Capitolo 2

6 1 0
                                    

Il giorno dopo mi sono svegliata molto presto.
Ero agitata all'idea di conoscere solo un ragazzo della mia nuova scuola; in secondo luogo direi che conoscere non è proprio la parola giusta per definire le due chiacchiere scambiate (non sapevo nemmeno il suo nome).
Mi sono alzata con molta calma dirigendomi verso la cabina armadio per poter scegliere i vestiti che avrei indossato.
Ho preso delle calze nere, una gonna bordò è un pullover della stessa tinta delle calze con uno scollo a cuore vertiginoso.
* * *
Guardando dalla finestra ho notato il mio vicino di casa che mi aspettava con uno zaino in spalla.
"Buona giornata a tutti" ho urlato.
Oltre al risuonare della mia voce non avevo sentito niente.
* * *
Camminavamo e la strada mi sembrava infinita.
Per uscire, data la pioggia, avevo recuperato un ombrello, un cappotto e avevo coperto la scollatura del maglione con una sciarpa che mi avevano regalato i miei genitori per cercare di migliorare il mio umore dopo la notizia del trasferimento. Era molto bella con delle ombreggiature tra il nero e varie tonalità rossastre (il mogano era il mio preferito).
Dopo quasi dieci minuti di silenzio ho preso coraggio "com'è la scuola qui? Si insomma, le persone, i professori, tutto". Non volevo sapere niente di quello che avevo chiesto ma il silenzio mi imbarazzava.
"Beh, diciamo che la scuola è carina, come aspetto esterno e se pensi all'età che ha la struttura pure l'interno non è male! I professori sono bravi, poi il resto giudicalo tu" sembrava scocciato quando parlava.
* * *
Arrivata davanti alla scuola tutti mi fissavano.
Sentivo dei risolini e delle voci, dicevano tutti "guardate questa, è nuova" o cose di questo tipo.
Guardavo tutti con molta attenzione. Mi stupì molto un ragazzo. Era carino e continuavo a fissarlo ma lui leggeva un libro (non so di che libro si trattasse, ma mi sarebbe piaciuto saperlo).
Ho camminato con -il ragazzo della porta accanto- fino all'entrata. Appena arrivata all'ingresso mi sono girata e non era più dietro di me.
Mi sono avvicinata allo stipite di una porta. All'esterno vi era una targhetta con su scritto -segreteria-.
Sono entrata nella stanza che sembrava completamente vuota. Il colore delle pareti mi ricordava quello delle nuvole che adornavano il cielo.
All'improvviso da dietro una scrivania è comparsa una donna minuta, era quasi la metà di me e aveva una voce squillante "Buongiorno" la sua voce risuonava nelle mie orecchie.
Tutto ciò mi infastidiva molto.
"Io... io sono... Abigail Johnson" ho detto balbettando.
"L'avevo intuito" ha detto in modo discutibile.
Dentro di me ho pensato che mi stesse prendendo in giro. Anzi. Ne ero certa e ciò che mi convinceva era un ghigno che le sottolineava le fossette incavate nelle guance ossute mentre faceva commenti sul mio conto.
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*
Amo le fossette, magari lo capirete andando avanti con la lettura.

Nella foto: la protagonista🌸

True and false Where stories live. Discover now