Ventotto - Both

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•Luke•

Stringo al petto la chitarra, nella speranza di trovare un po' di calore, ma tutto ciò che riesco a sentire è il peso che verte fra le mie braccia.
È passata esattamente una settimana.
Una settimana da quando ho rimesso piede lì dentro.
Una settimana da quando ho rovinato tutto con Chris.
Una settimana da quando ho iniziato a scrivere questa canzone.
-Don’t wanna be a victim of authority
I’ll always be a part of the minority
Save me from who I’m supposed to be
So tell me, tell me, tell me what you want from me,
I don’t wanna be another social casualty.
Canticchio muovendo leggermente la testa, mentre la sigaretta si consuma fra le mie dita.
Certe volte mi chiedo cosa ci faccio ancora qui. Come mai non sono ancora finito all'altro mondo.
Di certo non avrei mai immaginato di finire in questo modo: un'altra vittima della società, seduta sul Sydney Harbour Bridge con un chitarra fra le mani, il pacchetto quasi vuoto di sigarette accanto a me e per la testa una ragazza che dovrei assolutamente lasciar perdere. Chris non merita di essere trascinata nella merda con me.
-Forse dovrei sul serio...
Sussurro fra me e me, buttando lo sguardo sull'acqua sotto di me, quando una voce mi interrompe.
-Luke, non fare stronzate.
Mi congelo sul posto, chiudo gli occhi e mi porto per l'ultima volta la sigaretta alle labbra.
Sospiro, lasciando che la nuvola di fumo mi annebbi la vista, e rimetto la chitarra nella custodia.
-Torna a casa.
-Lucas, smettila di prendertela con te stesso, non è colpa tua!
-Si, cazzo! Non ho bisogno di essere compatito. Jack, torna a casa.
Sbotto voltandomi finalmente verso di lui.
-Ci tornerò quando tu ti deciderai a venire con me.
-Non sono un bambino, lasciami in pace.
Afferro la mia roba e, una volta tirato su il cappuccio, mi avventuro frettolosamente nel buio della notte, con mio fratello alle calcagna. Conoscendolo, non mollerà facilmente, ma alla fine non mi interessa più di tanto. Non servirà a fare chiarezza nella mia mente totalmente incasinata, che mi rimette davanti agli occhi volti su volti in continuazione, in primis quello della persona alla quale dovrei pensare di meno in questo momento.
-Luke...I freni non funzionavano, sarebbe successo comunque. Non colpevolizzarti inutilmente. Ormai sono passati quasi due anni, non ha senso che tu ti faccia condizionare ancora così tanto da quell'incidente...
Rallento il passo, fino a fermarmi del tutto. Prendo un respiro e mi strofino gli occhi.
-Sono morte due persone per colpa mia, Jack. Se non avessi bevuto così tanto, se solo fossi stato più responsabile...
-Avevi sedici anni, Luke! Come diamine potevi essere responsabile a quell'età?! Tutti fanno stronzate su stronzate durante l'adolescen-
-Non capisci, è come se li avessi uccisi io e il senso di colpa mi accompagnerà fino alla tomba! Non...non posso e non voglio trascinare nessun'altro con me.
Riprendo a muovermi, allontanandomi sempre di più, fino a quando non pronuncia le parole che mi terrorizzano più di qualsiasi altra cosa.
-Cosí la perderai...
E diamine, vorrei che fosse tutto più semplice. Perché si, credo proprio di aver fatto l'errore più grande della mia vita.
Innamorarmi di lei.

•Chris•

-Ok, ok, scusa, ma potresti smetterla di rincorrermi con quel mestolo? Non sono Liam Payne, ma fa male -soprattutto se usato da te- quindi rimettilo a posto e parliamone civilmente.
-Parlare civilmente?! Sei piombata a casa mia all'improvviso e mi hai fatto fare la peggiore figura della mia vita davanti a Calum Hood! Te ne rendi conto, vero?!
-Oh, ma dai, ti ho solo chiesto se ci fossi stata anch'io nei sogni erotici su Tyler Joseph e Adam Lavine che hai fatto durante la scorsa settimana!
Sbuffo, irritata, e poggio il mestolo sul bancone della cucina, rivolgendo un'occhiata carica di odio a mia cugina Abbie, che ha fatto scappare a gambe levate Calum con la sua trionfante entrata in scena.
-Ti odio.
Borbotto per l'ultima volta, decisa a lasciar perdere. La mia famiglia è davvero assurda.
-Comunque, stasera uscirete insieme e questo vuol dire che stamattina faremo un bel giretto al centro commerciale. E no, non mi pento di aver interrotto la vostra colazione da piccioncini del sabato mattina, hai bisogno di rimodernare quell'armadio. Perciò adesso alzi le tue meravigliose chiappe da quel divano, ti aggiusti un po' e vieni con me.
Ma se mi trasferissi in periferia e cominciassi un vita passiva in compagnia dei canguri? O magari cominciassi a coltivare eucalipto e dormissi 22 ore su 24 come i koala?
Salvatemi da questo inferno.

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Lancio un'occhiata scettica alla figura riflessa nello specchio ed osservo attentamente il top grigio che Abbie ha insistito tanto per farmi provare. Poi il mio sguardo scende sugli short un po' -decisamente- troppo corti, per poi passare alla camicia a scacchi blu legata in vita. Infine mi soffermo sulle Nike bianche, che sembrano essere l'unico tocco comune al mio solito stile.
Quando mi ritrovo a guardare i dettagli del trucco perfetto -fortunatamente non troppo pesante- frutto dell'operato di mia cugina, stento a riconoscermi.
-Ho sempre avuto gli occhi così grandi?
Sussurro, quasi ammaliata dall'immagine che ho davanti.
-No, tesoro, ma è a questo che serve il trucco. A risaltare i tratti del tuo viso che, a causa tua, appare così anonimo e trascurato.
Distolgo lo sguardo dalla "non me" riflessa nello specchio e rivolgo un sorriso pieno di gratitudine ad Abbie, che ha ancora ai piedi le buste contenenti il resto dei nuovi vestiti che ha appositamente scelto per rimodernare il mio armadio.
-Quando ti deciderai a lasciar perdere quell'idiota maschilista di Ethan Ross e ti concentrerai sul tuo lavoro da fashion designer?
-Oh Cristo, Michael!
Esclama lei improvvisamente, portandosi una mano al cuore teatralmente, non abituata -o almeno, non più- alle entrate improvvise di Mike.
-La mia bellezza ti fa quest'effetto?
-Taci, peste. Sono ancora incazzata con te per averle permesso di rovinarsi i capelli come hai fatto tu.
Ridacchio davanti alla scena che ho davanti, ripensando a quanto era divertente assistere ai battibecchi fra quei due quando eravamo piccoli.
Nonostante Abbie sia tre anni più grande di Mike, sono sempre stati piuttosto legati, fino a quando lei non ha trovato la sua anima gemella, uno stronzo patentato convinto che il suo lavoro sia inutile odiato profondamente da mio fratello.
-Comunque...sis, c'è qualcuno per te in salotto.
Rivolgo un'occhiata confusa ad Abbie, che fa spallucce.
-Magari aveva voglia di vederti ed è venuto prima.
Sorride lei, incoraggiante. Annuisco e, preso un grosso respiro, mi dirigo verso il salotto.
-Come mai sei già...
Mi irrigidisco all'istante, non trovandomi davanti gli occhi color cioccolato di Calum e le sue parvenze asiatiche, ma la pelle troppo chiara, il piercing al labbro e gli occhi di un azzurro troppo profondo di Luke.
-Chris...
Il mio nome lascia le sua labbra come un sussurro, quasi impercettibile, mentre il suo sguardo vaga frettolosamente su di me.
Annulla la distanza fra di noi, facendo qualche passo verso di me con titubanza.
-Devo parlarti.
E se ho sentito qualcosa fremere nel petto, non è dato saperlo.

Hate || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora