Capitolo 4

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Kent's Pov

Il rumore di qualcuno che sbatte violentemente la porta mi sveglia.
Ancora assonnato,prendo il cellulare e vedo che sono le 4.00 del mattino,chi diavolo è sveglio a quest'ora?

Mi libero delle coperte e poggio i piedi nudi a terra,che a contatto col pavimento gelato,provoca in me brividi.
Esco dalla mia camera e in punta di piedi scendo le scale per scoprire chi abbia fatto quel frastuono.

Arrivo al penultimo scalino e resto sconvolto da ciò che vedo: una Ashley che piange e incazzata, ha rovesciato tutti i vasi per terra riducendoli in piccoli pezzi.

Si ferma e mi fissa,guardandosi intorno e coprendosi la bocca con entrambe le mani.
Ha i capelli in disordine,il volto sporco di trucco colato e le mani che tremano.
Le sue gambe stanno per cedere,ma riesco a prenderla in braccio in fretta.

«Perché?» chiedo preoccupato.

Apre gli occhi e mi fissa intensamente.

«Perché no?» risponde come se la cosa fosse ovvia.

Nel suo sguardo percepisco paura,terrore,dolore.

«Cosa ti hanno fatto?» sussurro mentre chiude gli occhi e sembra essersi addormentata.

Per sicurezza la porto in camera mia,facendola stendere sul mio letto,mentre entro in bagno per una doccia calda.
Apro il getto e nel frattempo sfilo i boxer.
Entro nella doccia e lascio che l'acqua calda scivola sul mio corpo,portando con sè ogni problema.

Ripenso alla scena di poco fa ed è impossibile che quella era mia sorella.
La mia piccola sorellina.
La mia Ashley.

Che cosa ti hanno fatto in mia assenza?
Perché ha creato tutto quel casino?
Cosa la porta a fare tutto ciò?

Esco dalla doccia e avvolgo un asciugamano intorno alla vita.
Fisso la mia immagine in quello specchio appannato a causa del calore che regna nel bagno.

Non ci sono stato per lei,ed ora come mi farò perdonare?

Infilo un paio di boxer puliti e indosso un paio di jeans neri strappati e una felpa della vans dello stesso colore,stessa cosa le scarpe.

Mi volto nella sua direzione e l'unica cosa che vedo nel suo volto è la disperazione.

Perché?

Esco da quella stanza in silenzio e scendo di sotto per ripulire quel caos.
Finito ciò,prendo lo zaino,le chiavi e il cellulare.
Vado giù al garage e scelgo di usare la moto.
Indosso il casco,monto in sella e accelero verso il bar di fronte alla scuola.

Sento l'adrenalina salire,il vento,per quanto il casco lo permetta,che mi scompiglia i capelli porta via con sè ogni preoccupazione,problema o dilemma.
È una sensazione fantastica sentirsi liberi.

Arrivo fuori al bar e accosto accanto all'entrata,sfilo il casco ed entro con passo spedito.
Vado verso il bancone e la biondina dietro alla cassa non ha perso tempo per spogliarmi con gli occhi.

Rido maliziosamente.

«Cosa le preparo?» chiede con un sorriso malizioso.

«Un caffè»

Fa quello che le ho ordinato e intanto osservo tutti i presenti,fino a quando noto una chioma scura legata e due occhi verdi che mi scrutano da lontano.

AN ENDLESS RACEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora