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FOOLS

Adolescenza

Nel sonno ricercavo una sorta di pace, mascherata, con una parvenza di benessere. In realtà, quando tornavo cosciente, mi rendevo conto che ero ancora viva, che dovevo vivere, respirare, che mi aspettava un'ennesima giornata di sole oscurato.

In Camila vedevo la speranza, la salvezza. Lei mi voleva bene, mi accettava per quello che ero, mi faceva sentire migliore. In lei c'era qualcosa che mi aiutava a sorridere nonostante il dolore onnipresente nelle mie membra, nel cuore. Avevo pensato molte volte di porre fine alla mia vita, di recidere i fili che tenevano incollate parti del mio corpo mortale, di interrompere il battito del cuore, ma dovevo continuare per mio fratello, cercando di ricordare che lui aveva soltanto me, ed io soltanto lui. Ma con Camila, tutto il malessere si tramutava, almeno per qualche minuto, per qualche preziosa ora. Diventava meno opprimente, mi sembrava quasi di essere divenuta a conoscenza di cosa volesse davvero dire essere felice.

Quando ci hanno separati, tutto è crollato. Mi sono sentita veramente sola. Ma non una solitudine a cui ero abituata. Era come se mi avessero spezzato in due. L'altra metà del mio corpo era scomparso. Cercavo di resistere, ma volevo ancora il mio tutto, l'altra metà del mio corpo. Vivere senza di lei era orribile.

Mi distendo nella luce, avvertendo la schiena urlare di dolore. Non ho nessuna ala, non sto per spiccare il volo, non sono un angelo come diceva sempre mia madre. Sono completamente sola, anche qui. Attorno a me non sosta nulla, soltanto il mio malessere.

Camila iniziò la sua nuova avventura in una scuola diversa da quella di Lauren. Passare tutte quelle ore scolastiche senza la sua amica era doloroso, ma nonostante questo continuava ad impegnarsi nello studio, per non deludere i suoi genitori. Non aveva più rivisto Lauren da quel giorno in spiaggia, quando suo fratello lo aveva portato via.

Un giorno, quando Camila tornò a casa da scuola stanca e spossata, vide Lauren seduta sul muretto della sua casa, un pallone da calcio tra le mani. Camila sorrise di cuore e corse verso la sua amica. Lauren scese con un balzo dal muretto e accolse tra le sue braccia calde il corpicino della sua amica.

"Mi sei mancata" sussurrò Camila. Lauren sorrise. Avrebbe voluto dire la stessa cosa, ma si vergognava, suo fratello lo avrebbe sgridata se avesse saputo quello a cui stava pensando, così si limitò ad accarezzare i capelli di Camila.

"Vuoi giocare a calcio con me?" chiese Lauren. Il sorriso di Camila si spense, e le disse che i sui genitori l'aspettavano a casa per il pranzo. Però promise a Lauren che sarebbe andata da lei nel pomeriggio. Giocarono a calcio dalle tre alle sei del pomeriggio. Lauren rise così tanto quando Camila cadde tra i fili d'erba, rise quando non riuscì a calciare il pallone, troppo pesante per i suoi piedini. Si lasciò andare ad un sospiro quando Camila l'abbracciò prima di correre verso casa sua.

Anche per Lauren a scuola le ore non passavano mai. Restava seduta al suo banco in silenzio, senza mai rivolgere la parola a nessuno, in attesa di rivedere Camila nel pomeriggio. Giocavano a calcio, andavano a fare tantissimi giri in bicicletta, mangiavano gelati e panini sedute ad un chiosco in centro. La loro infanzia trascorse così, un insieme di ore in solitudine e pomeriggi ricchi di gioia. Incisero anche sul tronco di un albero accanto alla casa di Camila le loro iniziali. Camila pensò di contornarle con un cuore, ma si vergognò immediatamente di quel pensiero, così lasciò stare. Anche Lauren ci penò, arrossendo, poi prese la manina di Camila e tornarono alle biciclette.

Only fool fall for You Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora