Capitolo 23

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Mia POV

Un trillio fastidioso mi sveglia e presto, mi rendo conto che non è la mia sveglia a suonare.
Filippo mi stringe a se con un braccio.

" Dio la spalla..." mugugno provando a girandomi sull'altro fianco.
La spalla mi fa un male cane e non riesco a svincolarmi dalla presa di Filippo.

Sbuffo, prima o poi dovrà pur svegliarsi.

Mi scosto bruscamente ma finisco col cadere per terra.

" Maledizione! " impreco massaggiando la spalla ormai a pezzi.

- Ma complimenti, un elefante in una cristalleria farebbe meno rumore. -

" Mia, perché sei a terra? " domanda Filippo con voce rauca sporgendosi leggermente.

" Sai com'è, questo pavimento è così bello che ho deciso di ammirarlo da vicino. " fa spallucce e ritorna a russare.

" Come può essersi riaddormentato in così poco tempo? " ricevo un verso non proprio sensato come risposta.

Mi alzo da terra a rabbrividisco non appena poggio i miei piedi nudi sul gelido pavimento.
arrivo in cucina e mi guardo intorno per qualche secondo.
Questo posto mi riporta alla mente tanti ricordi ma allo stesso tempo, prego che ai miei occhi appaia quanto più asettico possibile.
È strano, che senso ha?
Provo a convincere me stessa che è solo una cucina.
Una comune cucina come tante altre.
C'è un forno, un frigo, una dispensa e quattro fornelli. Sposto lo sguardo sul ripiano in marmo della cucina e vedo il vecchio microonde parcheggiato in un angolino.
Attraverso il corridoio adiacente alla cucina.
Le pareti sono spoglie, le foto che c'erano non ci sono più, al loro posto c'è solo un chiodo.
Mi guardo meglio intorno e mi rendo conto che le foto non sono le uniche cose a mancare.
C'è un mobiletto con una foto messa faccia in giù.

" Non ci credo. " sussurro sorridendo.
È la foto che gli regalai a natale.

" Che fai? " la voce glaciale di Filippo proveniente da dietro le mie spalle mi fa sussultare.

" Hey. " rimetto la foto al suo posto.
" Cerchi qualcosa? " in realtà non so perché sono qui.

" Hai della pomata per gli urti? " domando massaggiandomi la spalla.

" Credo di sì. " va in bagno e io lo seguo.

" A che ti serve? " chiede frugando nell'armadietto dei medicinali.

" Ehm... sono caduta. " lo sento ridere lievemente.
Intravededo delle scatole in una stanza.

" Perché tutte queste scatole? " mi porge la pomata sospirando.

" Mi trasferisco. "

" Perché? " domando leggendo le scritte minuscole sulla confezione che ho in mano.

" Vivo qui da quando sono arrivato a Trento. È ora di cambiare aria. "

" È strano... " si siede sul bracciolo della poltrona.

" Cosa? " infilo le mani nelle tasche posteriori dei jeans.

" Dove ti trasferirai? " chiedo mentre lascio scorrere lo sguardo sulla parete nuda alla mia destra.

" Ho trovato una casa davvero niente male sai? È leggermente fuori città ma va benissimo così.
Qui si sentono clacson e altri rumori fastidiosi a qualsiasi ora lì, invece, puoi sentire una mosca tossire. " alzo un sopracciglio e trattengo la mia improvvisa voglia di ridere.

" Una mosca che tossisce? Non sapevo che le mosche sapessero tossire. " fa spallucce.

" Neanche io. " sorride alzandosi.

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