Parte 23

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- Il tempo disporrà tutto per il meglio, ma dobbiamo avere la pazienza di aspettare. – disse Claudius, strofinandosi il naso. – E a proposito di tempo, penso che ne abbiamo rubato fin troppo a questi due giovanotti- Affatto.- mi affrettai a dire, mentre il calore scemava lentamente – La vostra compagnia è piacevole- Puoi passare a farci visita quando vuoi. Così come le porte di casa Von Kold sono sempre aperte per Ice, così quelle della nostra dimora di accoglieranno molto volentieri, se vorrai varcarle.- promise Kora, lasciandomi andare le mani e riassettandosi lo scialle sulle spalle.
- Non lo dimenticherò.- li rassicurai, sorridendo.
I signori Kellark si congedarono, avvicinandosi a un altro gruppo di persone e prendendo parte a una nuova discussione. Ice aspettò che fossero abbastanza lontani prima di rivolgermi la parola.
- Allora, che impressione ti hanno fatto?
- Ottima, direi.
- Ecco la dimostrazione di quanto tu sia ingenua.- per una volta, il sorriso di Ice mi sembrò amaro.
- Non sono ingenua.- ribattei – E loro sono stati molto più gentili con me di molte altre persone.
- Sono troppo gentili, a dirla tutta. Non fanno altro che farsi mettere i piedi in testa da qualcuno.
- Se non volevi che questo accadesse, non dovevi sceglierti come sposa la figlia di Edda Von Kold. Chi credi che vorrà comandare la mia vita anche dopo che potrei essermi sposata?
- Se pensa che permetterò che ti controlli anche dopo che sarai diventata mia moglie, è tua madre l'ingenua.
Qui l'unico ingenuo sei tu, se sei così convinto che ti sposerò.
- Basta parlare di matrimonio, adesso. E non voglio più sentire la parola "nonna" o "bambini" per il resto della serata. Anzi, non voglio più sentirle per il resto del mese.
- Imbarazzata dai discorsi di mia madre? – mi chiese lui, con un sorriso ironico. - Purtroppo per te, ti ci dovrai abituare.
Lasciai cadere il suo commento nel rumore della sala, guardandomi attorno per vedere dove ci fossero meno persone o opere d'arte più interessanti da ammirare, ma rimasi pietrificata quando incontrai, ancora una volta, gli occhi dello stesso uomo di prima.
Mi avvicinai ad Ice, aggrappandomi ad un lembo della sua giacca.- Ice.- gli sussurrai, sperando che riuscisse a sentirmi – Quell'uomo continua a fissarmi da quando ti sei allontanato.Il suo sguardo seguì la direzione del mio, fino all'osservatore seminascosto dall'ombra. Dovette riconoscerlo, perché quando lo individuò, si lasciò scappare un'esclamazione sorpresa e il suo corpo si rilassò.
- Non devi avere paura di lui. Suppongo che neanche la sua faccia ti sia familiare.Scossi la testa, perplessa. Avrei dovuto conoscerlo?
- Tutta colpa del fatto che tra Edda Von Kold e suo fratello non scorre buon sangue. Anzi, diciamo che c'è una vera e propria cortina di ferro!
Lo guardai sbalordita.
- Edda ha un fratello? Vorresti dire che quell'uomo è mio zio?
Ice rise, divertito dalle mie espressioni esterrefatte.
- Chissà perché non mi stupisce che tua madre non te ne abbia mai parlato. Se cercherai di intavolare con lui un discorso su Edda, sta' sicura che lo condirà di epiteti molto colorati, che le orecchie di una ragazza per bene non dovrebbero ascoltare nemmeno per sbaglio.- Sembri conoscerlo piuttosto bene, nonostante non sia un tuo parente.
Lui si schiarì la gola, allentandosi il colletto come se fosse diventato improvvisamente troppo stretto.
- Diciamo che ho una serie di motivi per essergli riconoscente, non ultimo il fatto che mi ha aiutato ad ottenere la tua mano. Se non fosse stato per i suoi consigli e le sue dritte sul carattere di tua madre, non sarei mai riuscito a stipulare il nostro fidanzamento. Tua madre non faceva certo i salti di gioia di fronte alla prospettiva di vedere la sua unica figlia sposata a un uomo meno ricco di lei, anche se di poco, ma facendo leva sui giusti argomenti, alla fine si è convinta. Non è stato facile all'inizio, ma sembra che alla fine si sia abituata alla mia presenza e all'idea di noi due insieme. Senza contare che tuo zio è nella polizia e sta indagando sul tuo caso, ma immagino che di questo non vorrai sentir parlare.
- Chiedigli solo se ha trovato chi mi ha lasciato una bella cicatrice in testa.- lo pregai, lanciando un'occhiata furtiva verso il fratello di Edda, ora intento a rivolgere il suo interesse a un quadro vicino a lui.
Gli angoli della bocca di Ice si sollevarono, anche se non stava guardando me e probabilmente nemmeno lo zio di Ilenia.
- Era esattamente l'unica domanda su di te che avevo intenzione di porgli.Ci avvicinammo all'uomo, io stretta al braccio del mio fidanzato e Ice perfettamente rilassato e a proprio agio, come se stesse andando incontro ad un amico di vecchia data.
- La tua presenza qui è una gradita sorpresa, Charles, anche se devo dire che il tuo sguardo insistente ha messo a disagio la mia fidanzata, che poi sarebbe tua nipote.- esordì, sebbene non ci fossero dubbi che l'uomo ci avesse visto arrivare, considerato che mi aveva fissato per un pezzo.
- Non sono il tipo che fa ricadere sui figli le colpe dei genitori, ma se quella cagna di mia sorella ti avesse sentito definire Ilenia Von Kold come mia nipote, puoi star certo che ti avrebbe messo a tacere per sempre. – rispose Charles, voltandosi per guardarci entrambi in faccia.
- Rallegriamoci allora del fatto che lei non sia qui con noi per sentire quello che diciamo.
- È sempre un piacere rivederti, giovane Kellark.- rise l'uomo, tendendo una mano che Ice strinse vigorosamente.
- Ed è un piacere anche vedere la signorina Von Kold a così breve distanza. Penso che per tua madre tu sia sempre stata come un animale raro, da esibire ma da tenere lontano da tutti, perfino da quelli del suo stesso sangue. Per fortuna è arrivato questo giovanotto ad aprire la gabbia, dico bene?
- Credo di sì.- risposi, incerta – Non posso rispondere del comportamento di mia madre prima del mio risveglio.
- Già, ho sentito che qualcuno lo diceva in giro. Effetti imprevedibili del coma, suppongo, ma in ogni caso, solo un incidente di percorso lungo la strada della vita. Guardando al lato positivo, perdere i propri ricordi a vent'anni deve essere meno traumatico che a trenta piuttosto che a quaranta. Sei ancora abbastanza giovane per ricostruire il tuo bagaglio di belle esperienze, e se mi permetti sei molto più fortunata di altri, dal momento che non hai rammarichi o rimorsi per il passato.
Rammarichi per il passato ne avevo, invece, eccome, ma ovviamente nessuno avrebbe dovuto saperlo.
- Il tuo viso poi è rimasto perfetto, nonostante il brutto taglio che ti hanno inferto alla fronte.- Tuo zio ha preso parte alle ricerche dopo che tua madre aveva denunciato la tua scomparsa. È stato uno degli uomini che ti ha portato all'ospedale. – si affrettò a spiegare Ice.
- In realtà è rimasta una cicatrice. – mormorai.
- Ma la frangia che tua madre ti ha fatto fare nasconde tutto.- concluse Charles, squadrandomi da capo a piedi.
- Devo comunque ammettere che i dottori hanno fatto – spostò lo sguardo su Ice, fissandolo negli occhi – davvero un ottimo lavoro.
Il ragazzo non vacillò sotto la forza penetrante di quegli occhi.
- Ancora nessuna traccia dell'aggressore?
- Brancoliamo nel buio.- asserì Charles, finendo il vino rimasto nel bicchiere.
Una sensazione di disagio mi serpeggiò in fondo allo stomaco, la percezione che ci fosse qualcosa di strano in quell'incontro apparentemente casuale e nell'atteggiamento dei due. Era come se stessero conducendo una comunicazione silenziosa, da cui io ero esclusa.
- Godetevi l'inaugurazione.- raccomandò poi Charles, sistemandosi il panciotto - Capolavori come quelli esposti qui stasera non se ne vedono tutti i giorni.
- Non trascureremo nemmeno il più piccolo granello di polvere. – affermò Ice, sistemandomi un ricciolo dietro l'orecchio, ignorando il mio tentativo di impedirglielo.
- Buona serata a voi. – Charles cominciò ad andare per la sua strada, ma Ice lo bloccò dopo che ebbe fatto pochi passi, come se si fosse d'un tratto ricordato di qualcosa di importante.
- Al piano di sotto ho intravvisto la signora Dustin. Se hai voglia di una bella chiacchierata, ti suggerisco di passare a salutarla. Ha davvero... un'ottima lingua.
Charles chinò il capo, toccandosi il cappello, poi con passo lento si immerse nella folla.
- È una mia impressione, o quell'uomo è un po' strano? – gli domandai, assorta nei miei pensieri.
- Strano? Ilenia, suvvia. Sono ben altre le persone strane. È solo un po' arrabbiato con la vita e con tua madre, ma purtroppo tutti abbiamo i nostri problemi.
- Qual è il motivo del suo malanimo con mia madre? – chiesi, curiosa, mentre riprendevamo a muoverci per la sala.
- Edda non è sempre stata ricca come lo è oggi. Da quando lo è diventata, si è evidentemente scordata di avere un fratello e non è mai bello essere dimenticati da qualcuno.
Incassai la testa tra le spalle, cogliendo il chiaro riferimento alla mia particolare situazione.
- Ora, se permetti, sono io a chiederti di lasciar cadere simili argomenti. Nonostante tutte le mie buone intenzioni, abbiamo fatto solo discorsi seri questa sera.
- Lascio a te la scelta sul genere di chiacchiere che vorresti fare.
Interloquendo del più e del meno, visitammo tutto il secondo piano, soffermandoci talvolta di fronte a qualche pittura o scultura che si distinguevano in un modo o nell'altro per commentarla. Ice sembrava davvero entusiasta mentre faceva l'analisi di quelle tele e di quelle specie di statue, ma io personalmente non ci trovavo nulla di particolare. Dopo un certo tempo mi limitai a seguirlo, appesa al suo braccio per non essere separata da lui, seguendolo ovunque decidesse di andare. Percorremmo tutti i piani in lungo e in largo, venendo talvolta fermati da amici di Ice, dei suoi genitori oppure da quelli che un tempo erano stati i conoscenti o le amiche di Ilenia. Per mia fortuna, la maggior parte degli incontri si limitarono ad uno scambio di formalità. Era curioso come tutti fossero contenti di vedere con i propri occhi che mi ero ripresa, che stavo bene o che addirittura ero in forma, ma nessuno si fosse degnato di bussare alla porta di casa Von Kold per avere personalmente delle notizie sulla mia convalescenza.
Quando arrivammo all'ultimo piano, trattenni il respiro. Non c'erano pareti che riducessero lo spazio, occupato interamente da sculture quasi classiche, disposte in file ordinate e illuminate da faretti posti nel pavimento. Una cupola di vetro con nervature dipinte d'oro fungeva da soffitto, concedendo una straordinaria vista del cielo notturno cosparso di stelle luminose. Osservai quella volta celeste senza fiato e senza parole, incapace di formulare pensieri o frasi compiute.
Percepii la mano di Ice alla base della mia schiena, ma nemmeno allora fui in grado di muovermi.
- Sapevo che questa sarebbe stata la parte che avresti preferito. Hai sempre adorato restartene immobile a guardare le stelle. Vedi che avevo ragione? Qualcosa della vecchia Ilenia è rimasto.- mi sussurrò nell'orecchio, sfiorandomi la pelle con la bocca.
Rabbrividii, ma non ebbi bisogno di chiedergli di ripristinare le distanze, dato che la sua mano aveva sicuramente percepito quel fremito.
- Ho visto dei ragazzi che conosco, vorrei scambiare due parole con loro.- mi prese per mano, ma io non avevo alcuna intenzione di incontrare altra gente.
- Posso aspettarti qui? Questa visione è talmente bella... Voglio imprimermela a fondo nella mente, così quando mi addormenterò, potrò sognare ancora questo cielo così luminoso.
Ice sospirò, alzandomi lo scialle sulle spalle come se, oltre al cielo, in quella stanza potesse entrare anche il fresco della notte.
- Farò presto. Non voglio lasciarti da sola per troppo tempo.
- Non mi porterà via nessuno!- esclamai, ridendo.
- Non voglio metterci la mano sul fuoco. Con quel vestito poi...
- Va' a parlare con i tuoi amici, sbrigati, prima che ti vengano in mente altre strane idee! – lo incitai, sperando di non essere arrossita per l'ennesima volta. Su un incarnato pallido come quello di Ilenia, poi, anche una goccia di sangue in più nelle vene sarebbe stata sufficiente a far cambiare tonalità alla pelle.


IperuranioWhere stories live. Discover now