12 GENNAIO 2017, ore 16:50

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"Vai su Wikipedia a cercare la pagina "Quanto cazzo me ne frega": troverai una pagina vuota!", dice con tono di voce molto sostenuto la signora seduta alla scrivania.

"Signora?"

"Signora un cazzo. Vattene, ora, e fai quello che ti ho detto. Punto."

La signora seduta alla scrivania, quella che ha appena inviato il suo interlocutore a cercare la pagina di Wikipedia, è una donna decisamente sovrappeso, potrebbe avere 55 anni, ed è vestita come la signora in giallo nei suoi momenti peggiori. Le dita ingiallite indicano che fuma parecchio, e da parecchio. Sembra sicura di sé e, per quanto il tono di voce esprima rabbia, lei non pare scomporsi. I capelli sembrano cotonati, perfettamente fissati su un viso pieno e mal truccato. Insomma, una zia di quelle che non vorresti trovare la domenica mattina sull'uscio di casa. Non batte ciglio, mentre l'altro tizio, in piedi davanti a lei, un vichingo di almeno due metri e 120 chili, con tanto di chioma bionda e fluente, la guarda in attesa di chissà quali altri informazioni. Il vichingo sembra in soggezione. Decisamente in soggezione.

"Vattene, ora. Fai quello che ti ho detto e poi torna da me a dirmi com'è andata."

Il vichingo si gira, viene verso di me, mi passa accanto senza degnarmi di uno sguardo ed esce dall'ufficio. Io, in tutto questo, non ho mosso un muscolo e mi sono solo gustato la scena. Sono qui per un lavoro e voglio capire di che si tratta e come muovermi. Niente movimenti delle mani, niente grattamenti del naso, nessun respiro troppo forte: le regole base della negoziazione sono ben chiare nel mio cervello. La signora alla scrivania, mentre il vichingo ci lascia per andare a fare chissà che cosa, posa lo sguardo su di me e io, non so per quale motivo, sento immediatamente caldo nel petto, una piacevole sensazione che sa di biscotti alla vaniglia. Strano.

"Prego, si accomodi". Persino la voce è sexy, nonostante tutto.

Mi alzo dalla poltrona e mi vado a sedere davanti a lei, alla scrivania, elegante e pulita, senza nulla sopra. Speravo in qualche indizio per poter attaccare bottone o per creare rapidamente confidenza ma il piano in vetro sul quale appoggio il mio iPad pronto per prendere appunti è più vuoto del cervello di uno zombie di Walking Dead. La signora mi guarda con intensità: occhi scuri, sguardo penetrante, espressione furba. La cosa mi turba un poco, perché di solito sono io che guardo la gente in quel modo, per metter il mio interlocutore in soggezione o per calibrare la sua comunicazione non verbale.

"Lei crede in Dio, mister Hope?"

Resto in silenzio. Sono stato contattato dalla sua segretaria - credo - per fare un colloquio finalizzato a valutare una eventuale opportunità professionale, ovvero seguire un cliente potente e importante come consulente e coach per un mese, il tempo della sua permanenza a Londra. Sono le uniche informazioni che ho. Non riesco a capire che cosa c'entri la domanda su Dio. Mi prude il naso ma, come detto, sono addestrato a farlo passare. Prima che qualcuno mi becchi a toccarmi il naso durante una vendita deve scendere dal cielo Gesù Cristo con tutti i santi. La signora si accorge della mia perplessità, comunque. Il che mi inasprisce alquanto. Sono io, ripeto, che di solito faccio questo effetto alle persone. Partiamo male.

"Lei crede in Dio, mister Hope?"

Odio quando i clienti mi fanno queste cazzo di domande, e odio anche di più quando me la fanno due volte consecutive. Primo, perché sembra che io sia rimbambito, poi perché la risposta può sempre esporti a situazioni complicate da gestire. Che c'entra se credo in Dio? Credo che la Bibbia sia il più meraviglioso libro di marketing mai scritto da mano umana, questo credo. Credo che Dio sia lo strumento di persuasione più potente che ci sia. E credo che Dio, se mai esistesse, sarebbe una cosa tipo fuochi d'artificio, mica un signore anziano con la barba bianca. Ma di certo non glielo posso dire (non subito, almeno). Eppure, questa signora è talmente affascinante e sa così tanto di vaniglia (e ho ancora sensazione di caldo piacevole nel petto) che decido di rispondere. Come se la rabbia avesse lasciato il posto all'arrendevolezza in un solo secondo.

IL COACH DI DIO [storia completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora