3 - Il contatto

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Ero preoccupata di dover trasportare la pesante radiotrasmittente su per la ripida scala e attraverso la botola, per portarla in solaio, dove avevo visto papà usarla per l'ultima volta. All'epoca utilizzavamo un collegamento di fortuna con l'antenna esterna, ma i miei genitori avevano pensato a tutto. Avevano fatto arrivare i cavi fino al nostro rifugio segreto, che io e la nonna incominciammo a chiamare "l'emporio", data la somiglianza con i negozi dove potevi trovare ogni genere di prodotti, dalle caramelle al diserbante.

Nel nostro c'era di tutto, anche per connettere le varie apparecchiature. Collegamenti per il satellite e per internet, cavi della corrente e dell'antenna per la ricetrasmittente, che riconobbi e allacciai. Lo stesso feci con la presa elettrica.

Mentre armeggiavo per preparare l'attrezzatura, mi cadde l'occhio su una cassa di legno appoggiata su un ripiano, con su scritto "hard disk - backup computer". Capii subito cosa conteneva. Avevo visto così spesso papà lavorare all'archiviazione delle fotografie dei nostri viaggi da sapere bene che lì erano custoditi, gelosamente, i suoi ricordi più cari. Lui e la mamma erano due scienziati, ma avevano messo la famiglia al primo posto, anche in quelle piccole cose. Pensare che le nostre immagini fossero conservate lì, assieme a quanto c'era di più prezioso per la sopravvivenza, mi fece salire un nodo alla gola e dovetti girarmi per non far scorgere alla nonna gli occhi lucidi. Non era il momento di farsi vedere troppo sentimentale e debole. La situazione era difficile e volevo a tutti i costi esserne all'altezza.

Così mi sedetti davanti alla radio trasmittente e la accesi.

"Funziona, nonna!"

Piena com'era di lucette e leve dall'aspetto antiquato, la radio sembrava un vecchio registratore a cassette, più che uno strumento per sondare l'etere in cerca di informazioni vitali. Per consentire la ricezione del segnale di altri radioamatori, l'apparecchio disponeva di un visore luminoso, con l'indicazione del numero dei canali, e di un quadrante munito di lancetta, che si spostava a seconda della qualità della trasmissione ricevuta, permettendo una migliore sintonia.

Ruotando la manopola delle frequenze, percorsi tutto lo spettro nelle onde corte, quelle usate comunemente sulle brevi distanze. Ma nulla. La lancetta rimase abbassata e la radio produsse solo qualche crepitio e scarica elettrostatica, senza rilevare alcun segnale. Nessuno sembrava trasmettere nelle vicinanze.

Interrogai la nonna con lo sguardo. Stavo già iniziando a sentire lo sconforto serrarmi la gola. La nonna mi fece un gesto con la mano, per farmi proseguire.

"Prova un'altra banda, Jenna. Non mi aspettavo di trovare le trasmissioni dei camionisti che normalmente passano di qui. Ricorda che tutti gli apparecchi elettronici che si trovavano all'aperto saranno stati sicuramente danneggiati, se di tempesta elettromagnetica si è trattato. Solo gli strumenti semplici e ben protetti sottoterra, come questo, possono superare senza danni un tale disastro."

"Ma allora tu sei convinta che sia questa la causa di tutto? Quello che mamma e papà temevano accadesse?"

"Proprio così. I tuoi genitori sapevano il fatto loro, ne sono sempre stata convinta. Nel programma spaziale della NASA si occupavano del monitoraggio delle tempeste solari. In pratica osservavano le eruzioni sulla superficie della nostra stella per prevedere i rischi che la terra avrebbe corso al verificarsi di un fenomeno intenso come i più forti del passato. Studiarono a lungo il più potente che si ricordi, noto come Evento di Carrington. La tempesta elettromagnetica che lo seguì causò un guasto alle linee del telegrafo che durò due settimane, a metà dell'Ottocento. Il guaio è che oggi siamo molto più dipendenti di allora dalla corrente e dall'elettronica. Le conseguenze potrebbero essere molto peggiori."

"Quindi sarebbe una tempesta magnetica ad aver bloccato il motore dello scuolabus e l'impianto elettrico della casa?"

"Non della casa, Jenna. Di St. Olive. Forse dell'Illinois o dell'intero Paese, se le cose stanno come temo. I tuoi genitori si erano resi conto che il pericolo era reale. Alcune ricerche dimostravano che un fenomeno particolarmente forte poteva mettere fuori uso i componenti elettronici presenti nella gran parte delle macchine di uso comune e anche le centrali elettriche."

"Non posso credere che questo stia succedendo là fuori... Se tutti i motori e i comandi si sono bloccati contemporaneamente, di sicuro c'era chi viaggiava in autostrada, quando è accaduto, aerei in volo e treni in corsa... Come è successo qui da noi. Mio Dio!"

"Proprio così, Jenna. La situazione sembra decisamente grave. E dobbiamo essere preparate a tutto. Ma non farti prendere dal panico. Noi possiamo affrontare la situazione meglio di chiunque altro. Tua madre era ossessionata dal rischio di questa catastrofe, ma nessuno aveva voluto ascoltarla a Houston, tranne tuo padre. Le dicevano che un evento del genere aveva probabilità minime di accadere. Ne aveva parlato anche con un amico giornalista, ma alla fine anche lui non aveva voluto esporsi e andare contro la comunità scientifica, che era scettica. Così lei aveva deciso di pensare a voi, alla sua famiglia. Oltre a fare grandi scorte di cibo e acqua, aveva rastrellato in giro vecchi apparecchi che funzionassero con semplici componenti elettrici, senza parti elettroniche. E comunque molte cose, soprattutto quelle che erano necessariamente più moderne, sono custodite da allora qui nel rifugio sotterraneo, dove le onde elettromagnetiche non potevano arrivare tanto facilmente."

"Ecco perché tutta quella roba è sepolta sotto la casa. Ma perché tutta questa segretezza?"

"Ripensa a quello che è successo a Mr. Jenkins e moltiplica tutto per mille o per centomila, forse. Se le cose stanno come sospetto io, e vorrei tanto sbagliarmi, non sarà una passeggiata, credimi. Intorno a noi potrebbero trovarsi milioni di persone che cercano di svegliarsi dal più terribile degli incubi, senza però riuscirci", disse con tono tetro. Poi riprese a parlare con il consueto entusiasmo. "Proviamo a far funzionare quella vecchia radio. È ora di capire perché non c'è più una macchina in circolazione sulla Route 66. Ti sei accorta che il rombo di motori e gomme che sentiamo di solito in sottofondo è scomparso? È da quando sei tornata che non passa un'auto. E questo non fa che confermare i miei peggiori sospetti."

Mi resi conto che la nonna aveva ragione. Era il genere di catastrofe naturale che non causava direttamente morti o feriti, come un uragano o uno tsunami, ma che poteva provocarne più di ogni altra, per la nostra dipendenza dalla tecnologia.

Iniziavo a guardare Elsa con occhi diversi, perché mi sorprendeva continuamente per le sue conoscenze. Non mi sembrava più tanto strano che sua figlia fosse diventata una nota scienziata. Se questa era la sua anziana mamma...

"L'ideale sarebbe trovare altri apocalittici, organizzati come mamma e papà. Pensi che sia possibile?"

"È proprio quello che voglio scoprire insieme a te. Nel 2012 c'erano tante persone preoccupate per la fine del mondo. C'erano antiche profezie, il calendario Maya e vari santoni che predicavano l'arrivo dell'apocalisse in quell'anno. Non so quanti libri siano stati scritti su quell'argomento. Tu eri piccola, magari non te ne sei resa conto. Lo prendevi un po' come un gioco... Noi dobbiamo cercare di creare un contatto con quelli che si erano attrezzati all'epoca e che hanno dimenticato le apparecchiature elettroniche in qualche cantina, per tutti questi anni. Probabilmente ora sono andati a rispolverarle, proprio come noi. Sono convinta che anche loro adesso saranno in ascolto, per avere notizie e trovare conforto."

"Giusto, nonna. Cerchiamo sulle trasmissioni a maggiore distanza. Provo con le onde lunghe."

Non fu un lavoro semplice. Cambiai più e più volte le frequenze, percorrendo da cima a fondo tutta la scala, sempre spronata a continuare dalla nonna. Rimasi in ascolto per il resto della mattina e, dopo ore di insuccessi, ero profondamente delusa e frustrata, desiderosa solo di rintanarmi in un angolo, libera di disperarmi e di rimpiangere la mia banale quotidianità.

Alla fine, però, la nostra perseveranza fu premiata. Fra le scariche riuscimmo a udire una voce umana. Qualcuno stava trasmettendo e sembrava che si trattasse di un uomo di una certa età. Purtroppo, già le prime parole che udimmo ci fecero precipitare in un profondo stato di angoscia, dal quale non fu facile liberarci.

Che Dio ci assista.    

Operazione Carrington - Primi capitoliTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon