Capitolo 9: The Chamber of the Secrets

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Mi girai guardandolo negli occhi e passando lo sguardo sugli altri due torturatori nervosamente le mani.

"Lo abbiamo ucciso."



Il silenzio calò nuovamente nella stanza, la tensione era così forte che si sarebbe potuta tagliare con la lama di un coltello.

Abbassai lo sguardo incapace di sostenere quello della mia famiglia. Non potevo dire di essere felice di averlo fatto, ma era l'unica soluzione possibile, l'unica fine che Peter Minus si meritava. Non avevo rimpianti: eravamo in guerra, si stava combattendo e lui era di fronte a noi, bacchetta in pugno ed un'espressione terrorizzata in volto. Io ed Harry lo avevamo visto e seguito ed avevamo combattuto, fino a quando non avevamo fatto esplodere la parete dietro di lui, uccidendolo.

"Lo avete..." iniziò Remus esitante distogliendomi dai miei pensieri.

"Non poteva rimanere libero." esclamammo contemporaneamente io e Sirius.

Mi voltai verso il malandrino, stupita che la pensasse come me. Il ragazzo annuì impercettibilmente, come se mi stesse ringraziando per averlo fatto al posto suo, il suo sguardo era carico di dolore e delusione.

"Hanno ragione. Lo avrei fatto anche io per voi." sentenziò James. "Ciò non toglie che non sia felice di ciò che avete fatto."

Soffermai gli occhi qualche istante su mio padre, la sua reazione pacata mi aveva stupita, non credevo rimanesse così impassibile di fronte a ciò che gli avevo detto, soprattutto avendo conosciuto la sua indole. Ad uno sguardo più attento, notai però come i suoi occhi color nocciola guardassero il vuoto, senza soffermarsi su di me ed erano velati da un sottile strato di lacrime contro cui stava combattendo. In quel momento il mio odio nei confronti di Codaliscia aumentò: era nuovamente colpa sua se mio padre stava soffrendo così tanto.

"Non lo sono nemmeno io." ammisi. "Ma come ho già detto andava fatto. E' responsabile per la morte dei miei gen... tua e della mamma, ha risvegliato il signore Oscuro, ha tenuto prigioniero mio fratello e il mio migliore amico, ha..."

Mi fermai di colpo, senza fiato. Presi qualche istante per calmarmi per poi ricominciare a parlare.

"So che non è la stessa persona, so che si potrebbe salvare, redimere, ma non ce la faccio. Se volete salvarlo, dovrete farlo da soli." sussurrai, risedendomi al mio posto con un sospiro.

I tre mi guardarono qualche  istante ed io abbassai lo sguardo sulle mie mani, dove risaltava nuovamente la cicatrice provocata dalle punizioni della Umbridge. Passai il dito su di essa, seguendo le linee della mia calligrafia distrattamente.

"Non mi hai ancora detto perché la tua insegnante ti ha impresso quella cicatrice." disse James pacatamente, era chiaro come stesse cercando un pretesto per cambiare argomento.

"Voldemort era tornato, ma il Ministero faceva di tutto affinché non si venisse a sapere la verità. C'era questa professoressa, Dolores Umbridge, entrata ad Hogwarts durante il mio quinto anno per volere del ministro in persona. Lei non voleva che si contraddicesse il ministero mentre io, come altri, volevo si sapesse la verità e questa è la punizione." dissi sarcastica "'Non deve dire bugie, signorina Potter'" dissi imitando la voce stridula della donna, quasi sorridendo al ricordo dei piani che io e mio fratello escogitavamo assieme a Ron, Hermione, Fred, George e tutti gli altri contro di lei.

"La conosco, è una donna orribile." disse Remus rabbrividendo "Odia tutti gli ibridi e sembra un rospo."

Ridacchiai.

"Si, è la prima cosa che abbiamo pensato io ed Harry, un rospo con un fiocco in testa."dissi ancora lasciando cadere la frase.

Il silenzio tornò di nuovo sovrano, James continuava a tenere lo sguardo fisso contro il muro dietro di me, così come faceva Sirius. Mi sentii in dovere di parlargli ancora.

A different pastWhere stories live. Discover now