Capitolo 10 - Libera

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Kiral non si svegliò soltanto avvolta dal mantello, ma anche coperta dalla grande ala destra di Eril, che si era addormentato accanto a lei. Namel la osservava divertito.

«Non credevo che i grifoni fossero tanto mansueti» commentò sorridendo.

Kiral si stiracchiò e l'animale ritrasse l'ala per permetterle di spostarsi. «È stata la notte migliore di sempre. Non ne ricordo una migliore, te lo giuro.»

«Stai imparando anche a fare battute?» domandò, divertito. «Mi stupisci.»

«In positivo, spero.»

«Non sempre, non si sentono spesso ragazze che parlano di cadaveri putrefatti con tanta disinvoltura.»

«Come sei fastidioso... Non lo faccio da un sacco di tempo!»

«Io sarò fastidioso, ma vedi di perdere l'abitudine, altrimenti i ribelli potrebbero scambiarti per il tiranno sotto mentite spoglie.»

Kiral pensò che sotto certi aspetti le sarebbe piaciuto essere il tiranno, perché ciò avrebbe implicato capacità come far rivivere i morti e controllare le azioni altrui, ma quel minimo di buonsenso che aveva sviluppato in quei giorni le ordinò di stare zitta, perché una frase di quel tipo poteva far arrabbiare Namel e ciò non era una buona cosa. Si ricordò quando si era risvegliata, se in quel momento avesse potuto far rivivere i morti sarebbe stato un vantaggio notevole, ma poi si disse che Liel non l'avrebbe aiutata, se l'avesse vista affiancata da dei cadaveri che puzzavano in maniera nauseabonda.

«Ti ho preparato una prova» le disse Namel indicando delle parole scritte sul terreno. Dopo una rapida occhiata, Kiral pensò che dovessero essere una decina.

«Leggile, cercale di impararle a memoria.»

La ragazza cercò di concentrarsi, ma non le era semplice. Non c'era alcun collegamento tra l'una e l'altra, era una sequenza priva di senso. Dopo un po', Namel le cancellò con il piede.

«Ora ripetimele.»

Scosse la testa. «Me ne ricordo solo qualcuna.»

«Come pensavo» commentò lui. «Sai usare tutte quelle formule non perché le hai imparate in fretta, ma perché le sapevi già. Te le sei solo ricordate.»

Kiral ci pensò su, non sapeva se considerarla una buona notizia o meno.

«Faremo meglio a partire, non perdiamo tempo.»

Nonostante avesse imparato il modo per curare le vesciche ai piedi, fu comunque un sollievo non dover camminare. Non c'era abituata, ne era sicura, quindi si stancava in fretta e si annoiava. Volando, invece, sarebbe stato molto più piacevole. Trovava allettante l'idea di volare, molto più di camminare per tutto il giorno. Non aveva paura, perché sentiva di poterlo fare. Quando si era trovata davanti al fiume aveva capito di non poter nuotare e quando Namel le aveva chiesto se sapesse cavalcare aveva risposto di no, perché se la sentiva. Basandosi su ciò che aveva passato, suppose di poter dire di aver perso soltanto i ricordi, ma non le capacità. Se non sapeva nuotare e cavalcare era perché non l'aveva mai saputo fare, così come non sapeva tendere la corda dell'arco o impugnare una spada.

Namel non sembrava entusiasta quanto lei all'idea di salire sul grifone.

«Eril è bravo, se vuoi posso dirgli di andare piano perché tu hai paura» disse Kiral nel tentativo di tranquillizzarlo.

«Non ho paura, ma avrei preferito un cavallo. E saremo decisamente visibili dal basso, non sono tanti quelli che se ne vanno in giro volando.»

«Così faremo più in fretta, all'inizio mi sembravi contento.»

La memoria di un'ala dorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora