Un nuovo inizio

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Fino a qualche anno fa se qualcuno mi avesse raccontato le storie gli avrei dato del pazzo, ma ora... dopo tutto quel che è successo, o è tutto vero o sono pazza.
Ero una normale ragazza di provincia, in una piccola cittadina della Florida, i miei unici problemi erano la scuola e i ragazzi, mi preoccupavo di superare l'anno e di avere un cavaliere per il ballo di primavera.
Ma quell'anno cambiò tutto.
Era il primo giorno del secondo anno; quella mattina mi ero detta "Va e falli tutti secchi".
Mi sentivo diversa.
Quell'estate il mio aspetto era molto cambiato, avevo tolto l'apparecchio, ero passata alle lenti a contatto e mi ero fatta lo Shatush rosso e blu sui miei capelli lisci e neri come il buio della notte più buia.
Ero pronta, pronta per un nuovo anno.
Preso il mio nuovo orario andai diretta all'aula del prof. Troy, di storia, era un uomo giovane, bel fisico, e faceva diventare la scuola lievemente più sopportabile, le sue lezioni erano una sfida, domande, giochi di gruppo, ricerche, ci teneva sempre attivi.
In classe mi accorsi di una ragazza nuova, mai vista prima, di una bellezza indescrivibile: capelli lunghi leggermente mossi, di un biondo argentato, e i suoi occhi, quegl' occhi, di un azzurro così intenso, come le più limpide acque tropicali.
Si sedette al quinto banco dalla porta, seconda fila, come a volere seguire la lezione ma non dare l' impressione di secchiona di turno.
L'ora di lezione passò in fretta, per essere comunque scuola.
In cortile vidi la ragazza nuova scontrarsi con Livie Scesel, la 'bambola' della scuola, tutti i ragazzi facevano a gara e scommettevano su chi sarebbe riuscito ad avere un appuntamento con lei o, per alcuni, chi sarebbe riuscito a portarsela a letto.
"Attenta a dove vai ragazzina"
"Scusa, non sapevo bisognasse lasciare la precedenza alle prime donne come quella che ho davanti" per una risposta del genere o quella nuova sapeva il fatto suo o era dannatamente stupida.
"Sparisci sgorbio"
Si allontanò di pochi passi e ci ritrovammo l'una di fronte all'altra.
Per un momento ci fissammo imbarazzate a vicenda poi io riuscii a prendere parola: "e, così, hai conosciuto Livie, quella popolare"
"Ah si, non le sopporto quelle come lei così..."
"Stronze?" Finii la frase al posto suo
"Allora..., sei nuova" cercai di limitare al minimo i momenti imbarazzanti in cui entrambe fissavamo il pavimento senza dire nulla "hai un nome?"
"Ehm... si, mi chiamo Rebekah, Rebekah Mikealson, mi sono trasferita qui la settimana scorsa, praticamente sono rimasta chiusa in casa ricoperta di scatoloni fino a oggi."
"Capito. Piacere Irine, Irine Mira El, è il tuo primo trasloco?"
"No..., in realtà la mia famiglia si trasferisce spesso, l'anno scorso ho cambiato tre scuole per i nostri continui spostamenti"
"Wow, io non riuscirei a lasciare casa mia, voglio dire, per un viaggio è ok, ma continuare a cambiare casa, non riesco neanche a immaginarmelo. Che lavoro fanno i tuoi genitori?"
"In realtà è per nostro fratello, i nostri genitori sono venuti a mancare un paio d'anni fa e allora siamo sotto responsabilità sua ora"
"Forte; voglio dire, mi dispiace per i tuoi genitori, ma vivere solo con il proprio fratello, dev'essere forte. Hai detto siamo? Quanti siete in famiglia?"
"Principalmente in quattro, beh... saremmo cinque, ma nostro fratello maggiore non si fa sentire da un po' quindi è come se non ci fosse, poi ci sono gli altri due maggiori, tra cui uno di loro, Elia, non vive più con noi, e Nick, io e mio fratello Kol, dieci mesi più piccolo di me, siamo sotto la sua 'tutela'... diciamo cosi."
"Wow, io sono figlia unica, con dei genitori che non sono quasi mai a casa per lavoro, quindi... Hey, qual è la tua prossima lezione?"
"Trigonometria"
"Io storia dell'arte, ti va di vederci più tardi dopo la scuola? Magari al Bar 'di qua', che ne dici?"
"Perché no"
"Ci vediamo là allora"
Non le diedi neanche il tempo di rispondermi che già ero dall'altra parte del corridoio.
Ero felice, di essermi fatta una nuova amica, ancora non sapevo cosa mi sarebbe aspettato.
Qualche ora dopo, finita scuola, andai al bar, e la rividi, mi attiravano così tanto i suoi occhi così azzurri, ma avevano un non so che di... oscuro, anche se le sue labbra sorridevano i suoi occhi erano come tristi, soli, come se avessero passato una vita a guardare raccogliendo tutto e stando indifferenti al vedere delle persone, non so perché ma mi davano una sensazione di, non saprei definirla, come un avvertimento, come se mi dicessero di avere paura, ancora non sapevo a cosa era collegata quella sensazione, e a cosa mi avrebbe portata.
Ci sedemmo, ordinammo un caffè e iniziammo a parlare di come era andato il primo giorno.
Finito il caffè e stanche dell'argomento decidemmo di fare una partita a bigliardo e poi io riuscii a farle una domanda che per qualche strana ragione mi tormentava da quella mattina quando aveva parlato con Rebekah in cortile.
"Hai detto di avere un fratello poco più piccolo di te, non viene a scuola con noi?"
Oserei dire che rimase quasi sorpresa dalla domanda, anche se sono sicura che una parte di lei se l'aspettava.
"Beh, si verrà a scuola con noi ma comincerà tra qualche giorno, la settima scorsa ci ha lasciati al trasloco ed è andato a trovare nostri fratello Elia, nel New Jersey.
Dovrebbe tornare domani."
"Nostro stesso anno?" Finì la frase dando un colpo secco alla stecca del bigliardo.
Non saprei dire perché ma quell'argomento mi interessava più di quanto potessi descrivere.
"Purtroppo si, e frequenterà alcuni tuoi corsi"
"Sarà un bel modo per conoscere la tua famiglia"
A quella frase si morse le  labbra, come se pensasse fosse una cosa brutta.
Passammo quasi due ore a giocare a bigliardo parlando delle nostre famiglie, sebbene sulla mia non ci fosse nulla da dire: ero figlia unica, per giunta inaspettata perché si era detto che i miei genitori non avrebbero potuto avere figli, mamma e papà erano sempre in viaggio per lavoro, si occupavano di giornalismo e fotografia.
Rebekah si trattenne molto nel parlare della sua famiglia; disse che suo fratello Nick era un coglione con un ego spropositato che pensa solo al proprio interesse e che era colpa sua se il fratello più grande, Finn, aveva deciso di andarsene.
Aggiunse che anche Kol era uno stronzo egoista, lo fece sembrare uno di quei ragazzi che si diverte giocare con le ragazze, lo disse come se volesse farmi capire di starci lontano, non poteva sapere che io ero un'avventuriera che più divieti aveva, più osava.
In ultimo descrisse Elia come una luce in una famiglia di ombre: nobile, altruista, un modello insomma.
Non me lo disse esplicitamente ma mi fece capire (probabilmente senza neanche volerlo) che nella famiglia erano tutti dei super fighi.
E ancora non sapevo quanto...

SPAZIO AUTRICE
Bene ragazzi questa è la mia prima storia su wattpad e la prima FanFiction che metto per inscritto.
Spero tanto che vi piaccia come storia, anche chi non conosce i personaggi di Rebakah e Kol, presi da TVD.
Ci vorrà un po' per arrivare al lato soprannaturale della storia, ma sarà piena di altri contenuti e di vari problemi.
Se vi piace votate e commentate.
Aggetto anche critiche, basta che non siano insulti esagerati e parecchio offensivi.
Detto questo vi ringrazio e co vediamo al prossimo capitolo.

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