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La sua mano si fece strada passando sul mio fianco, fino ad arrivare sotto la gonna.
Con l'altra teneva il tessuto del mio vestito, dietro alla schiena, mi spingeva sempre più forte contro il suo corpo.
Con tutta la forza delle sue braccia mi tirò su, le mie gambe intorno alla sua vita, il suo respiro sul collo, la sua mano sul mio seno.
Su staccò da me e mi fece tornare con i piedi per terra. Mi feci scappare un piccolo mugulio che venne subito interrotto dalla sua lingua nella mia bocca. Mi trascinò verso la scrivania.
Mi fece sdraiare lì, dove ieri c'era quella pila di fogli con tutte quelle cifre stampate sopra. Assorta nei miei stupidi pensieri futili non mi accorsi di essere completamente nuda. Cercai di coprire le mie zone critiche piene di smagliature, ma lui con decisione mi tolse le mani e bacio ogni millimetro del mio corpo e scivolò giù, proprio sul mio punto più sensibile.
Sentii la sua calda lingua contro di me, mi bagnai in un attimo.
Ogni suo movimento mi provocava piccole scosse, inutile dire che non riuscii a stare zitta. Le mie dita scivolarono tra i suoi capelli mori e arruffati. Mi spingevo verso di lui, sempre di più, ne volevo ancora, speravo non smettesse.
Si tolse di scatto, mi fece mettere in piedi e con un gesto deciso mi girò e mi fece piegare sulla scrivania ancora calda.
"Non farò piano piccola."
Quelle parole mi eccitarono ancora di più.
Riuscii solo a sorridere.
Lo sentii entrare dentro di me, iniziarono a risalirmi i brividi lungo la schiena.
Uno schiaffo, caldo e violento sul gluteo mi riportò alla realtà, ne volevo di più.
"Dovrai ingoiarmi."
Le sue mani che stringevano i miei capelli ricaduti sulla schiena.
Buttò la testa all'indietro, sapevo che stava per raggiungere il culmine.
Lo scansai e subito gli feci sentire le mie labbra calde intorno al suo punto più sensibile.
Lo sentii blaterare, non gli diedi peso e continuai a succhiare fino a sentire il suo liquido sulla mia lingua.
Gli lasciai qualche attimo per riprendersi e mi rialzai.
Feci per rivestirmi ma mi bloccò.
"Non abbiamo finito."
Mi fece sedere sulla sua sedia, a gambe aperte. Raggiunsi l'apice pochi minuti dopo, proprio nella sua bocca.
Mi sentii appagata.
Mentre mi rivestivo ero confusa. Cosa dovrei dirgli?
Fortunatamente pensò lui come rompere il silenzio nella stanza.
"Non mi era mai successo. È stato così naturale."
"Già.."
Già? Davvero ho risposto così?
"Va tutto bene?"
"Tutto bene."
Ma che mi prende? È stato bellissimo, idilliaco. Non posso sentirmi in colpa. O forse sì? No. Non posso. Devo pensare a me stessa. Rebe sarà furiosa ma se ne farà una ragione.
"Ilaria?"
Non mi ero resa conto che mi stesse parlando, ero troppo concentrata a pensare ad altro.
"Scusami.. è così strano, fino a ieri stavo per firmare un contratto e oggi questo..non so nemmeno come ti chiami!"
Mi resi conto di averlo detto con troppa cattiveria.. però davvero, come cazzo si chiama?
"Hai ragione.. forse è stato un errore.."
Mi sentii morire, perché l'avrei rifatto subito senza pensarci, e per lui è stato un errore?
"È stato un errore non presentarmi prima di scoparti."
Un sentore di calma si fece strada dentro di me.
"Black, come datore di lavoro. Jason per gli amici."
"E io come dovrei chiamarti?"
"Non ti darò neanche il tempo di pronunciare il mio nome d'ora in poi, avrai solo il tempo di ansimare."
Mi baciò, un bacio più sensibile dei precedenti, quasi romantico.
Prendemmo un caffè e uscii dall'ufficio.
"Ti scrivo più tardi." disse con voce ferma.
Confusa, appagata, impaurita.
Tornai a casa con mille domande in testa e una pila di curriculum stropicciata.

Io,loro e il sessoWhere stories live. Discover now