Il diario hot di una coppia innamorata. Storia d'amore e trasgressione

THE MAGIC BOX ( e la parola magica )

GIULIO E MONICA

Lui era " fuggito " da lei dopo il turno in ospedale, aveva bisogno di tutta la serenità che la sua presenza gli dava. L'ospedale era sotto inchiesta per un giro di mazzette e prestazioni sanitarie  mai fatte, e la Polizia lo aveva interrogato a lungo come " persona informata sui fatti " . C'era tutto il vertice indagato, lui era assolutamente estraneo alla cosa, ma era una delle mille inchieste sulla sanità pubblica, vera mucca da mungere per molti, che sarebbe finita nell'ennesimo scandalo dimenticato dopo pochi mesi in questa nazione dove la memoria etica e sociale non ha mai attecchito.  Avevano fatto l'amore alla sera, prima di addormentarsi, alla mattina appena svegli e dopo una corsa a ritmi bassi fatta assieme ( ed era la prima volta ) lo fecero per la terza volta in poche ore, alla faccia delle affermazioni ciniche fatte da Giulio in passato agli amici . Lui infatti affermava che non sarebbe mai riuscito a fare sesso con la stessa donna più di cinque volte di fila. Erano a 30 circa e non aspettava altro che farlo altre tremila. Fecero la doccia assieme, non per fare sesso come nei pessimi film erotici di terza categoria, ma per coccolarsi, e mentre la insaponava Giulio la abbraccio e le disse : " ti amo ". Monica ebbe un sussulto, fisico e mentale, poi rispose: " Anch'io , praticamente da sempre " Giulio non diceva " la parola magica "ad una donna da circa vent'anni, ed era assai felice che fosse uscita dalle sue labbra. Dopo il canonico sonnellino pomeridiano per recuperare energie Giulio disse a Monica " Preparati, oggi pomeriggio e sera speciali, con mostra, cinema, cena e shopping. "

Visitarono la mostra fotografica di Vivian Maier, videro il bel  film sui preti pedofili di Boston, cenerono in un ristorante scelto a caso ed alle 21.30 andarono a fare shopping per creare una " magic box ". Entrarono alle 22.00 in un sexy shop dalle parti di San Siro, che dalle notizie in rete era il più grande e fornito di Milano. Il commesso, un giovane mulatto, era visibilmente felice di avere dei clienti, che dovevano essere radi di quei tempi come i denti nella bocca di un vecchio, e fu molto disponibile. Addocchiarono  una maschera , un'altra senza spazio per vedere, un paio di manette, un collare, una frusta con terminazioni un cotone morbido, un vibratore senza batteria  poi passarono alla lingerie ed agli accessori da applicare al corpo. Giulio scelse un perizoma , un corsetto con i buchi per i seni, un plug anale ed un paio di splendide pinzette per i capezzoli, con pendagli corallo. Poi la invitò ad andare a provarli. Monica sorrise, aveva già capito tutto. Dopo pochi minuti uscì dal camerino con il corsetto addosso  , nuda dalla cintola in giù, con le pinzette in mano. Il commesso strabuzzò gli occhi, la ammirava senza ritegno, e quando Monica gli disse : " Scusa , mi aiuti a mettere le pinzette, non sono capace e mio marito nemmeno " si avvicinò a lei quasi inciampando. Aprì la confezione delle pinzette,  e mentre le applicava ai capezzoli di Monica lei gli tocco il membro, che esplodeva nei calzoni, mentre Giulio andava a chiudere la porta di ingresso. Dopo pochi secondi Monica era appoggiata ad uno scaffale, il ragazzo la stava scopando con energia e vigore giovanili, il preservativo però non lo metteva in condizione di eiaculare , perchè lo inibiva, allora Monica si girò, glielo tolse, si abbassò e gli disse : " ti prego, schizzami in faccia". Mise le labbra sul cazzo del ragazzo e questo con un gemito prolungato esplose nel suo piacere. Giulio era eccitato in modo pazzesco , e mentre lei si rivestiva e puliva dallo sperma le disse: " Andiamo subito a casa, ti voglio, non posso resistere. " infatti non arrivarono " sani e salvi " a casa, perchè dopo averla masturbata a lungo mentre guidava si fermarono in una piazzuola di sosta e scoparono con i camion posteggiati a pochi metri. E Giulio si ricordò di una cosa fatta in passato.