Capitolo 6

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Mi avvicino a lui lentamente, con la paura che non voglia ascoltarmi.
Ma non posso permettermi queste insicurezze. Non quando c'è in gioco la nostra amicizia.

-Michael...- sussurro appoggiando una mano sulla sua spalla.
-Ah. Sei solo tu.- risponde acidamente, come se fosse infastidito dalla mia sola presenza.
-Io...ecco, volevo parlarti...-
-Risparmia fiato. Ora ho da fare.- e riporta il suo sguardo sugli appunti che stava leggendo prima del mio arrivo.
Inizio a indietreggiare, delusa e ferita dalle sue parole. Però a qualche metro di distanza mi rendo conto che come io non volevo che si arrendesse dopo la nostra prima litigata, io non devo arrendermi.
Per lui. Per noi.
Dovrà ascoltarmi per forza.
Sono io! La sua migliore amica!

Mi giro nuovamente nella sua direzione e, questa volta con passo deciso, lo raggiungo.
-Non mi importa se hai qualcosa di meglio da fare! Tu ora mi ascolterai e non esigo un "no" come risposta! Insomma tanti anni di amicizia rovinati da una litigata?! E tu hai il coraggio di dire che hai "di meglio da fare"?! E invece no. Ora dobbiamo parlare. Seriamente.- esclamo ogni parola rendendomi conto solo ora di quanto siamo stati stupidi. Io per prima.
Decido di continuare quella specie di monologo addolcendo il mio tono di voce:-Non voglio rovinare tutto, Mike. Mi dispiace di aver detto quelle cose. Mi dispiace di aver bevuto così tanto. E mi dispiace di non esserti stata vicino.
Io...penso che la morte del nonno mi abbia fatto ignorare tutto il resto del mondo, compreso te. E...cavolo suona malissimo! Quello che cerco di dirti è che tu sei l'eccezione. Non ci sarà nessun dolore così forte da farmi allontanare da te. Mi dispiace, Mikey.-

Mi aspetto una sua qualsiasi risposta. Ogni parola sarebbe meglio del silenzio.
Insulti.
Grida.
Delusione.
Qualsiasi cosa, purché io possa capire cosa gli stia passando per la testa.

E invece non dice nulla.
Rimane solo immobile, ad osservare l'asfalto ai suoi piedi.
Osserva la gomma consumata delle sue scarpe come se io non ci fossi. Forse per lui è così ora.
Forse io non ci sono più.

-Mi dispiace, okay?! Mi dispiace tantissimo Michael! Parlami!- urlo, in parte per interrompere quel silenzio straziante e in parte per vedere una sua reazione.

Ma lui non accenna a voler dire nulla.

-Ti prego...solo...parlami...- imploro con gli occhi lucidi.
E so che probabilmente lui si starà impedendo di alzare lo sguardo per non vedermi piangere.
Ma io sto piangendo e la sua indifferenza non interromperá le mie lacrime.

-Dispiace anche a me J.- e lentamente se ne va.
Come se io non stessi davanti a lui a soffrire.
Come se non fossi una persona degna della sua compassione.
E con lui se ne va anche una parte di me.

Senza neanche rendermene conto le mie ginocchia urtano il suolo della strada.
Mi sembra tutto così inutile in questo momento.
Forse in questi momenti si rivela la realtà.

Inutile.
Ogni cosa, amicizia o persona è inutile.
Ma non riesco pienamente a convincermene sapendo che lui non è mai stato inutile per me.
Michael è sempre stato la sola cosa concreta anche quando tutto sembrava astratto.
E mi invade questa consapevolezza mentre cade un'altra inutile lacrima dai miei occhi.

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