La "Perduta" di Mozart

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Gli appassionati sanno che è impossibile dire quante opere abbia effettivamente partorito la mente geniale di Wolfgang Amadeus Mozart. Oggi in catalogo ne possiamo contare 626, ma sappiamo per certo che erano molte di più. Ciò che nessuno sa è che la Messa in Requiem in Re minore (K626) non è stata l’ultima sua composizione; vero è che non la completò, ma perché dopo averla iniziata, un nuovo seme sbocciò nella sua testa e il maestro decise di lasciarla in favore di qualcosa di molto più grandioso: la “perduta di Mozart”, l’opera in Requiem “Apocalypsis. De Inferni Ascensione”.
La prima e l’ultima volta che il mondo ha sentito questo capolavoro fu il 5 Dicembre 1791 a Vienna.
Nessuno conoscerebbe questa storia se non fosse per il mio avo Matthias Pichler che, sfidando l’ira della Massoneria, è venuto meno al giuramento di silenzio. Matthias era uno dei tuttofare che lavorava al “Auf der Wieden”, un meraviglioso teatro che purtroppo ora non esiste più.
Nella nostra famiglia questa storia viene tramandata di generazione in generazione, ma io voglio provare a condividerla con chiunque abbia interesse ad ascoltarmi.

“Il teatro di cui parliamo fu costruito nel 1787 ed ebbe vita breve perché morì nel 1801, esattamente dieci anni dopo la tragedia dell’Apocalypsis. Si trovava al centro dell’Austria, nel quarto distretto: Wieden.
Tutta la zona era brulicante di persone indaffarate per l’imminente spettacolo, la prima del nuovo capolavoro di Mozart aveva destato l’interesse di tutta Vienna. Nonostante il freddo e la neve, la gente correva a destra e a sinistra, le carrozze iniziarono ad arrivare già la mattina presto del 5 Dicembre scaricando schiere di musicisti e cantanti.
Verso mezzogiorno arrivò la carrozza del “maestro”, con lui scesero Costanza e la piccola diva che nessun critico o giornalista aveva ancora avuto il piacere di vedere; i due coniugi la scortarono all’interno dell’edificio facendo attenzione che non fosse troppo esposta, ma io, che avevo il compito di spargere sale nel piazzale all’ingresso per evitare che si gelasse, la vidi.
Si trattava di una bellissima bambina vestita di bianco, aveva i capelli neri lisci e gli occhi azzurri, il viso dai lineamenti estremamente lievi e una carnagione molto chiara; tutto dava l’idea di una bambolina di porcellana e l’unica cosa che avresti voluto fare era metterla sotto una campana di vetro per proteggerla.

Vi starete chiedendo cosa ci facesse una bambina alla prima di un’opera così importante e perché Mozart fosse tanto scrupoloso nel tenerla nascosta. La risposta è da ricercarsi nella parte più importante dell’Apocalypsis, il requiem più caro al maestro: il “Finis. Damnati sunt” che chiudeva il tutto. Questo straordinario pezzo era stato scritto da Mozart appositamente per una voce fanciullesca, un suono dolce e carico di significato metaforico che fosse però in grado di eseguire tutti i virtuosismi che la mano del compositore aveva messo nero su bianco.
Dopo mesi febbrili, la ricerca si era finalmente conclusa con la scelta della giovane Anne.

Quel giorno avevo veramente tantissime cose da fare e non ebbi il tempo per pensare all’opera. Ogni volta che c’è uno spettacolo importante ci sono tre diversi mondi separati che si riuniscono solo quando anche l’ultima persona smette di applaudire; il mondo degli artisti, con i musicisti, i compositori e i cantanti che provano fino allo stremo, il mondo degli spettatori, che possono godersi lo spettacolo iniziando con l’antipasto dell’attesa, ed il mondo delle “api operaie”, ovvero noi, che abbiamo il compito di non far vedere il nostro mondo agli altri. Nessuno ha idea del lavoro che c’è dietro una produzione del genere, le cose che vengono fatte per far apparire tutto perfetto, le cose che puntualmente si guastano, i capricci degli artisti che dobbiamo soddisfare…ma sto divagando.

Per qualche ragione il grande Mozart non aveva mai fatto provare l’opera nella sua completezza, e nessuno aveva mai sentito cantare la piccola Anne, solo il “maestro”.

Le ore passavano e io fui mandato a pulire l’ingresso prima dell’apertura al pubblico, l’aria aveva un qualcosa di elettrico, sembrava che perfino il teatro stesso non vedesse l’ora di ascoltare questo nuovo capolavoro. Mentre stavo lucidando per la terza volta i corrimano in ottone della scalinata principale, trovai uno dei libretti per terra e, distrattamente, lo misi in tasca senza pensarci troppo.

Creepypasta 😈💀👿Where stories live. Discover now