"Sei sempre così scorbutica? Non ti ho chiesto nulla di male stavolta"

"Appunto, stavolta. Hai il mio cellulare o hai intezione di farmi stare qui per tanto? Avrei altro da fare" incrocio le braccia al petto con determinazione.
Ora non ho voglia dei suoi giochetti.

"La seconda opzione" mi prende in giro con un sorrisetto, per poi tornare nella posizione iniziale.

Sbuffo.
L'unica cosa che mi dà soddisfazione è sbuffare in questo momento.
Mi arrendo e mi prendo qualche minuto per osservare l'entrata.
La stanza, in cui si trovano due divani color latte, un tavolino ed una televisione posta su di esso, è di forma quadrata ed è spaziosa.
Alcuni muri sono di color argento e altri sono bianchi.
Senza ombra di dubbio, la signora Wilkinson ha buon gusto.
Alla mia sinistra c'è una porta aperta oltre la quale scorgo una penisola in legno e dietro di quest'ultima un camino in cui il fuoco è acceso, mentre davanti a me le scale, un'altra porta chiusa e quella alla mia destra anche.
Sembra accogliente, eppure l'elemento che crea contrasto in tutto questo è Nate.
Lui è sportivo, non direi mai che questo stile gli sta a genio.

"Vuoi sederti?"

"Va bene" annuisco continuando a guardare i particolari della camera. Sopra la tv, incorniciata di nero, si estende una mensola sopra la quale è presente una fila di cornici e fotografie.
In una c'è un neonato fra le braccia dei genitori, in un'altra due sposi, nella terza due bambini di circa sei o sette anni che si tengono la mano teneramente.
Affianco alle foto ci sono un elefantino intagliato nel legno e un paio di coppe. A malapena intravedo nella targhetta "Primo classificato nella categoria Juniores, Jake Wilkinson" e nell'altra invece "Secondo classificato, concorso regionale in scienze della terra, Nate Wilkinson".
Non pensavo avesse un fratello.
Probabilmente è all'università, sennò l'avrei già visto.
Sul tavolino, oltre alla televisione, sono presenti dei giornali di motocross e di sport estremi mischiati a riviste di cosmetica.

"Come sta Sophy?" Domanda attirando la mia attenzione.
Seduto sull'altro divano, guardo la sua espressione impassibile dopo aver pronunciato quella frase, anche se so che a lui importa veramente della mia amica.

"Tutto okay, credo. Ultimamente è un po' persa nei suoi pensieri, ma per il resto è la solita Sophy che conosci. Perchè?"

"Nulla, era tanto per chiedere" fa spallucce.
"Si è sentita la mia mancanza oggi, immagino

"Non più di tanto"

"Scommetto che tu l'hai sentita, più degli altri" mi punzecchia ridacchiando, ma tossisce subito dopo.

"Sai com'è, se senti di continuo una mosca ronzarti nell'orecchio e poi silenzio tombale noti la differenza"  ribatto.
Accavallo le gambe e lascio che la mia schiena aderisca allo schienale del divano.

"Ti piaccio infondo, ne sono certo"

"No, non mi fai alcun effetto. Assolutamente niente. Preferirei solo che le cose andassero bene, ma a quanto pare ti diverti a complicarmi l'esistenza. Ah, è da un quarto d'ora che sono qui. O mi dai il telefono o -"

Vengo interrotta.

"O cosa? Chiami la mamma? La polizia? Le forze armate?"

"O me ne vado. Facci quello che vuoi, hai rotto" tanto prima o poi cedi.

"Te ne andrai lo stesso, che io te lo dia o no" richiude gli occhi, con le mani dietro la testa e il viso rilassato.

"È ovvio, perchè dovrei restare?"

"Non lo so. Comunque il tuo culo è ancora sul mio divano e la tua lingua lunga ancora qui. E se continuassimo la conversazione, passerebbe più tempo di quello che pensi, senza nemmeno accorgertene"

Il Figlio Dei Miei Vicini Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt