Capitolo 49 - Onda

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La strada deserta. Un'infinita lama d'asfalto che trafiggeva l'orizzonte. Perderla scrutando il futuro. Percepire le mani farsi umide quando la stretta sul volante era la conseguenza dei pensieri.

Novecento secondi. Un quarto d'ora manovrando la vecchia Impala sulle curve della mente, tra i rettilinei delle volontà e gli stop delle inquietudini.

La Shoreline come un rewind di un vecchia video cassetta. I filari, i vitigni spogli, le macchine agricole in movimento. Quanto distanti erano le loro prime apparizioni agli occhi di Faith? E quanto vicino il momento in cui le avrebbe riviste?

Difficile dirlo.

Assecondare il cuore.

Questo era stato il suo mantra. Nel bene e nel male lo aveva seguito e avrebbe continuato a farlo. Premere l'acceleratore, mettere la freccia, cambiare marcia. Scivolare su quell'asfalto assecondando il proprio cuore.

Maya si era fatta silenziosa.

Le urla di approvazione e la pacche sulle spalle erano stati gli ultimi suoni che avevano riempito quell'abitacolo. Ora, il suo sguardo era volto a quella distesa di acqua che imitava l'immobilità del ghiaccio. La stessa che tanto amore le aveva portato via ricambiando col dolore.

« Tra le due sono io quella che ha passato le pene dell'inferno eppure mi vedo costretta a chiederti se va tutto bene! » chiese ironica Faith.

Negli occhi dell'amica tutta l'inquietudine delle novità.

« Hai ragione... »

« Cosa succede allora? Ci hai ripensato? »

« Affatto. » rispose decisa.

Eppure qualcosa nel suono della sua voce la tradiva, un flebile acuto a nascondere un tentennamento.

Ma, in fondo, a tutti è concesso tenere per sé i timori se si crede sia la miglior scelta da compiere.

Altri trecento secondi ed il cartello sbarrato del termine di Santa Rosa apparve loro in primo piano.

« Accosta un attimo! » chiese smaniosa.

Uno spiazzo sterrato precedeva quel segnale. La macchina frenò venendo investita dalla polvere che aveva trasportato con sé.

« Cosa succede? » chiese Faith spegnendo il motore.

« Ricordi le tue parole? »

« Va bene... tocca a te! »

In fondo il passo era stato fatto. Lontana abbastanza da non sentire più l'odore del legno delle case di North Windfield. Lontana dai giochi felici dei bambini dei vicini, dai loro suoni e colori. Lontana da pochi mesi che valevano una vita.

Lontana. Ma non abbastanza.

Per chiunque quello era solo un pezzo di stoffa. Ma non per lei. Se avessero chiesto ad un passante di descrivere cosa Faith stesse insistentemente fissando, egli avrebbe descritto un semplice sedile con un innocuo alone di pulito in una vecchia macchina.

Per Faith quella fu la prova che avrebbe dovuto mettere ancora molti chilometri tra sé e Cameron.

Lo capì anche Maya. Bastò in immagine colta di sfuggita. La figura dell'amica in piedi, lo sportello aperto e lo sguardo appannato dalle lacrime.

Prontamente gettò la sua giacca sul sedile.

Coprirla ora non nascondeva in alcun modo il dolore della perdita.

Esso tornò a farsi sentire, dilaniante con il suo carico fisico. Qualcosa di profondo. Ferita ustionante nelle viscere del cuore.

Crollò.

La sua psiche non sopportò quell'onda emotiva, ormai sempre meno anomala. Cadenzata, sbriciolava la sua fiducia nel sesso opposto, tergiversando anche sulla ragione di quel viaggio.

« Cosa sto facendo Maya? » gemette quando l'amica cercò di sollevarla da terra.

« Come cosa stai facendo? Andiamo a casa, andiamo da Harry! »

« Perché? Voglio dire... » si arrestò per asciugarsi le lacrime. « Cosa cerco? Vale la pena di soffrire così? »

« Vale sempre la pena di cercare l'amore. »

© G.

Angolo dell'autore:
Se vi va, lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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