Capitolo 3 - preparazione alla partenza

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Dovette accontentarsi di dormire sul pavimento, sopra un po' di paglia che Liel aveva portato dal fienile, perché Sevan non volle sentire ragioni: non le avrebbe ceduto il suo letto nonostante il braccio ferito, che comunque grazie all'incantesimo curativo migliorava ora dopo ora. Non le fu difficile prendere sonno, sebbene nel giro degli ultimi giorni fosse stata più addormentata che sveglia, almeno basandosi su ciò che le era stato detto. Fu poi svegliata dalla voce esultante del padrone di casa che si catapultò in casa.

«Te l'avevo detto, moglie.»

«Detto cosa?»

Schiuse gli occhi e si stiracchiò, soddisfatta dall'aver riacquistato la completa mobilità dell'arto. Se Liel era tanto soddisfatto, poteva esserci solo una ragione.

«La stanno cercando ovunque. E per ovunque intendo proprio in qualsiasi luogo ti possa venire in mente, sembra che i soldati siano stati mandati in giro per tutta la capitale. Cercano una ragazza e la descrizione coincide con il suo aspetto, ma allo stesso tempo non danno indicazioni precise sulla sua identità. E come potrebbero farlo, del resto? Sai bene che non ammettono l'esistenza dei ribelli!»

«Come puoi essere contento di una cosa del genere?» domandò lei, portandosi le mani alla bocca, inorridita. «Prima o poi verranno anche qua!»

«I controlli che stanno facendo sono grossolani, ci sono troppi posti dove guardare e pochi soldati. Te l'avevo detto, è qualcuno di importante.»

«Se è come dici tu, il rischio che corriamo è ancora più grosso. Deve andarsene da qui, quando la troveranno ci uccideranno.»

«Non posso abbandonarla, andrò con lei.»

«Cosa?»alzò la voce, facendo piangere il bambino che teneva in braccio.

«Voglio avere la certezza che vada da loro, voglio che possa salutarmi Gail. Solo questo. Se lui fosse con noi, mi direbbe di aiutarla.»

«Non ne hai la certezza, non sai neppure perché è qui. Se davvero fosse una ribelle, perché sarebbe tornata qui?»

«Forse è una spia, magari stanno pianificando un attacco» suggerì lui.

«Io credo che tu abbia perso il senno» gli rispose lei quasi rassegnata, poi scoprì un seno per allattare il bambino, che finalmente si zittì.

«Le troverò qualcuno in grado di accompagnarla oltre la muraglia, poi valuterò se seguirli o se la mia presenza sarebbe inutile» disse Liel, irremovibile. «Il tuo aspetto, comunque, è decisamente troppo vistoso. Dovresti tagliarti i capelli e cambiarti i vestiti» aggiunse, rivolgendosi alla ragazza.

«Cos'hanno i miei capelli che non va?» domandò lei, portandosi le mani alla chioma folta. «I vestiti li capisco, ma...»

Fu Sevan a risponderle: «Sono una delle tue caratteristiche più evidenti e sono troppo curati, si vede che non sei una del popolo.»

«Esatto,i tuoi capelli e la tua corporatura sono i dettagli che ancora più dei vestiti mi fanno supporre che tu venga da fuori.»

Erano un sacrificio più che accettabile, in cambio della libertà. Fece spallucce, prese il fodero della spada che aveva riposto accanto al materasso improvvisato, estrasse l'arma e si tagliò i capelli con un colpo netto, poi ripeté qualche altra volta per averli più corti possibile, visto che stando a quanto dicevano loro erano tanto riconoscibili. Lasciò cadere le ciocche sulla coperta, poi si portò le mani alla testa e ripose la spada, soddisfatta.

«È già un passo avanti» disse Liel, sorridendo compiaciuto.

«Sentiamo, dove vorresti trovare qualcuno per portarla dall'altra parte?» domandò Sevan, scettica.

La memoria di un'ala dorataUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum