13 GENNAIO 2017, ore 09:00

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13 GENNAIO 2017, ore 09:00

Il mercato di Camden si sta pigramente svegliando: pochi turisti (per fortuna) e gli artisti dello street food già alle prese con cipolle, avocado e ogni altro ben di Dio che si possa concepire. Adoro questo posto. Anzi, credo che sia il posto che mi piace di più al mondo. È uno dei pochi posti in cui mi perdo, in cui la testa smette di pensare e si lascia andare alle così tante voci, ai così tanti profumi, ai così tanti colori. Ci sono volte in cui mi piazzo in un angolo, di solito vicino alle scale che portano nella parte di sotto del mercato, e mi fermo a osservare le persone che consumano i loro pasti sulle sdraio che qualche genio del marketing ha piazzato lì. In quei momenti mi perdo a pensare a tutte queste vite, a tutte queste persone che vengono da chissà dove e che chissà dove andranno. E a Camden, che se ne sta lì, con le sue bancarelle, giorno dopo giorno, ad aspettare altre persone, a cucinare altro kebab, a vendere altra cianfrusaglia che oggi sembra bellissima e che domani finirà in qualche cassetto, sotto le posate che non si usano più.

Lei mi si presenta reggendo in mando due bicchieri di carta fumanti. Dall'odore capisco che si tratta di succo di mele. Favoloso.

"Buongiorno, Leonard", mi dice con un gran sorriso, "sediamoci qui".

Indica con lo sguardo un tavolo di legno circondato da sedie in legno e ferro, tutte intarsiate da chissà quali mani di passaggio. Ci sediamo e il freddo del legno sul sedere mi fa rimpiangere l'ufficio della signora. Lei mi porge uno dei due bicchieri. Il profumo di vaniglia è così intenso che quasi sovrasta quello del succo di mela. La signora è decisamente più bassa di quel che mi era parso, osservandola seduta dietro la sua scrivania. Arriverà al metro e cinquanta, a dir tanto. Il suo look odierno è straordinario: scarpe con una specie di tacco largo e basso (anche se io definisco tacco quando va dal 12 in su: sotto il 12, è rialzo), gonna lunga e spessa di un colore oscuro (sono daltonico, probabilmente siamo sul marrone, ma potrebbe essere verde), un cappotto (che sembra avere secoli) ben abbottonato, visto che l'aria è fredda come una lama d'acciaio in Siberia.

"Succo di mela. Eccellente, Lisa. Mi piace tantissimo".

"Bene, ne sono lieta. È pronto per iniziare? Ah...", dice frugandosi in tasca. Tira fuori il pacchetto di sigarette e lo appoggia sul tavolo, poi un sacchetto di carta bianca.

"Le ho portato un panino all'uvetta, so che è vegano. L'ho preso da Pret A Manger, proprio qui dietro. Pronto?"

Se voleva impressionarmi, ci è riuscita. Il panino all'uva di Pret A Manger, appena sfornato, è una delle cose per cui vale la pena alzarsi la mattina. Con succo di mele caldo, poi, rasenta l'estasi. Quando l'aspro del succo di mela incontra il dolce del pane integrale e delle uvette, la giornata si rischiara. Resta da capire come ha fatto ad azzeccare la mia colazione, la signora. Questa donna mi convince poco, ha accesso a informazioni che non dovrebbe avere. Amo pochissimo taggarmi sui social, sopratutto quando mangio (e, anzi, mi chiedo spesso quale prurigine soddisfino tutti quelli che, prima di mangiare, sentono l'impellenza di far sapere al mondo cosa stanno per ingurgitare, come se ad altri potesse fregare qualcosa). Dunque, come ha fatto, la zia qui davanti, ad arrivare con la colazione perfetta, nel mio angolo di mondo preferito? Aggiungo, per la cronaca, che ha scelto il tavolo dietro il carretto di Munhir, il Dio dei Falafel, gli unici in tutto il mondo conosciuto (da me) che valgano questo nome. È brava, glielo riconosco. Ma lo sono anch'io. Quindi, cervello attivo, sensi all'erta e cominciamo.

"Sono pronto. Ho anche portato quaderno e penna per prendere appunti, se serve".

"Niente iPad, oggi?"

"L'iPad è per segnare date in calendario e sincronizzare i miei impegni. I pensieri dei miei clienti e i miei vanno su carta. Del resto, dove altro potrebbero stare?"

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora