1. La città sotto il mare

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L'eco dei miei passi in corsa mi rimbomba nelle orecchie, più forte perfino del battito forsennato del cuore che mi picchia contro il petto.

Niente errori, stavolta.

Raggiungo il riparo offerto da un muretto sbrecciato e abbatto la schiena contro le pietre. Il gelo mi entra nelle ossa, eppure una goccia di sudore fiorisce all'attaccatura dei miei capelli e mi cola giù per la fronte. L'asciugo con il dorso della mano e resto in attesa. Tutti i miei sensi sono pronti.

Controllo le posizioni dei miei compagni. Duncan è nel suo nascondiglio, all'ombra del portico della vecchia pescheria, e ricambia il mio sguardo con un cenno d'assenso. Liam, invece, non si vede da nessuna parte.

Peggio per lui. È la volta buona, me lo sento. Oggi quella donna maledetta è in trappola.

I secondi scorrono senza che accada nulla.

Apro la bocca per respirare meglio. Riprendo fiato.

Il vicolo è deserto. Di fronte a me un palazzo dall'aria mezza abbandonata mi offre lo sguardo cieco delle sue finestre. Dietro, al di là del muretto, si apre il cortile di una vecchia officina adibito a magazzino. Giro la testa e tendo il collo per perlustrare l'area. Lo spiazzo è occupato dallo scheletro di una scialuppa smontata, di quelle che usano i pescatori. Le lamiere riflettono il bagliore distante della Barriera.

Dove si è cacciata? Non può essere sparita.

In lontananza, la torre delle ore batte mezzogiorno. Uno, due, tre. Lo scampanio riecheggia per tutto il rione.

Quattro, cinque, sei. Tra un rintocco e l'altro, uno sfregare leggero alla mia sinistra.

I miei nervi si incendiano.

Sembrano proprio dei passi. Suole di stivali contro la polvere della strada.

Allora neanche tu sei perfetta come vuoi far credere. Stavolta non mi sfuggi.

Stavolta ti prendo.

Sette, otto. Cos'ha detto Finbar? Devo aspettare il momento giusto. Ma, accidenti, se questo non è il momento giusto io sono la regina di Ys.

Abbandono la copertura e di colpo sono in piedi, le mani protese in avanti e l'incantesimo già pronto sulla lingua.

Nove.

"Síos go talamh," grido.

Dalla punta delle mie dita si allarga un'onda d'urto che sferza il vicolo e fa sbattere una porta lasciata semiaperta.

E investe in pieno Liam, che finisce a gambe all'aria e rotola nella polvere per un paio di méadar.

Dieci.

"Che cosa ci fai qui?", strillo, dimentica di tutti gli insegnamenti di Finbar sull'autocontrollo. "Avevamo un piano!"

La forza della mia magia si estingue. Liam si massaggia la testa, confuso.

"Scusa, Mor. Io... io devo essere rimasto indietro."

Undici, dodici. Il riverbero dell'ultimo rintocco si spegne e la torre delle ore tace.

Un'ombra scivola tra le lamiere del cortile dell'officina.

"Stoirm ghainimh," ordina la voce secca di Gwen alle mie spalle.

Oh, Dea.

Ruoto su me stessa per fronteggiarla, ma è già troppo tardi. Imbrigliata dalle parole nella lingua del potere, una manciata di sabbia si solleva dal terreno, si arriccia in un turbine che vortica sempre più veloce e raccoglie altro terriccio. In un istante una colonna dorata di pulviscolo si erge di fronte a me e mi si avventa contro.

La principessa di Ys - IN LIBRERIA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora