IL COACH DI DIO [storia completa]

14 GENNAIO, ore 13:45

La cameriera mi poggia davanti, sul tavolo bianco, accanto alla tazza di the alla menta, un piatto meraviglioso: humus di ceci, insalata di grano saraceno e cavolo nero in agrodolce. È il mio ristorante preferito a Notthing Hill, questo: arredamento semplice e bianco, cibo di qualità, la possibilità - volendo - di portarsi fuori il pranzo e mangiarlo su una panchina, nel giardino proprio di fronte, quando il tempo lo permette.

Lucifer ha davanti a sé una tazza di caffè americano. Dice che preferisce stare leggero. Ho il sospetto, tuttavia, che non apprezzi più di tanto la cucina vegana. Il che sarebbe coerente con il personaggio, del resto. Te lo immagini Lucifero vegetariano? Anche oggi è elegantissimo: abito nero, panciotto, scarpe talmente lucide che potrei mettere gli occhiali da sole. Mi guarda, e sorride. E quando sorride io penso che potrei uccidere pur di essere affascinante come lui. Il pensiero omicida passa in fretta, ma c'è. È incredibilmente attraente, e poi parla da Dio (riesco a fare humor anche pensando e questo aspetto della mia personalità mi sollazza alquanto).

Prendo il mio pane nero ai cereali, lo cospargo di humus e addento con trepidante piacere. Delizioso. Sentiamo che cosa vuole da me questo elegante signore.

"Mi dica, Lucifer. Alla fine è riuscito a ottenere un pranzo con me. Che cosa teneva tanto a dirmi?"

"Secondo me, Leonard, a lei è sfuggita una questione importante e io sono qui per porla alla sua attenzione in modo... diverso, per così dire."

Tecnicamente, stavolta non è partito con il piede giusto: ha cominciato contestando la mia posizione e facendomi sentire in difetto, il che viola almeno tre pagine del manuale di base della comunicazione. Decido di lasciar correre, voglio lasciarlo parlare e voglio tornarmene a casa. Questa faccenda mi sta occupando più tempo di quel che pensavo.

"E quale aspetto, secondo lei, io starei trascurando?"

"Lei sta sottovalutando Lisa. Lei crede che Lisa sia una vecchia signora con qualche rotella fuori posto. Lei crede che quello che le dice sia frutto di un pensiero delirante."

Ci risiamo: ogni volta che parla, mi fa pensare "sì" almeno tre volte.

"Sì. Quindi?"

"Lei sbaglia, Leonard. Lisa è esattamente chi dice di essere. E può fare esattamente quel che dice di poter fare."

"Ah ah. Quindi?"

Visto che lui gioca con me, io posso giocare con lui. Vediamo quanto regge.

"Lei è talmente convinto della propria opinione circa l'impossibilità dell'esistenza di Dio, e di un Dio in carne ed ossa per la precisione, che ha deliberatamente omesso di considerare la possibilità che questo sia tutto vero. Quindi, lei sbaglia."

"Ah ah. Poi?"

Smette di sorridere. Per la miseria, ho fatto arrabbiare Lucifero in persona. Non so se esserne terrorizzato o estremamente gratificato. Visto che non credo che sia Lucifero, scelgo di sentirmi gratificato. Che poi è quello che chiunque può fare, volendo: chiunque può scegliere come sentirsi, in ogni momento. Come esseri umani, non abbiamo la possibilità di controllare gli eventi, non sempre, almeno. Ma abbiamo sempre, e dico sempre, la possibilità di scegliere come sentirci rispetto a quello che ci capita.

"Ascolti me, ora."

E mentre lo dice, smette di sorridere e il mondo intorno cambia e diventa scuro, all'improvviso. La sua voce profonda e cavernosa mi arriva al cuore come un colpo di maglio. L'aria diventa freddissima e ogni mio muscolo si paralizza. Forse ho in mano un pezzo di pane, non lo so. È tutto scuro, intorno. E le persone sono immobili, come nel fermo immagine di un film messo in pausa. Notthing Hill ha smesso di vociare, di odorare, di essere. Sento solo freddo, silenzio, buio. Oddio, lo so che non si può "sentire" il buio, ma io lo sento. È un fatto esterno, perché fisicamente è tutto più scuro. Ma è anche una sensazione. È buio fuori che diventa buio dentro. Se non avessi le viscere che tremano per la paura, probabilmente scapperei urlando. In lontananza, il ritmico battere del mio cuore.