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Pioveva a dirotto.
Quasi non vedevo al di là del mio naso per quanto era fitta la pioggia.
Mi rannicchiai sul davanzale della finestra della mia camera.
Indossavo la maglietta di mio padre.
Quell enorme tessuto nero mi copriva interamente.
Le gocce scendevano caute sul vetro e non mi restava che immaginare che fosse una gara in corso.
La più piccola era la più astuta.
Passava sopra alle altre e si materializzava con largo vantaggio dinnanzi a loro.
Bussarono alla porta.
Non volevo andare ad aprire.
Mi sarei persa la corsa.
Continuarono a bussare sempre più forte così decisi di dirigermi all'uscio.
"REB?!"
"Pensavo davvero che non ti avrei trovata???"
Aveva il viso paonazzo e i vestiti zuppi, ma era comunque bellissima.
"Non dovevi venire a cercarmi Rebecca.."
"Ormai sono qui." Continuò lei. "Quindi?che si fa? Cerchiamo un lavoro?"
La guardai con aria confusa.
"Cerchiamo?"
Mi indicò un grosso borsone dietro alla porta.
"Cerchiamo."
Scoppiai a piangere tra le braccia di Rebecca.
"Inutile piangere. Non era vita."
Mi asciugo le lacrime con la manica del suo cardigan color nocciola che si macchiò di mascara.
Sorrise e lo feci anche io.
Con lei ero un'altra persona.
Completamente diversa.
Non mi sentivo persa, è sempre stato così.
Mi riavviai i capelli dietro alle orecchie e andammo a fare colazione nel bar della strada accanto.

Io,loro e il sessoWhere stories live. Discover now