Non è questa la vita che volevi (Capitolo autoconclusivo)

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-Mettila giù così, piano piano.

Eren eseguì.
Posò sulla barella stesa a terra il corpo ormai privo di qualsiasi movimento della ragazza.
Non osava guardarla negli occhi mentre lei, per ironia della sorte, cercava con il proprio sguardo di incontrare quello del amico.

-Si è fratturata le costole e, in più, ha cavalcato per molto tempo...

Furono le glaciali parole del soldato che stava aiutando il castano a prestare le prime cure alla giovane soldatessa.

-Dobbiamo farla vedere da un medico il prima possibile...

Aggiunse con tono imperturbabile malgrado il vistoso sudore che gli colava dalla fronte. Evidentemente aveva avuto modo di vedere quel genere di ferite molto spesso e chissà quanti suoi compagni erano morti per casi analoghi.

-Eren.

Finalmente... una voce diversa giunse al orecchio del ragazzo.
Una voce dolce, calma e appena accennata ma pur sempre carica di coraggio.
Egli decise di alzare il capo per poterla finalmente guardare negli occhi. Voleva concederle almeno questo.

-Va tutto bene.

Proclamò la mora alzando una mano nella sua direzione.
Voleva che lui gliela prendesse.
Eren si morse il labbro inferiore con rabbia mentre la mano di Armin si era appoggiata sulla sua spalla.

-Scusa.

Fù l'unica parola che riuscì a dire e senza degnare quella mano alzata di una sola occhiata si dimenò dalla presa del amico biondo per dirigersi dai suoi compagni.
Per andare lontano da lei.
Non riusciva a guardarla, non riusciva nemmeno a pensare a lei senza sentirsi terribilmente in colpa.
Era un essere spregevole.

***

-Adesso basta, ragazzi.
Cioè, sono stato io a salvare la vostra cara Mikasa.

Quelle parole arrivarono al orecchio del castano come una stilettata al cuore. Come si fosse arrivato a quel discorso durante la conversazione che si stava tenendo tra gli amici era un mistero.
Infatti fino a poco prima i quattro (Jean, Connie, Armin ed Eren) stavano animamente discutendo sulla scoperta del nuovo potere del ragazzo titano. Erano anche tutti abbastanza presi quand'ecco che il francese aveva esclamato quella frase.
Ad Eren dava fastidio, gli infastidiva il fatto che si vantasse per una cosa simile.
Ma aveva ragione.
Era stato lui a salvare da morte certa Mikasa, mentre Eren... non aveva fatto nulla se non metterla ancora più nei guai.
Per lei stare vicina a lui era come avvicinarsi ad un gigante senza movimento tridimensionale... disarmato... il gigante era un esemplare anomalo ed era a digiuno da due settimane.
In sintesi era un continuo tentativo di suicidio.
Strinse i pugni e voltò appena il capo dietro di lui per fissare la mora.
Era ancora distesa sulla barella con gli occhi chiusi e il sudore che le imperlava la fronte mentre un presunto medico teneva le mani ferme sui suoi fianchi. Aveva un fazzoletto stretto in bocca, probabilmente serviva per soffocare le grida di dolore ed una fasciatura le copriva tutto il busto nudo.
Quando Eren vide il sangue rossastro scorrere tra le dita del dottore distolse velocemente la vista da quello spettacolo emettendo un piccolo gemito addolorato mentre i mugolii soffocati dell'asiatica riempivano di tristezza tutti i soldati presenti.

-Dobbiamo portare i feriti dentro le mura. Alcuni rischiano di non passare la nottata...

Ammise l'uomo che aveva sentenziato la salute di Mikasa e quest'ultimo lanciò una rapida occhiata a certi soldati profondamente feriti.
Tutti i legionari furono d'accordo sulla proposta di quel giovane veterano e iniziarono ad issarsi i feriti sulle spalle. Sarebbero scesi dalla mura con il movimento tridimensionale per fare più in fretta. Ed era anche meno rumoroso, di certo avrebbero risvegliato i paesani in quella notte silenziosa se avessero usato le piattaforme in legno.
Il comandante Erwin rifiutò l'aiuto da parte di Rivaille che era disposto a prenderlo sotto braccio e si staccò svogliato da quella presa.

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⏰ Last updated: Dec 07, 2016 ⏰

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Non è questa la vita che volevi [ONE-SHOT EREMIKA]Where stories live. Discover now