Capitolo 3 - Punizione Divina

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Desirée chiamò con il suo cellulare tempestato di diamanti lo Squadrone Olimpo, il team che si occupava di ripulire i disastri in giro per Freyerville, che andava nelle missioni più toste e pericolose, che firmava autografi per i fan adoranti...
In sostanza, lo Squadrone Olimpo era il team di maghi più popolare di tutto lo Utah (e anche di alcune parti del Nevada). I suoi membri erano praticamente gli dèi di Freyerville, tanto erano venerati. Stranamente, nessuno trovava irritante che i membri fossero esclusivamente maschi. E che le loro uniformi fossero di gran lunga più eroiche di quelle delle ragazze.
Sedare l' Eriopide fu difficile visto che la sola presenza di Desirée lo metteva a disagio, per cui l'operazione richiese una buona mezz'ora. Ovviamente tutto il merito se lo prese lei. Winter non ne era felice, ma ci era abituata. Tanto veniva pagata comunque.
Alcuni dei componenti dello Squadrone Olimpo si avvicinarono alle ragazze.
C'erano Hunter Davies, il Dongiovanni di Freyerville che ci provava con chiunque, Maui Baxter, robusto e silenzioso, e persino Lewis Garcia.
Lewis con ogni probabilità avrebbe stravinto contro Edward Cullen in una gara di bellezza all'ultimo sangue. Aveva i capelli dello stesso colore del cioccolato fuso e i suoi occhi viola -viola per davvero- avrebbero potuto purificare l'anima di qualcuno da tutti i peccati commessi in vita. Era arrivato dall'Argentina tre anni prima e aveva subito conquistato il cuore di ogni ragazza Freyervilliana. Persino quello di Winter (e quelli di qualche ragazzo). L'aveva ammesso a sé stessa qualche giorno dopo la fine della scuola. Il giovane Garcia aveva lo stesso taglio di Haku di "La città incantata", anche se un po' più ondulato. Di solito a Winter non piacevano i ragazzi con quel taglio, ma su di lui stava bene. Fu allora che Winter si rese conto di aver perso la battaglia. Quando un taglio che detesti sta bene a una persona in particolare è la fine. Ricordatevelo sempre, cari interlocutori.
- Buongiorno, madamigelle! - annunciò Hunter. -Avete avuto problemi con quel malvivente?-
-No, Hunter! Ovviamente c'ero io a dare una mano a Irina e a...ehm...Winnie!-. Desirée sbagliava sempre il soprannome della sua compagna di squadra. Ormai lei non aveva neanche più la forza di correggerla.
-Ora scusatemi, ma devo riferire alcuni dettagli a mio padre. Bye bye!-.
Appena la ragazza si allontanò, Hunter sussurrò a Winter:- Noi sappiamo come è andata! Irina ci ha detto tutto!-
Winter guardò con riconoscenza la ragazza europea, seduta su una panchina a parlare con Maui. In realtà non stavano "parlando", ciononostante sembrava che stessero avendo una conversazione alquanto stimolante nel loro silenzio.
- Sei stata grande!- subentrò Lewis - La tecnica che hai usato era la Caduta del Fulmine Azzurro, vero? In circostanze normali, occorrono mesi di pratica per impararla!-. Dopo aver detto questo, posò la mano sulla spalla di Winter, causando una rivoluzione emotiva negli antri più remoti del suo essere. Oh, cribbio!, urlò nella sua testa, Dì qualcosa Winter, qualcosa di figo!
-Eehh...In realtà ho solo seguito l'istinto...È stato tutto piuttosto inaspettato...-.
Si diede un facepalm mentale. Perché ogni volta che gli parlava doveva fare una pausa ad ogni frase!?
-Beh, Winter...- continuò Lewis - Se si venisse a sapere potresti essere reclutata dalle Accademie magiche più importante del Paese! Molto meglio della Providence!-.
-Ehm, in effetti stavo pensando di unirmi alla Herbert Academy o al Villaggio Estivo Magico di Konoha...- (pausa) -...Quale dei due suona più impressionante?...Forse quello con cui si guadagna di più...-.
- Recluta Fletcherman!- . Winter riconobbe quella voce. Era il padre di Desirée, il direttore della Providence e allenatore personale dell'Olimpo. -Mi è parso di sentire che lei ha eseguito la tecnica della Caduta del Fulmine Azzurro!-. La ragazza non seppe che dire. -Ehm...sì?-. Tre secondi dopo, il signor Nelson si congratulò con Winter e la nominò Capo Assoluto dei Team della Providence. Nah, scherzo. Però ammettete che per un mezzo secondo ci avete creduto!
-VUOLE FORSE DIRE CHE LEI SPIA GLI ALLENAMENTI DELLO SQUADRONE OLIMPO!? CREDE FORSE CHE UNA RAGAZZA SARÀ MAI IN GRADO DI SUPERARE UN MEMBRO DELL'OLIMPO!?-
-V-veramente...-

Il signor Nelson assegnò a Winter non solo due ore di punizione per aver eseguito un Incantesimo vietato alle ragazze, ma anche un'ora bonus per aver lasciato infrangere il suo Precisatore. La punizione consisteva nel pulire tutte e due le aule di Teoria della Magia della Scuola Providence insieme all'atrio dell'edificio. L'aula maschile non fu molto difficile da pulire, ma quella femminile...
Winter non frequentava l'aula di Teoria della Magia perché era solo una Ragazza Magica part-time. Ma Desirée andava tre volte a settimana in quella saletta, per tutto l'anno. E lei era quel tipo di persona che peggiorava la sua salute dentale con della gomma da masticare alla fragola, che poi veniva attaccata sotto il suo banco. O sotto la cattedra degli insegnanti. O su qualsiasi superficie orizzontale nascosta. Winter doveva staccarle utilizzando una specie di coltellino. Quelle dure erano facili da togliere. Erano quelle ancora gommose a essere veramente dure.
Nella testa le rimbombavano ancora le parole di Vlad. Se davvero era convinto che una femmina non fosse abbastanza forte per padroneggiare un Incantesimo da Combattimento si sbagliava di grosso! Lei ci era riuscita e c'erano delle persone che ci credevano, quindi pace fatta. Ma chi appiccicherebbe mai una gomma sotto una sedia!? Dopo aver litigato un altro po' con quell'ultimo residuo dolciastro, alla fine si arrese e decise di andare a lavare il pavimento dell'atrio. Peccato che ci fosse qualcun altro al posto suo.
Era un ragazzo che Winter non conosceva, ma era quasi sicura di averlo visto tra le reclute dell'Olimpo. Aveva la pelle piuttosto scura, ma aveva i capelli bianchi. Avere caratteristiche fisiche insolite è piuttosto comune tra i Dotati. A guardarlo bene, aveva la stessa altezza di Winter, quindi non era molto slanciato. Indossava una camicia di flanella rossa sbottonata, un paio di jeans e...
-Non. Può. Essere. Quella è una maglietta di " Infinity Falls "?- esclamò Winter. Quel cartone era la sua serie preferita!
- Wow, piace anche a te? - disse il ragazzo. Mentre si girava, Winter notò che aveva l'apparecchio ai denti e i suoi occhi erano di colore diverso. Uno verde e l'altro blu chiaro, per la precisione.
-Sul serio, credevo di essere l'unico in tutta Freyerville che guarda Infinity Falls!-
-A quanto pare ti sbagliavi!- annunciò Winter, tutta allegra. -Dove hai trovato la maglietta con la Ruota di Jill? Credevo le avessero esaurite!-
-Beh, mio cugino ha un paio di conoscenze su Internet ed è ruscito a farsela avere...- continuò lui.
-Beh, non sei il solo ad avere ottimo merchandise, amico mio...- bisbigliò Winter con fare misterioso, per poi voltarsi di spalle. - Guarda un po' qui!-
Sul retro del suo felpone oversize bu c'era ricamato un logo che il ragazzo riconobbe all'istante. -Caspita! Quello è forse il logo di "Steven Galaxy"?- . Si avvicinò per ammirarlo meglio.
-Sembra addirittura cucito a mano!-
-È così, in effetti. L'ho fatto io stessa, anche se non sono molto brava a cucire...-
-Come "non sei brava a cucire"?- si sorprese lui -È un lavoro fantastico! Potresti metterlo in commercio!-
- Nah, ormai ci sono troppo affezionata. E poi non riuscirei mai a farne un altro, sono troppo pigra...- aggiunse con un pochino di autocommiserazione.
-Comunque il mio nome è Ashkii Turner, ma puoi chiamarmi Ash- si presentò il ragazzo.
-Winter Fletcherman, anche se è solo un soprannome.-
-Per quale motivo ti chiamano Winter?- si incuriosì Ash.
-Ah...non sei di qui, vero?-
-No, mi sono trasferito a Freyerville una ventina di giorni fa, perché me lo chiedi?-
-Perché qui chiunque conosce il motivo del mio soprannome...- disse lei, confortata che ci fosse qualcuno al mondo che non lo sapesse.
- Se dici così, mi viene la voglia di sentirlo!- rise Ash.
-Te lo dirò solo se diventeremo ottimi amici!- lo canzonò lei.
Andarono avanti così per un po'. Winter non aveva amici dall'asilo. Sembra un po' banale, ma era la verità. Forse era perché non si vestiva di rosa e non le piacevano le serie di ragazze che vanno ad uno strano studio di musica per poi innamorarsi di due ragazzi simultaneamente così da creare una shipping-war, oppure perché indossava degli occhiali spessissimi da quando aveva tre anni. Fatto sta che Winter non dimenticò mai quel pomeriggio. Non dimenticò mai tutti gli angoli invasi dalla polvere che pulì insieme ad Ash, tutte le conversazioni che misero in piedi mentre spalmavano il pavimento dell'atrio di cera, il tragitto verso il minimarket per riprendere la busta della spesa che aveva lasciato lì e neanche la canzone che cantarono mentre il ragazzo la accompagnava a casa sua ("I'm gonna be" dei Proclaimers, giusto perché Winter ci tiene molto che io lo scriva). Scoprì perfino di abitare a solo cinque o sei villette identiche da casa sua!
Winter guardò il cielo. Senza che se ne accorgessero, era già calata la sera. Aveva anche una certa fame. -Beh, Ash...- disse al simpatico ragazzo -È  molto probabile che i miei tenteranno di uccidermi appena varcherò la soglia di casa, ma...Se per qualche colpo di fortuna ne uscissi viva forse potremmo rivederci...?-
Ash sembrava piuttosto confuso. Dopo qualche istante capì ed esclamò:- Oh! V-va bene! Aspetta, se hai un foglietto ci scrivo il mio numero...- .
Dopo averlo scritto sul palmo di Winter (non avevano foglietto a portata di mano) fece per andarsene, ma si fermò dopo quattro o cinque passi. Senza girarsi disse:- Winter? Ti devo dire una cosa.-
-Di che si tratta?- domandò lei.
-Hai presente la vecchia fabbrica di chiodi? Quella che un giorno ha i vetri delle finestre rotti e quello dopo no?-
-Sì, perché?-
-Domani ci possiamo vedere lì? Se ti va ovviamente...-
-Certo! Ma come mai proprio laggiù?-
Silenzio. -Il tramonto è bellissimo da lì...- mugugnò Ash.

Salutato il suo nuovo amico, Winter entrò in casa. Le toccò esibirsi una ramanzina da suo padre su come era stata irresponsabile a finire in punizione e a non mettersi la crema per la sua acne, le lagne di sua madre che non faceva altro che darle della screanzata e i lamenti sommessi di suo fratello riguardo i suoi "poveri e affamati" criceti. Sua sorella minore era l'unica veramente felice di vederla. Per tutto il giorno era stata così sola che, dalla tristezza, non aveva mandato a fuoco nulla. Forse doveva starsene fuori più spesso se aveva esiti tanto positivi.
Per farle imparare la lezione, Agnes non le preparò niente da mangiare. Grazie al cielo aveva sempre un rifornimento di snack sotto il suo letto. Le era rimasto anche un po' di tempo per riguardare l'ultimo episodio di Soragami. Era sempre bello vedere Midori che si ricordava di Sato. Erano motivi del genere che la invogliavano a shippare Satori. Dovette ritrattare i suoi piani: suo fratello aveva alzato il volume dello stereo a livelli supersonici. Winter non aveva nulla contro i "22 Pilots", ma stava giusto pensando di sciogliere tutti i CD di suo fratello Joshua nell'acido muriatico. Joshua Fletcherman non era un vero e proprio "emo", era solo uno che si vestiva di nero e ascoltava musica tosta, ma che acquistava un ché di filosofico se si prestava attenzione ai testi. Non è l'abito a fare il monaco. Winter non era mai stata in una "fase gotica", come si suoi dire, ma immaginava che gli emo avessero ideali migliori di quelli che aveva suo fratello (passare da un modo di vedere la vita ad un altro dando credito agli altri e non a sé stesso).
La ragazza ingoiò l'ultimo marshmallow che le era rimasto e si guardò allo specchio. I suoi capelli ramati le arrivavano al collo, non erano molto femminili (nella foto sopra). Aveva le occhiaie sotto gli occhi blu intenso e i suoi occhiali a montatura rettangolare erano tutti appannati. Li pulì con un lembo del lenzuolo del suo letto. Decise di cambiarsi e di mettersi il suo pigiama per stare più comoda. E così quella giornata era finita in bellezza: aveva guadagnato un nuovo amico e la sua cena consisteva di cibo spazzatura e una lattina di soda. E per di più c'era anche una bella vista dalla finestra della sua camera. Come già detto, Freyerville è una piccola città nel sud dello Utah, che si trovava proprio nel mezzo del deserto. Era quello che Winter riusciva a vedere dalla finestra: oltre altre tre file di villette, si stendeva un deserto vastissimo sotto un cielo stellato. Di inquinamento luminoso neanche se ne parlava laggiù.
Stanca per la lunga giornata, Winter Fletcherman se ne andò a dormire.

Angolo autrice: Hoi!
Anche se non c'entra nulla con la storia, i criceti di Joshua si chiamano Wirt e Greg.

Questo libro non ha sensoWhere stories live. Discover now