Prologo

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12 Aprile

C'è qualcosa in me.

Qualcosa di lontano, ma non estraneo. Qualcosa che mi spinge alla ricerca di qualcosa che non esiste.

Non saprei come definirlo se non "qualcosa".

Lo guardo da lontano. Un sogno nel quale si corre ma non si raggiunge mai. Difficile da spiegare ma, ancor prima, da capire.

Eppure mi attira. Come un falena sono ai comandi di una luce bellissima ed astratta. La raggiungo nelle mie speranze, la desidero in fondo da sempre.

Forse sono solo innamorata di una storia.

Forse è una di quelle favole che si raccontano ai bambini per farli addormentare felici, come babbo natale o la fatina dei denti. Qualcosa che non ci faccia sentire soli ma sperare in un futuro migliore.

Ancora quel "qualcosa"...

Eppure Dio solo sa quanto abbiano provato a definirlo. Per Hesse era "moto della nostra anima", per Shakespeare "Pazzia discreta, soffocante amarezza e dolcezza che, alla fine, ti salva".

Alla fine...

Eppure io non intravedo neppure l'inizio. Qui, sola, nella mia invisibilità. Come può questo "qualcosa" trovarmi?

Amore.

Ti chiederei dove sei, ma dubito risponderesti. Ti parlerei di quanto ti desidero, ma temo mi volteresti le spalle.

Amore. Amore.

Sarebbe più sciocco rinunciare o continuare? Una ricerca che però è insita in me mentre mi sento dilaniare tra desiderio e realtà, tra amore ed invisibilità.

Lo chiamano "non corrisposto".

Io lo immagino più come un tamponamento a catena su una strada chiusa ed a senso unico. Arriva un momento in cui la cosa più saggia da fare è fermare il traffico. È a questo punto che entra in gioco un secondo "qualcosa".

Mi pare lo chiamino "romanticismo".

Un essere spocchioso e autoreferenziale, un menefreghista che, ho il dubbio, si diverta ad infettarci e poi guardare schiantarci sotto il suo influsso.

E pensare che spesso ho creduto fosse colpa solo mia. Del mio vestiario, trucco, oppure modo di fare. Forse dovrei sembrare più grande come fa lei, atteggiarmi a donna di successo come fa lei, fumando sigarette e facendo "tendenza"... sempre Beverly.

Ma io sono quella che sono. Una stupida, innamorata, diciassettenne che non si arrende all'evidenza e si veste con ciò che può permettersi.

« Colpa delle mie origini! », dico mentendo a me stessa.

Ovvio che i soldi sono la misura delle nostre differenze. Una Chapman non potrà mai e poi mai competere con una Green... e neppure con un McLoud.

Un'altra causa nel mucchio dei motivi.

Cosa mi resta da fare? Semplicemente ciò che faccio da sempre: sentirmi perennemente fuori posto, rubare sguardi tra i corridoi e rimanere nella mia comoda e calda ombra.

Ma io non mi arrendo.

"L'amore è sofferenza" mi pare di aver sentito.

Se questo è vero, allora il mio è il più grande di tutti.

Breanna (Bry) Chapman

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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