Act 3. You're my Clar(it)y

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If our love is tragedy, why are you my remedy? 
If our love's insanity, why are you my clarity?

~ Zedd, Clarity

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Parigi era bellissima. La Senna luccicava come la Via Lattea e sorrideva a quanti l'ammiravano dalla Tour Eiffel. Il profilo di Notre-Dame attirava l'occhio con la sua lunga navata ammantata di luci.

Appoggiata al parapetto della torre, Clary socchiuse gli occhi. Suoni e colori le solleticavano i sensi, ma non riuscivano a farle dimenticare la presenza del ragazzo biondo al suo fianco. Il suo calore, così vicino, sembrava non aspettare altro che ustionarle la pelle. C'era una sorta di giustizia poetica nell'essere lì, si disse. Tutto era cominciato non distante da dov'erano in quel momento e l'odore di canale era quasi lo stesso di un mese prima, nella casa di Amatis. Era come un cerchio che si chiudeva. Sorrise.

‒ A che pensi? ‒ La voce di Jonathan la riscosse e le sue braccia calde la rinchiusero in un abbraccio che da troppo tempo la faceva tremare nel profondo.

‒ A tutto e a niente. ‒ rispose. Lo stomaco si accartocciò e si contorse. Lo aveva tenuto sulla corda fino a quel momento, ma era la prima a non tollerarlo più. Ci erano andati vicino così tante volte che ancora non riusciva a spiegarsi come avesse potuto resistergli.

Le labbra del ragazzo stamparono un bacio sul suo collo, sotto l'orecchio, e sorrisero. ‒ A me? ‒ Il tono era dolce, ridente, vivo.

Clary si appoggiò con la schiena al suo petto e gli accarezzò il dorso delle mani. ‒ Anche.

Jonathan ricambiò la stretta e respirò il suo profumo. Le baciò la guancia, la mandibola e la pelle sotto l'orecchio. ‒ E a che altro?

A come dirti addio. Si morse il labbro inferiore fino a strapparne la pelle secca. ‒ Al tempo che abbiamo passato insieme. ‒ Deglutì. ‒ Sono scomparsa all'improvviso e la mia famiglia sarà di sicuro preoccupata per me. ‒ Si voltò e appoggiò le mani sulle sue spalle. ‒ Devo tornare da loro.

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