Capitolo 9

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 Amber si risvegliò perché qualcuno la stava scuotendo, chiamando ansiosamente il suo nome. Si stropicciò gli occhi, mettendo a fuoco l'uomo che aveva davanti.
-Oh Amber, grazie al cielo stai bene!- l'uomo la strinse forte tra le braccia, trattenendo a forza le lacrime.
Non capiva a cosa si stesse riferendo; si sentiva solo un po' intontita, ma non stava male. Quando si staccò da lui, vide la sua camicia macchiata di rosso; guardò i suoi vestiti, e con orrore si rese conto di essere coperta di sangue dalla testa ai piedi. Alzò lo sguardo terrorizzato sul ragazzo di fronte a lei, con gli occhi gonfi di lacrime; non capiva più niente, non sapeva cosa stesse succedendo.
Lui la tranquillizzò un po', poi si alzò e si allontanò da lei di qualche passo; di nuovo lei abbassò gli occhi su di sé, sulle sue piccole mani da bambina di cinque anni macchiate di rosso, e cercò di capire dove si trovasse. Era in un vicolo cieco di chissà quale grande città; dalla strada arrivavano i rumori del traffico notturno e le forti luci al neon riuscivano a rischiarare appena l'imbocco del viottolo.
A un centinaio di metri da lei, l'uomo si chinò sopra a un ragazzo che non poteva avere più di trent'anni, morto; il suo volto era estremamente pallido, e il suo corpo era pieno di piccoli segni di morsi da cui usciva ancora qualche goccia di sangue che si stava già rapprendendo. Lui gli chiuse gli occhi spalancati ed esaminò la sua bocca, poi tornò dalla bambina tremante che se ne stava seduta sul cemento in mezzo al vicolo.
-Amber, come ci sei finita qui?- le chiese lui, inginocchiandosi di fronte a lei.
Lei scosse la testa con veemenza -Non lo so- rispose un vocetta infantile.
-Ricordi cos'è successo? Chi era quel ragazzo?-.
Di nuovo fece segno di no, poi scoppiò a piangere.

Amber si rizzò a sedere, improvvisamente sveglia e con la fronte imperlata di sudore freddo. Era stato tutto così realistico, tanto che le sembrava di sentire ancora il sapore ferroso e dolce del sangue sulle labbra. Un momento... le sue labbra erano davvero insanguinate! Spalancò gli occhi, sconcertata, e si portò una mano alla bocca; a primo acchito non capì dove si trovasse, poi riconobbe l'interno della roulotte. Provò ad alzarsi, ma si ritrovò ammanettata a una delle pareti; voltandosi, si trovò lo sguardo di Nick puntato addosso.
-L'ho... L'ho fatto, vero?- mormorò, con gli occhi di nuovo verdissimi e pieni di disperazione.
-Se intendi che hai aggredito Monroe, sì, l'hai fatto- rispose lui con tono glaciale.
I suoi occhi si fecero ancora più grandi e si riempirono ulteriormente di paura -Oh no... Di nuovo no...- chinò la testa e iniziò a piangere lacrime silenziose.
Non poteva credere che le fosse successo di nuovo. Pensava di riuscire a resistere, di non commettere più lo stesso errore, ma la parte più oscura aveva preso il sopravvento. E di nuovo non ricordava nulla di quello che era successo, se ne accorgeva quando ormai era tardi.
-Hai condotto questo gioco troppo a lungo- riprese Nick, torreggiando sopra di lei -Ora è il mio momento-.
-Ti dirò tutto ciò che vuoi- replicò lei con un filo di voce -Ma prima voglio solo sapere una cosa: per quanto tempo ho... l'ho morso?- alzò gli occhi per vedere il suo volto nel momento della verità.
-Solo pochi secondi. È riuscito a liberarsi subito di te-.
Amber sospirò -Per fortuna, non l'ho avvelenato-.
-Che intendi dire?- Nick inarcò un sopracciglio.
Lei sospirò di nuovo -E' una storia lunga, ma immagino che tu abbia tutto il tempo del mondo per ascoltarla-.
Lui annuì, sedendosi di fronte a lei.
-Come avrai capito, io non sono umana. Perlomeno, non completamente- iniziò a raccontare -Sono per metà un vampiro, ed è una cosa di cui non mi piace vantarmi. Solo poche persone al mondo lo sanno, e ora tu sei uno di quelli- fece una pausa, aspettandosi un qualche genere di interruzione, ma poi proseguì -Mia madre era rimasta incinta di un suo amico, ma non so per quale ragione si lasciarono. Quando arrivò il momento del parto, lui si fece rivedere, ma era stato trasformato in un vampiro. Quando ero ormai nata, lui la morse, ma il suo veleno non arrivò a me, se non in una piccola parte. Non ho mai conosciuto nessuno dei due, sono entrambi morti quel giorno-
-E tu come fai a sapere queste cose?- le chiese Nick.
-Mi è stato raccontato tutto da Rick. È stato lui ad uccidere i miei genitori, era un cacciatore. Per loro non c'era più niente da fare, ma mi ha preso con sé, insegnandomi quello che sapeva sulla caccia. Voleva che per me ci fosse un altro destino a parte quello da mostro-.
-Beh, questa è davvero bella- commentò cinico lui -Un mostro che caccia i mostri. Ora credo di averle viste tutte-.
-Credi che sia una vita facile la mia?- Amber alzò leggermente la voce, come sempre accadeva quando veniva toccato quel nervo scoperto -Credi che sia facile convivere con questa dipendenza? Credi che mi diverta fare del male?-.
-Dimmelo tu, visto che non hai esitato un secondo ad aggredire il mio amico-.
Lei scosse la testa -Io cerco di trattenermi, ma è più forte di me. Il sangue non umano è come una droga per me: appena ne percepisco l'odore vado fuori di testa. E quando mordo, poi non ricordo più nulla. È come se fossi sotto l'effetto di cocaina o roba del genere-.
-Se davvero non ti piace aggredire la gente, perché non tenti di cambiare vita?- continuò lui, imperterrito.
Amber alzò gli occhi al cielo -Non posso. Non conosco niente al di fuori della caccia- fece una pausa, poi continuò -Non ho nemmeno finito la scuola, ho solo imparato a leggere e a scrivere. Non potrei fare nient'altro della mia vita. E ho anche tentato di uccidermi, a quindici anni-.
Nick la guardò attentamente, soprattutto i polsi, ma non vide niente di ciò che cercava -Non hai nemmeno una cicatrice. Mi riesce difficile crederti-.
Con la mano libera, lei si tirò su leggermente i jeans che portava, scoprendo metà della coscia su cui si vedevano chiaramente i segni bianchi delle ferite -Chi si taglia i polsi vuole essere salvato- riprese lei con un sospiro -Se vuoi davvero ucciderti, devi colpire l'arteria femorale. Nel giro di pochi minuti sei già nell'aldilà-.
Nick rimase a fissare quei segni per parecchi istanti, cercando di contarli, ma era quasi impossibile, dal momento che si accavallavano uno sull'altro in una rete di sofferenza -Però tu sei ancora qui- disse infine.
-Ero morta, sai? C'ero riuscita. Ma Rick ha venduto la sua anima per farmi vivere. Sul suo letto di morte gli ho promesso che non l'avrei più fatto, e ho intenzione di mantenere quella promessa. È stato la cosa più vicina a un padre che abbia mai avuto, non potrei mai tradire la sua memoria- il suo sguardo vagò per un momento nel passato, in cerca di quell'uomo che l'aveva tenuta con sé nonostante fosse una sconosciuta, poi abbassò gli occhi.
Nick rimase pensieroso al sentire quelle parole; per quanto tutta la vicenda potesse sembrare assurda, le credeva. Non era possibile che si fosse inventata tutto su due piedi, qualcosa di vero doveva pur esserci. Magari la storia che era morta e tornata in vita era un tantino esagerata, ma in fondo ci credeva. D'altronde, lui vedeva cose assurde ogni giorno, e quella non poteva essere che una di tante altre.
-Tu sei fortunato- fece a un certo punto la voce di Amber in un sussurro.
-Che vuoi dire?- le chiese lui, sorpreso.
-Hai tutto ciò che una persona può desiderare. Hai un lavoro che hai scelto tu, una casa, una donna che ti ama. Decidi tu per te stesso, sei tu il creatore del tuo destino- sospirò -Io non ho niente, vivo con quello che trovo, sono vittima di me stessa-.
-Juliette non si ricorda di me- confessò lui, appoggiandosi alla parete dietro di lui -Non ricorda nulla di tutto quello che abbiamo passato insieme-.
-Noi cacciatori siamo condannati a una vita di solitudine-.
-Io sono un Grimm- la corresse lui.
-Come ti pare- Amber fece un gesto per dire che non era importante -Grimm o cacciatori, questo è il nostro destino. Nella nostra esistenza non c'è spazio per una famiglia o per gli amici, ci renderebbero troppo vulnerabili. Sarebbero il nostro punto debole, e quelli a cui diamo la caccia non aspettano altro. La nostra vita è fatta solo di caccia e solitudine, niente di più-.
Nick ripensò a sua zia Marie, di come gli avesse intimato di lasciare Juliette per salvarla, e a quella notte uggiosa in cui aveva tentato di spiegare alla sua ragazza di cose fosse in realtà. Era stato anche per quello che lei si era allontanata da lui, credendolo pazzo, e Adalind aveva colto l'occasione per mettere in atto la sua vendetta.
Amber aveva ragione; se non ci fosse stata Juliette come bersaglio, forse Adalind si sarebbe scagliata direttamente contro di lui. Dopotutto, Amber non era poi così un mostro.  

Il Grimm e la CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora