece spallucce. "Le cose cambiano, sai, nel tempo..."
"Non me ne vado, puoi star tranquilla" volse lo sguardo al cielo e le prese una mano, stringendola nella sua; lei guardò le loro mani unite e sorrise.
"John?" lo chiamò di nuovo.
"Sì?" rispose allo stesso modo e lei sorrise.
"Se non te ne vai, io resto" lui s'era voltato verso di lei e aveva incurvato le labbra in un sorriso.
E ora? Amelia si alzò, andò in bagno e si guardò allo specchio.
Adesso lei era rimasta anche quando lui se n'era andato, adesso lei era sola che lo aspettava mentre lui non sarebbe tornato, adesso lei era bloccata e lui stava andando avanti.
Odiò il riflesso che vedeva allo specchio, non perché fosse poco carina, non perché non fosse abbastanza, non perché non si piacesse. Si odiò perché aveva creduto qualcosa che non si sarebbe mai avverato, si odiò perché aveva aspettato quando non c'era nulla da aspettare, si odiò perché aveva sperato, si odiò perché per colpa sua lei era rimasta immobile, si odiò perché aveva fatto preoccupare Sirius e Lily per niente, che ora erano giù a far colazione continuando ad essere in ansia per lei, si odiò perché era stata ingenua, si odiò perché lo odiava, ma, soprattutto, si odiò perché non riusciva a non amarlo, nonostante il male che le stava procurando.
Diede una pacca al suo viso riflesso nello specchio, una, due, tre, quattro, cinque.
"Stupida, stupida, stupida" si ripeteva a bassa voce. Continuò così per qualche minuto, finché non si fermò perché stava per piangere.
Le lacrime stavano per rigarle il viso, quando decise di trattenerle.
Le ricacciò dentro.
Non avrebbe più pianto. Né per Remus, né per nessun altro.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Sarebbe stata forte, d'ora in poi. Sarebbe stata diversa. Sarebbe stata migliore.
Era arrivato il momento di una nuova Amelia Williams. E tutti l'avrebbero visto.
Qualcuno entrò senza bussare. "Amy?" era la voce di Sirius.
Si fece coraggio, uscì dal bagno e gli andò incontro. "Ehi" lo salutò.
"Ehi" ricambiò lui con una certa dolcezza. "Ehi" ripeté poi abbracciandola a stringendola a sé. "Ehi" disse ancora. "Bambolina" le sussurrò all'orecchio facendola sorridere sinceramente. "Mi ha fatto entrare Lily" aggiunse. "Bambolina mia, come stai?" le chiese mentre lei aveva ancora il viso appoggiato sul suo petto, le braccia intorno alla vita e lui la stringeva forte a sé.
"Sto" gli rispose aprendo gli occhi e alzando il volto verso quello del ragazzo, che le diede un bacio sul naso e poi uno sulla fronte, sulla quale si soffermò un po' di più, come se volesse farla guarire con le sue labbra.
La prese in braccio e la fece sdraiare accanto a sé su un letto, quello di Lily.
Tutti e due sul fianco, uno di fronte all'altra, la guardava in silenzio, gli sorrideva con gli occhi in silenzio.
"Ti voglio bene" le disse, di punto in bianco. Perché era vero, perché avrebbe dato la vita per lei, perché Amelia era importante quanto lo erano i Malandrini, quanto lo era James, perché si sentiva in dovere di proteggerla, perché, anche se avevano la stessa età, lei era la sua piccola sorellina, perché vederla in quelle condizioni gli lacerava il cuore, perché avrebbe spaccato la faccia a Remus non appena l'avesse visto, perché era fragile e si sarebbe distrutta con quasi nulla.
"Anche io ti voglio bene" sussurrò Amelia con un dolce sorriso: gli era grata per tutto quello che stava facendo per lei, non l'abbandonava mai e sapeva che non l'avrebbe mai fatto; Sirius era suo fratello e i fratelli restano tali, anche se si litiga, anche se.
Sirius era il suo migliore amico. Era il ragazzo che non l'avrebbe mai delusa o tradita, che ci sarebbe sempre stato, che non avrebbe rinunciato. Sirius era forte, era potente, era un uragano ed era l'unica cosa di cui lei avesse bisogno in quel momento.
"Sei bella, Amy" le disse. "Sei bella e non ti merita. Sei bella e vali la pena. Sei bella e sei bella e sei bella" le accarezzò una guancia ancora umida e il suo tono era così serio, che lei, per un momento, ci credette.
Chissà cosa stava facendo Remus con Mary, chissà se erano insieme, chissà se si stavano baciando, chissà se stavano ridendo, chissà se lui la stava abbracciando come un tempo abbracciava lei; magari la stava stringendo a sé e le stava dicendo che l'amava.
Come aveva potuto avere ancora speranza? Era palese che lei non fosse la ragazza giusta per Remus.
Chiuse gli occhi e trattenne le lacrime, perché si era promessa che non avrebbe più pianto e raccolse il dolore dentro se stessa, chiudendolo tra le costole, dove faceva più male; si sentiva bloccata e ferma, quando tutti erano andati avanti, sentiva il peso del mondo sulle spalle e avrebbe voluto urlare e scappare via. Dimenticarsi di tutti, tranne che di Lily e Sirius, avrebbe voluto correre con loro, avrebbe voluto andarsene e dimenticarsi di Hogwarts, di Mary, di Remus.
Di loro.
Di tutti loro.
Che l'avevano solo fatta soffrire e le avevano spezzato il cuore.
Sirius la guardava e avrebbe solo voluto riaggiustarla, mettere insieme i pezzi e vederla sorridere ancora.
Perché non era abbastanza per riuscirci?
E poi la risposta, lampante, ovvia, gli venne in mente: lui non era Remus.

 ***
Quando si parlava di Amelia Williams, da un mese a quella parte, sembrava si parlasse di qualcun altro: giravano voci, ad Hogwarts, di cui tutti discutevano, ma che nessuno poteva confermare, se non, forse, vedendola. Alcuni dicevano che andasse ogni sera dai Corvonero, più precisamente da Danny Simons, il ragazzo troppo innamorato di Nina Clarks, che aveva deciso di darsi a qualcun altro per dimenticarla; altri parlavano di un ragazzo Serpeverde, Sebastian, troppo bello per essere vero; altri di un Tassorosso, anzi, due, Tassorosso, rispettivamente Sam e John Flinch, due gemelli; e chi vociferava di un Grifondoro, Sirius Black -convincendo sempre più Remus della loro relazione-.
Erano sempre insieme, quasi più del solito e spesso discutevano, nessuno ne capiva mai il perché; nessuno, ovviamente, se non Lily Evans e James Potter, unici spettatori ammessi alle loro litigate e poi riappacificazioni immediate.
Una di queste, stava avvenendo proprio in quel momento.
"Dannazione, Amy, quando vuoi smetterla?" la rimproverò il ragazzo, dopo che erano entrati in Dormitorio.
Amelia roteò gli occhi. "Fatti i fatti tuoi, Sirius"
"Non ci provare" le puntò un dito contro. "Non ci provare, Amy, non con me"
Amelia stava per perdere la pazienza: voleva un bene dell'anima a Sirius, ma quando lui si portava a letto più ragazze possibili, non le sembrava di avergliela fatta tanto lunga. "E' la mia vita, okay? Mi porto in camera chi voglio!" appoggiò una mano sul petto, lasciato scoperto da una scollatura troppo ampia, che Sirius notò non appena lei compì il movimento e provvide subito a coprire.
"Sistemati qui" le chiuse i bottoni. "E mettiti le calze lunghe" indicò le gambe di Amelia. "Per quanto belle siano, devono stare al sicuro"
"Hai finito di farmi la predica?" chiese lei esasperata buttandosi sul letto.
"No!" alzò la voce il ragazzo, che iniziava ad innervosirsi. "E non smetterò finché non capirai quanto stai sbagliando!"
"Da che pulpito" scandì ogni parola con una pausa di un secondo tra l'una e l'altra. "Davvero, sono commossa" applaudì ironicamente.
"Io mi sono portato a letto un sacco di ragazze, ma..." iniziò.
"Ma?" lo interruppe. "Ma siccome sei un uomo per te va bene? Fa figo? Rende macho? 'Ma' che cosa, Sirius? Solo perché io sono una ragazza sembro una sgualdrina? E' questo che vuoi dire? Che mi sto rovinando la reputazione?" nel mezzo delle sue domande retoriche, fece il suo ingresso Lily, accompagnata da James, dopo un pomeriggio di studio intensivo. Questa roteò gli occhi, si spostò i capelli dal viso e disse sommessamente: "Non un'altra volta".
James le accarezzò un braccio in segno di conforto e chiuse la porta.
I due erano così abituati alle loro litigate, che quasi non ci facevano più caso; anche loro stessi litigavano fra di loro, o, meglio, battibeccavano, spesso, anzi, troppo spesso, ma per motivi sensati. Lily non era pienamente d'accordo sulla nuova scelta di vita di Amelia, ma non la intralciava, l'amica stava vivendo un periodo orribile e voleva sfogarsi in quel modo, sapeva che prima o poi le sarebbe passata e, oltretutto, lei non era nessuno per dettare legge sulla vita degli altri; aveva cercato di farla ragionare, di esporle le sue ragioni, ma quando aveva scoperto che Amelia conservava ancora la sua purezza e castità e che l'avrebbe fatto fino a che non avrebbe trovato il ragazzo giusto, si era tranquillizzata e per nulla preoccupata per qualche bacio o poco più. In quanto a James, era della stessa identica opinione di Lily: "Vivi e lascia vivere", come dicevano i Babbani. Amelia era sempre Amelia, la piccola e dolce Amy, che stava attraversando un periodo difficile e voleva divertirsi un po': lei non era cambiata, per niente, aveva solo cambiato modo di vivere e gli stava bene.
Sirius, purtroppo, non era dello stesso avviso: sempre troppo protettivo nei confronti di quella che considerava una sorella, non tollerava che qualcuno si approfittasse di lei ogni qual volta gli piacesse, non tollerava il suo comportamento e non tollerava il suo nuovo modo di fare. Non perché fosse diversa, semplicemente perché lei valeva di più, lei era più importante di quello, lei valeva la pena, lei era abbastanza, lei non era da buttar via e lei non era così. Lei valeva. Sul serio.
"Non fare paragoni da femminista, Amelia" la voce del ragazzo si fece improvvisamente dura, cosa che destabilizzò lei e lo guardò interdetta. "Piantala di comportarti da bambina" il tono si fece freddo.
Amelia era immobile. "Tu non sei nessuno per dirmi cosa fare" disse seria. James, che era entrato in camera delle ragazze solo per riprendersi l'amico e riportarlo dalla loro ala, si fece allerta, così come Lily: la situazione stava prendendo una brutta piega, non sembrava più una delle solite litigate.
"Sono tuo fratello!" alzò la voce, prepotentemente. "Sono tuo fratello e non ti permetto di ridurti in questo stato per Remus!"
Amelia indietreggiò stupita e guardò Sirius, scuotendo la testa. "Io non mi sto riducendo in nessun modo"; possibile che dovesse sempre ricondurre tutto a quel ragazzo?
"Sì, che lo stai facendo, Amy. E lo stai facendo per lui, come ogni cosa che hai sempre fatto nella tua vita: tutto per lui, unicamente per lui, continuamente a causasua, c'è solo e ci sarà sempre lui, Amy, e lo sai meglio di me" si passò una mano fra i capelli, dicendo una verità che Amelia non voleva accettare.
"Smettila di dire stronzate" lo accusò.
"Io?" ridacchiò sarcastico. "Sono io che dico stronzate, Amelia? Davvero? Quando ti renderai conto di tutte le falsità che dici a te stessa? Quando sarà troppo tardi e qualcuno che era in grado di darti lo stesso amore che avrebbe potuto darti Remus se ne sarà andato perché avrà aspettato troppo senza risultati?"
"Remus non c'entra nulla!" ribadì, mentendo; Lily lanciò un'occhiata a James, che ricambiò.
"Basta dir cazzate!" alzò la voce Sirius. "Tu ora non porti più nessuno qui dentro, sono stato chiaro?"
"Sirius!" lo richiamò Lily. "Non dettare legge su come una persona debba vivere"
Lui si voltò verso di lei, lentamente, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. "Perché tu credi che questo sia il modo di vivere adatto a lei?"
"Io credo che Amelia sia grande abbastanza da decidere per sé" ribatté la rossa sicura, convinta delle sue parole. Ovvio che non pensava che quella fosse la strada per Amelia, ma era un periodo, sapeva che sarebbe passato; ora era distrutta per Remus, ma era consapevole che si sarebbe sicuramente ripresa e si sarebbe resa conto di tutti gli errori che stava facendo.
Il ragazzo scosse la testa e si passò una mano sul viso, nel frattempo Amelia si accorse del mondo in cui lui la guardava: ne era quasi schifato, era come se la ripudiasse, come se gli facesse pena. Sirius non le voleva più bene, Sirius non l'amava più come aveva sempre fatto, Sirius non era più suo fratello: non la stava accettando, continuava a puntarle il dito contro e criticarla, non la supportava più, non accettava più le sue decisioni e non cercava di capirla. E quel pensiero stava per farla scoppiare in lacrime, perché quel ragazzo era quasi tutto quello che lei avesse, era un punto fondamentale nella sua vita, il centro e il fulcro di tutto. Sirius era suo fratello, lo era stato fino a poco tempo prima, ma si era rotto qualcosa in quel legame troppo forte, che, si sa, i legami troppo potenti poi finiscono per rovinarsi.
E così era successo con loro: si erano sbiaditi.
"Se non ti vado più bene" iniziò Amelia con la voce rotta. "Puoi anche andartene" disse incrociando gli occhi del ragazzo, che, dopo quella sentenza, trovò quasi spezzati.
Non seppe da dove quelle parole le uscirono, come aveva anche solo potute pensarle: ma si stava trasformando in una persona nuova e non avrebbe fatto compromessi per nessuno, nemmeno per Sirius, nemmeno per il suo migliore amico, anzi, per suo fratello.
Pronunciarle fu un'impresa per lei, sapeva che lui si sentiva tradito ed era proprio così: non avrebbe mai pensato che qualcosa tra lui ed Amelia, la sua piccola sorellina, avrebbe potuto spezzarsi, non avrebbe mai e poi mai pensato che l'avrebbe cacciato via. Loro erano più forti di tutto, insieme, erano una squadra, erano inseparabili, era lo stesso rapporto che aveva con James e si sentì perso, senza Amelia gli mancava un pezzo, uno fondamentale, ed era come se fosse a metà, come se parte della sua anima non gli appartenesse più; ma era troppo orgoglioso e testardo per chiederle scusa: era quello che pensava e non avrebbe ritirato una parola. Chiuse gli occhi e respirò profondamente per poi avviarsi alla porta.
"Tu vali più di tutto questo" le disse per ultima cosa, prima di uscire.

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