Capitolo 9 - Una vecchia conoscenza

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«È tanto lontana la città dove dobbiamo andare?» domandò Kiral non appena si furono lasciati alle spalle le ultime case.

«Purtroppo sì, ci vorranno almeno tre o quattro giorni di buon passo per arrivare là. È in un'altra zona della regione, ma va bene così, almeno sappiamo dove andare.»

«Sei ancora deciso a non rubare cavalli o grifoni?» domandò Kiral, che ancora non aveva rinunciato a insistere.

«Sì, chiedimelo un'altra volta e non sarò così gentile. E comunque, se sono i piedi a preoccuparti, con il libro che ti ho preso potrai curarli facilmente.»

Tra una cosa e l'altra si era addirittura dimenticata del libro, di quell'oggetto che aveva desiderato tanto. Chissà se c'erano anche incantesimi che potevano teletrasportarla o qualcosa del genere.

Quando si accamparono nel bosco, dopo aver mangiato qualcosa, lei si mise davanti al fuoco per leggere il libro. Namel le raccomandò di non avvicinarsi troppo, altrimenti avrebbe rischiato che prendesse fuoco, e con tutto quello che l'avevano pagato non era proprio il caso.

Per fortuna sapeva ancora leggere, altrimenti quello sarebbe stato un problema. Nelle prime pagine c'erano gli incantesimi più semplici, come quello per accendere il fuoco, quello per creare un globo di luce o l'incantesimo per far crescere l'erba più in fretta. Si trattava di formule semplici, accanto alle quali venivano riportate le spiegazioni e i gesti da compiere per fare la magia.

Più andava avanti e più gli incantesimi riportati diventavano difficili: da formule di poche parole si passava a dover recitare intere righe di testo, la difficoltà aumentava man mano. Si arrivava a risultati più complessi, come la creazione di un globo di energia da lanciare contro i nemici o la trasmissione del proprio pensiero. Tuttavia, non c'era ancora niente riguardo a come trasformare i cadaveri in morti viventi, non si parlava neppure di come fare per controllare le azioni altrui. Aveva trovato anche qualche incantesimo curativo e decise di usarlo molto presto sui propri piedi.

«Questo libro è incompleto» si lamentò Kiral, chiudendolo delusa. «Non parla mica dei morti che camminano.»

«Credi che sia roba che si trova così facilmente? Sono cose oscure, mica ci sono sui libri che si possono comprare in giro.»

«Quindi non posso impararlo?» domandò, sempre più avvilita.

«No che non puoi, anche perché per fare qualcosa del genere probabilmente moriresti, richiedono delle quantità di energia assurde. Se tu crepassi, tutti i nostri sforzi sarebbero stati inutili, non credi?»

«Non credo che morirei» mormorò lei. «Hai poca fiducia in me: ti dico che so cavalcare un grifone e non ti fidi, ti dico che non morirei se facessi quegli incantesimi e non ti fidi.»

«Forse sei tu che dovresti fidarti di me se ti dico che non ce la faresti.»

Non aveva più voglia di discutere nonostante pensasse di aver ragione, quindi si tolse gli stivali, si guardò i piedi doloranti e pieni di vesciche e recitò l'incantesimo curativo che aveva imparato: «Fath l'pan kor aveles.» Dalle mani si propagò un lampo di luce azzurra che andò a posarsi sulle sue estremità doloranti. Fu pervasa da un senso di calore e piacere che partì dalla punta dei piedi e che la riempì fino alla punta dei capelli. Quando quel tepore cominciò a dissolversi, si accorse di aver perso ogni vescica e con esse anche il dolore.

Namel la guardava colpito. «Scommetto che non ti gira neppure la testa.»

«No, sto benissimo. Sto talmente bene che potremmo ripartire subito, se lo volessi» disse Kiral sorridendo.

La memoria di un'ala dorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora