Portava una divisa nera con pesanti stivali, il cinturone a cui agganciava la pistola e un frustino con l'anima di piombo. La crudeltà verso chi trasgrediva, le punizioni feroci che impartiva, il suo controllo costante e puntiglioso a cui non sfuggiva niente le valsero un encomio da parte dei superiori e il passaggio a supervisore senior, il secondo ruolo più importante a cui una SS donna potesse aspirare. Aveva il compito di sorvegliare trentuno baracche che contenevano circa trentamila donne ed ebbe il permesso di eliminare tutte coloro che non rispettavano le regole. Doveva fare rapporto quotidianamente a Maximilian Grabner, capo della Gestapo ad Auschwitz. Il famigerato Blocco 11 era sotto la sua diretta giurisdizione. Nel cortile del blocco era stata costruita una prigione e davanti al muro vennero uccisi centinaia di prigionieri accusati di aver organizzato piano di fuga o di mantenere i contatti con il mondo esterno,

[Durante il soggiorno al campo, Irma intreccia una relazione con il dottor Josef Mengele e spesso lo aiuta a scegliere i prigionieri destinati alla camera a gas]

Irma ebbe anche relazioni omosessuali con alcune sorveglianti e perfino con alcune prigioniere. Sapeva che in questo modo stava violanto una delle direttive più importanti del campo, ma faceva attenzione a non esere scoperta. Se si accorgeva che una donna l'aveva vista in compagnia dell'amante, la uccideva con la sua pistola o la indicava come inadatta al lavoro e quindi pronta per la camera a gas. Si divertiva a frustrare le donne sul seno che spesso si infettava, poi portava la prigioniera in infermeria e la faceva operare senza anestesia, godendo delle sue sofferenze. Arrivò al culmine della crudeltà quando fece legare insieme le gambe di una partoriente che morì fra atroci dolori insieme al suo bambino. Ma sapeva anche gratificare chi le era utile. Per esempio Lilika Salzer, la prigioniera che le cuciva le uniformi. Irma le portava il tessuto e Lily soddisfaceva perfettamente i suoi desideri. Un giorno, per ringraziarla, Irma acconsentì ad accompagnarla in una delle baracche dove si trovavano le sue sorelle e le lasciò il tempo di abbracciarle e di parlare qualche minuto con loro.

Nonostante il comandante di Auschwitz avesse proibito l'uso della frusta, Irma ne aveva fabbricata una speciale, foderata di cellophan trasparente, da cui non si separava mai. Spesso seguiva in bicicletta la colonna di prigioniere dirette ai luoghi di lavoro, accompagnata dal suo pastore tedesco. Se si accorgeva che una donna era troppo debole per camminare a passo spedito nel lungo sentiero di sedici chilometri o sembrava malata e quindi inadatta a portare pesi, ordinava al cane di attaccarla e sbranarla. I suoi appelli potevano durare anche sei ore, durante le quali le prigioniere dovevano tenere sollevati sopra la testa dei pesanti massi. Una volta, all'arrivo di un nuovo contingente di vittime, sparò a bruciapelo a una donna che aveva osato uscire dalla sua baracca per guardare. Amava appassionatamente il suo lavoro e lo svolgeva con estremo scrupolo, tanto che venne decorata con una medaglia per il suo “onorevole servizio”. Alla sette di mattina era già pronta, con i capelli perfettamente pettinati, il trucco accurato e l'uniforme impeccabile. Attraversava il campo spargendo terrore qui e là, secondo i capricci del momento. Le prigioniere cercavano di tenersi a distanza da lei ma non era sempre possibile. A volte insieme al dottor Mengele selezionava le donne che dovevano lasciare il lager per andare a lavorare altrove. In quei casi individuava le sorelle o le madri con le figlie e faceva di tutto per separarle; se protestavano le frustava fino a lasciarle agonizzanti sul terreno.

[Irma resta incinta di uno dei suoi numerosi amanti, chiede quindi alla dottoressa Gisella Perl -medico ebreo che lavorava nel campo- di farla abortire. Subito dopo l'aborto Irma è pronta a tornare al lavoro. Come ringraziamento per l'aiuto, fa pervenire a Gisella un cappotto]

Nel Giugno del 1944 scelse 350 prigioniere e le costrinse a stare per tre giorni e tre notti sul pavimento di cemento di una lavanderia, senza cibo né acqua. Intervenne il maggiore medico delle SS, il dottor Klein, pregato dalla dottoressa dell'ospedale da campo, la prigioniera Olga Lengyel, perché facesse qualcosa per salvare le donne. Il risultato fu che la stessa Olga venne percossa crudelmente alla testa col calcio della pistola da Irma.

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