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Il sole stava ormai tramontando e Otis portò Adele a fare una passeggiata lungo la sponda del fiumiciattolo. «Sai Adele? Questo è il mio posto preferito, è un luogo sacro per me. E poi guarda che tramonto, è così poetico, non trovi?»
«Otis, io non so da dove sei spuntato tu e tutto questo, ma l'unica cosa che so è che è meraviglioso. Davvero, è tutto così perfetto e ti ringrazio per avermi accolta nella tua vita»
«La cosa buffa è che dovrei essere io a ringraziarti. Era da anni che non passavo così tanto tempo con una persona e mi rende felice il fatto di averti incontrata. E poi sulla collina non ci viene mai nessuno, c'è questa leggenda che dice che è maledetta. Ma l'unica cosa che penso quando sono in quel posto è che è bellissimo. È il posto più bello del mondo»
«Sì, il più bello!»
«ADELE SEI FANTASTICA!»
«OTIS SEI FANTASTICO!»
E intanto il ragazzo la faceva volare sulle sue spalle e si rincorrevano. Il loro amore era così giovane, un amore che si sarebbero ricordati per tutta la vita.
Si era fatto tardi e i due si stesero nel grande prato lì accanto; non faceva per niente freddo ma Otis strinse tra le sue magra braccia la ragazza e insieme guardarono le stelle. Otis conosceva tutte le costellazioni.
«Ehi, la vedi quella?»
«Sì, come si chiama?»
«È il Grande Carro. È luminosa vero?
«Sì, come i tuoi occhi»
Si baciarono.
«La vuoi una bella storia?»
«Una storia? Tipo quelle che mi raccontava mamma la sera per farmi addormentare?»
«Proprio quelle»
«Raccontami Otis, ti prego»
«C'era tanto tempo fa...»
E le raccontò storie di draghi, principesse e gnomi, che a lei piaceva tanto sognare l'impossibile. Adele dopo la quarta fiaba si addormentò e Otis la guardò con la dolcezza di un muffin alla crema. Si addormentò pure lui.
Nel bel mezzo della notte Adele si svegliò sentendo i grilli cantare e andò a fare un giro. Camminando sentiva l'erba fresca sotto i piedi e vide una piccola lucciola luminosa; cercò di acchiapparla ma lei si mise in fuga. La inseguì per diverso tempo, attraversò un fiumiciattolo e la condusse in un boschetto aldilà del fiume. Finalmente riuscì a prenderla ed era contentissima. La lasciò volare via quasi subito, dopodiché si guardò attorno: era davvero un posto buio e malinconico, talvolta sentiva dei rumori che la facevano rabbrividire e guardando in alto non si vedevano altro che rami di alberi secolari. Avrebbe voluto tornare da Otis ma non ricordava la strada, quindi decise di passare la notte stesa sopra un mucchio di foglie rinsecchite.
Il sole stava sorgendo e in lontananza sentì una vocina che la chiamava. Strabuzzò gli occhi quando vide sopra di sé un gatto nero come la notte; lo accarezzò e lo portò in braccio fuori dal bosco.
«ADELE! ADELE! DOVE CAZZO SEI?!»
«Otis! Scusami tanto, davvero tanto!»
Si abbracciarono e la ragazza gli spiegò di essersi persa e che aveva passato la notte nel bosco. Gli mostrò anche il gatto, il quale destò parecchia attenzione da parte di Otis.
«Non è un gatto selvatico, è molto docile, sembra domestico. Questo significa che qui c'è qualche abitazione; se riusciamo potremmo farci condurre dal gatto proprio lì. Non può essere del paese, è troppo lontano da qui e un gatto domestico non si allontanerebbe mai così tanto. Qui dev'esserci qualcuno.»
«Hai ragione. Ehi bello, come ti chiami piccolo? Sai una cosa, ti chiamerò Camillo»
«Camillo? Ahahah​ carino»
Il gatto si stiracchiò con pigrizia e sbadigliò, poi fece uno scatto e si mise a correre nel bosco. Lo inseguirono per diversi minuti nella fitta boscaglia fino a quando tutti i rami e le foglie svanirono e lasciarono spazio ad un immenso giardino fiorito. C'era un piccolo cancelletto arrugginito, nel quale il micio si intrufolò agilmente. L'erba era piuttosto alta e la casetta molto vecchia; l'intonaco bianco era ormai sporco e talvolta si staccava dalle pareti. Vi erano alcune persiane in legno di quercia, una piccola porticina, anch'essa in legno, e sul retro un grande nocciolo.
Otis si fece coraggio ed entrò dal cancello, che cigolò. Adele lo seguì e, nonostante non fosse mai stata una ragazza paurosa, aveva una strana sensazione di ansia.
Arrivati alla porticina bussarono con calma.
Passarono diversi secondi e stavano per andarsene, quando, all'improvviso, dalla​ porta sbucò un'anziana signora che socchiuse gli occhi per vederli meglio.
«Salve ragazzi, come mai da queste parti? Era da un sacco che non ricevevo visite, entrate forza»
La vecchietta li fece accomodare nel suo salotto, che era piccolo ma molto accogliente. Si sedettero sulle piccole poltroncine e su una di esse notarono Camillo.
«Ci scusi per la visita ma il paese ormai è troppo pericoloso sia per me, Otis, che per lei, Adele»
I due si presentarono e raccontarono le loro storie: Adele fuggiva dal padre e Otis dai servizi sociali.
La nonnina, che si chiamava Meredith Johannesburg, era commossa dalle loro storie e preparò un tè ai ragazzi.
Meredith viveva in quella casa da quarant'anni con il marito, morto anni prima in guerra; vivevano una vita felice insieme ma da quando se n'era andato Meredith viveva le sue giornate con monotonia e angoscia. La visita dei due ragazzi la rese davvero molto felice.
Durante la giornata i tre parlarono davvero molto e si divertirono con il gatto Camillo, che poi scoprirono di chiamarsi Girasole. Verso sera uscirono per una passeggiata al chiaro di luna e la vecchia signora raccontò di quando suo marito la portava sempre tra i prati fioriti e lei gli cucinava le lasagne fatte in casa. Passata la serata a rammendare i vecchi tempi, ospitò i ragazzi a dormire da lei. La casa era piccola e Otis dormí sul pavimento in legno. Adele sul divanetto del salotto e Meredith nel lettino della sua stanza. Durante la notte però successe qualcosa tra i due...

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⏰ Last updated: Jun 11, 2017 ⏰

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La solitudine non è un buon modo per stare soliWhere stories live. Discover now