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Nuova città.
Nuova casa.
Nuova scuola.
Nuovi amici.
Nuovi luoghi da visitare e tanti altri da scoprire.
Nuove abitudini.
Nuova me? Nah.

Probabilmente ho molto da raccontare, d'altronde come tutte le persone di questo mondo: ognuno ha una propria storia fatta, nella maggior parte dei casi, di sacrifici.
Non sapete molto di me e forse non mi conoscerete ancora per un po', scoprirete la mia personalità, il mio carattere, il mio modo di fare solamente nel corso del tempo perché è solo con il tempo che si può conoscere realmente una persona.

Stavo per prendere la mia valigia dal ripostiglio dell'aereo quando mia sorella, a causa del mezzo ancora in movimento, rischiò di cadere in avanti: così, portò una sua mano sulla mia spalla per sostenersi. La prima cosa che feci fu fulminarla con lo sguardo.

" 'Sta più attenta la prossima volta, no?" Le dissi non appena tolse la mano e ricambiando con uno sguardo di scuse. Proprio non riuscivo a non trattare male le persone eh. Complimenti Charlotte hai dimostrato ancora una volta che carattere orribile hai. Sospirai rivolgendomi nuovamente a Cher: "Ti sei fatta male?"

"No, fortunatamente. Potresti passarmi anche la mia di valigia?" Mi chiese indicando con il dito la piccola borsa rettangolare viola. Feci un cenno con la testa prima di afferrarla e porgergliela.

"Che fine hanno fatto mamma e papà?" Iniziai a guardarmi intorno in cerca di un viso familiare, ma ciò che vidi furono solamente volti di persone anziane, bambini che facevano -per i miei gusti troppo rumore- insieme ai propri genitori e delle coppie innamorate.

"Non lo so, probabilmente..." Cher mosse la testa a sinistra e a destra prima di iniziare a parlare di nuovo. "Eccoli lì!" Indicò delle persone, ormai vicine allo sportello di uscita, che ci fecero dei gesti con le mani appena i nostri sguardi si incrociarono.

"Perfetto, muoviamoci." Presi la mia valigia e inizia a camminare nella loro direzione.

Mia madre si avviò verso l'uscita del JFK (international airport of NY) per poi salire su un Taxi giallo che ci avrebbe portato nella nostra nuova casa.

"Sapete già dove andremo a stare?" Domandai con lo sguardo puntato fuori dal finestrino intento a guardare e assimilare più luoghi possibili di quella nuova città.

"Sì, ma lo scoprire solamente una volta arrivati." Annuì alla frase di mia madre rivolgendo ancora una volta il mio viso verso l'esterno: la maggior parte delle strade era simile e di conseguenza ero molto complicato riuscire a distinguerle, quindi numerate apposta per essere riconosciute. Passando per la piazza principale, Time Square, ho potuto vedere i grandi schermi lucenti che ogni minuto passavano notizie attinenti a quello che stava accadendo nel mondo. Ero circondata da palazzi altissimi e il più delle volte ricoperti da vetri scuri. Le auto che viaggiavano per le strade era tanto, ma ancora di più erano i cittadini americani che camminavano, chi di fretta e con un cellulare attaccato alla testa per parlare dei propri affari o chi semplicemente per fare una passeggiata e controllare le vetrine dei negozi, sul marciapiede della grande città.

Non ero abituata a tutto questo, a tutta questa oppressione da parte della gente e dello stesso quartiere retto sù solamente da palazzi.

Una volta arrivati a destinazione aspettai l'autista che dopo aver aperto il portabagagli ci passò le nostre valigie. Ovviamente quello che si presentò davanti ai miei occhi non fu una grande villa con giardino e piscina se non un palazzo specchiato e con tantissimi piani.

¿Boxe or Love? HS.Where stories live. Discover now