22 Novembre. Parte II.

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Era poco più di un anno che si era trasferita da Acicastello a quel minuscolo paese scordato dal Signore dove non succedeva mai nulla, per seguire la sua famiglia. Suo padre lavorava come stagionale e il lavoro trovato presso il villaggio turistico che sorgeva non lontano dal borgo era stata manna scesa dal cielo per sfamare la moglie e i tre figli, tra cui due piccoli.

Le cose cominciano a diventare interessanti – pensò, mentre un brivido le attraversava la schiena.

«Ehi, voi due, non avete niente da fare?» gridò Gina Di Grusa, la proprietaria, entrando in cucina con tono minaccioso. La sua corporatura più che robusta, resa ancora più grassa dalle due gravidanze ravvicinate, la facevano muovere con difficoltà negli spazi stretti del retro bottega.

Era simpatica quanto un brufolo sul mento.

«Rosetta porta il conto al tavolo nove.» La voce arrochita dalle troppe sigarette, era di un tono ruvido, quasi maschile.

Agata stava per seguire la sua amica quando una mano umida e viscida le bloccò il braccio.

«Non voglio più vederti con magliette così scollate, siamo intesi? Questo non è un night ma un posto rispettabile. Non farmelo ripetere una seconda volta, signorina.»

Stava per risponderle a tono quando pensò che fosse meglio tacere. Aveva bisogno di quel lavoro, era la sua unica opportunità di guadagno.

La sua unica opportunità di lasciare quello scoglio sperduto.

Diego.

Stava per uscire dal bagno quando sentì della voci provenire dalla cucina.  Anche se era di spalle sapeva perfettamente di chi si trattava.

«Ciao Diego. Sono felice di rivederti qui, a casa tua.»

Strinse la mano che gli tendeva quell'uomo, senza dire una parola.

Claudio Tavalli era il padre di Augusto, il suo ex migliore amico. Era stato molto presente durante la sua detenzione sia con lui che con i suoi genitori, procurandogli anche il miglior penalista del foro siracusano.
Però non riusciva a capire il motivo di tanta premura nei loro confronti.
Per lui.

«Voglio farti una proposta, ragazzo mio» disse accomodandosi su una sedia, al contrario di Diego che restò appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.
Restò in silenzio ad osservarlo.

Emanava autorevolezza e sicurezza, tipico dell'imprenditore ricco e di successo, essendo conosciuto per le sue svariate attività legate al turismo della zona e anche fuori provincia.

«Posso offrirti un lavoro, Diego.»

Ebbe la sgradevole visione di suo padre con gli occhi e testa bassi rivolti sul pavimento come un servo davanti al padrone e, Rosario Rizzi, non doveva piegare il capo davanti a nessuno, sopratutto davanti al generoso Signor Tavalli. 

Aveva mezzo paese che lavorava per lui ed era considerato un Dio a cui si doveva riconoscenza e rispetto.
E Diego non voleva debiti con nessuno. Nemmeno essere riconoscente a qualcuno.
Tanto meno che a lui.

Il silenzio divenne insopportabile.

Tavalli si alzò dalla sedia e gli si mise di fronte, guardandolo da sopra gli occhiali da vista rettangolari.
Dopo un momento di attesa che parve eterno, decise di lasciar perdere.

La Rosa Eterna Where stories live. Discover now