Act 3. You're my Clar(it)y

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Le mani di Jonathan la strinsero contro il suo petto e le esplorarono la schiena, nonostante tutti gli strati stoffa che le dividevano dalla pelle nuda. ‒ Sanno dove sei. ‒ disse. ‒ Ho fatto in modo che lo capissero.

Che lo facesse Jace, vuoi dire. Lo squadrò. Ne comprendeva il motivo e adesso quel sangue sul suo corpo, tre settimane prima, aveva un nuovo significato. Non poteva odiarlo per questo, ma sua madre - la loro madre, anzi - non avrebbe pensato lo stesso. Sperò che non la ritenesse tanto debole da farsi fare il lavaggio del cervello. ‒ Perché non me l'hai detto?

Jonathan sorrise. ‒ Non mi sembrava importante e tu non ne hai mai parlato.

Clary gli morse piano le labbra. ‒ Ero piuttosto impegnata a convincerti a non distruggere il mondo. ‒ Lo baciò a stampo. ‒ E mi piacerebbe credere di essere riuscita.

Jonathan le accarezzò il viso. Le spostò indietro i capelli e le sfiorò le guance con i pollici. ‒ Lo hai fatto. ‒ le assicurò. ‒ Ma non verrò con te ad Alicante.

Il cuore di Clary saltò più di un battito e partì al galoppo. La bocca si inaridì.

‒ Tornare significherebbe rinunciare a te e non posso accettarlo. ‒ Fece un passo indietro. ‒ Perciò, lascio a te la scelta. ‒ Si umettò le labbra. ‒ Puoi tornare ad Alicante e dimenticarmi, oppure venire con me.

Clary si tormentò le mani. ‒ Vuoi dire non vederli mai più?

Jonathan le sfiorò le spalle, la schiena e la vita. Scosse la testa. ‒ Saranno i benvenuti ovunque tu voglia, ma solo se non tenteranno di allontanarti da me.

Un sorriso leggero illuminò le labbra della ragazza. Lo abbracciò e lo baciò come non aveva mai fatto nemmeno con Jace. ‒ Non lo faranno, anche perché non servirebbe. ‒ promise. Si arrotolò una ciocca candida intorno alle dita e gli leccò le labbra.

Lui la trascinò nell'ennesimo bacio e si insinuò sotto il giaccone. ‒ Bene. ‒ sussurrò. ‒ Con l'eredità che ci resta possiamo fare quello che vogliamo. Qualsiasi cosa.

Clary mugugnò e tamburellò sulla sua pelle. ‒ Va bene, allora ecco la mia proposta. ‒ Prese un respiro profondo. ‒ Andiamo da qualche parte, dove ti pare, e viviamo un paio d'anni da mondani. Semmai dovessi annoiarti, possiamo sempre andare a caccia di demoni.

I suoi occhi la inchiodarono. ‒ Dubito che con te accanto avrò tempo di annoiarmi. ‒ sussurrò. Le accarezzò la pelle nuda e bollente. ‒ Se è questo che vuoi, faremo un tentativo.

Clary sussultò, ma non si ritrasse. Annuì e si appoggiò al suo petto. ‒ Dovremmo scendere. ‒ sussurrò, rossa in viso.

Jonathan la baciò a stampo e si sforzò di lasciarla andare per chiamare l'ascensore.


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Pont d'Iéna tagliava in due la Senna senza specchiarsi in essa.

Clary, avvolta dal braccio di Jonathan, studiò le luci che lottavano sul pelo dell'acqua nera. Perché è così difficile dirlo? Non avrebbe dovuto esitare. Il momento era perfetto e forse lui se lo aspettava anche. Aveva sprecato l'occasione giusta e chissà quando ce ne sarebbe stata un'altra. Ingoiò un sospiro. Non poteva dirglielo così, a casaccio. Ricambiò la stretta e sbirciò verso il suo profilo. Magari sarebbe riuscita a riprendere il discorso e a dimostrargli di non essere un totale disastro. O forse no.

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