Capitolo 8

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 Nick e Hank erano rimasti basiti per quello che era successo; era accaduto tutto talmente in fretta che quando avevano finalmente realizzato ciò che era avvenuto era ormai tutto finito. Ora erano entrambi in piedi, con le pistole in mano, senza sapere cosa fare; Monroe era ancora steso a terra e si teneva il braccio ferito, mentre Amber era ancora priva di sensi, con le labbra velate di sangue che pian piano diventava sempre più scuro.
-Monroe, stai bene?- il primo a riscuotersi fu Nick che si avvicinò all'amico con il volto trasfigurato da Blutbad.
Lentamente il dolore iniziò a diminuire, così come il sangue che usciva dalla ferita; quando il peggio fu passato, il suo viso tornò ad essere quello solito, quello umano.
-Quella... Quella è pazza!- esclamò Monroe appena riuscì a parlare -Che razza di ragazze frequenti?!-.
-E' una lunga storia- replicò Nick, anche perché lui ne sapeva almeno quanto lui riguardo ad Amber -E' meglio se ti fai vedere, non vorrei che fosse una cosa grave-.
-Non ti preoccupare- l'uomo si rialzò appoggiandosi alla parete -Credo che andrò fino al negozio, dovrei avere qualcosa per curarmi-.
-Ti accompagno io- si offrì Hank, sorreggendolo -Tu che fai Nick?-.
-E' ora di avere qualche spiegazione- fece lui, deciso, guardando il corpo della ragazza inerte steso sul pavimento.
-Stai attento- lo mise in guardia il collega, uscendo -Potrebbe essere pericolosa-.
L'altro fece un cenno per allontanare quel pensiero -Ho un armadietto pieno di armi. So come difendermi-.
I due uomini lo guardarono per un secondo prima di chiudere la porta della roulotte, poi si decisero ad andarsene; Nick era un Grimm, sicuramente se la sarebbe cavata anche contro una svitata come quella.
Appena si richiuse la porta, Nick si passò una mano tra i capelli; che doveva fare con Amber? Aveva assolutamente bisogno che lei svelasse tutte le sue carte, non poteva continuare a mentirgli. Era pericolosa, per se stessa e per gli altri, e non poteva lasciare che lo prendesse alla sprovvista. Perciò, prese le manette e l'ammanettò a una solida maniglia fissata alla parete, dopodiché si lasciò cadere su una sedia. Riflesse per qualche minuto, ma poi tornò alla consultazione dei suoi libri; avrebbe aspettato finché lei non si fosse svegliata. Aveva pensato di tirarle addosso una secchiata d'acqua fredda, ma come poteva sapere che era tornata in sé? Aveva visto coi suoi occhi con che velocità era riuscita ad atterrare uno come Monroe. Certo, c'era stato anche l'elemento della sorpresa, ma per qualche secondo era riuscita a tenere il sopravvento su un Blutbad accecato dalla rabbia e dal dolore, e non era cosa da tutti.
Sospirando, riprese a sfogliare i suoi antichi libri; quella volta non aveva nemmeno uno schizzo da confrontare, poteva trovarlo solo leggendo tutte le descrizioni che trovava. Passarono almeno venti minuti prima di individuarlo: Steinkinder era scritto in alto. Subito sotto c'erano due disegni del Wesen, uno di come si presentava a tutti e uno di com'era realmente quando si trasformava in una macchina da distruzione. A prima vista, nella prima immagine era raffigurato un normalissimo bambino di forse dieci anni, mentre nella seconda sembrava una creatura fatta di fuoco dal viso deformato e gli occhi neri come pece. Ancora più sotto c'era un testo in tedesco, che per fortuna era stato tradotto anche in inglese, risalente al 1867. Diceva:
"Gli Steinkinder sono Wesen che rimangono bambini imprigionati all'età in cui riescono ad impossessarsi di un diamante che riflette il loro essere puro e innocente. Sono docili e tranquilli, fino al momento in cui qualcuno non ruba le loro pietre. Mio fratello Gottfried ha avuto la sfortuna di incontrarli nel momento della loro rabbia: si trasformano in esseri di fiamme vive, e uccidono ciò che si impossessano delle loro pietre. Dietro di loro lasciano una spaccatura nel terreno, causata dal forte calore che emanano. È anche grazie a questo calore che si formano i diamanti che tanto cercano, per fare in modo che la loro specie continui ad esistere.
L'unico modo per estirparli da questo mondo è farlo mentre sono occupati ad uccidere; le loro energie sono concentrate sulla combustione della vittima, e li rende facili bersagli per il soffocamento".
Quindi l'unico modo che aveva Nick per uccidere quel Steinkind era soffocarlo, ma doveva farlo mentre lui uccideva. Non poteva permettersi di avere altre vittime... Cosa poteva fare allora? In quel momento lo sguardo gli cadde su Amber che stava dando i primi segni di ripresa.

Hank aveva riportato Monroe all'erboristeria per aiutarlo a curare il morso di Amber; ormai non gli faceva più tanto male, ma si sentiva come offeso dalla sua aggressione. Per la miseria, lui era un Blutbad, uno dei Wesen ai vertici della catena alimentare sovrannaturale, e si era fatto prendere alla sprovvista da una ragazzina! D'altra parte, lui non avrebbe mai reagito; era un riformato, aveva giurato di non bere mai più sangue, e non poteva trasgredire il suo stile di vita, nemmeno per tutto l'oro del mondo.
-Eccoci arrivati- la voce di Hank fece riscuotere Monroe dalle sue riflessioni, e guardando fuori dal finestrino riconobbe l'edificio che ospitava l'erboristeria di proprietà di Rosalee in cui lui lavorava di tanto in tanto.
-Grazie per avermi accompagnato- fece lui, scendendo dall'auto.
-No, io starò con te finché non ti sentirai meglio, o Nick me la farà pagare- anche Hank scese e raggiunse la porta.
-Non dovresti andare da lui? Insomma, è da solo con quella svitata...-.
-E' un Grimm, se la saprà cavare-.
Monroe annuì; Hank aveva ragione, in qualche modo sarebbe sicuramente riuscito a tirarsi fuori dai guai, qualora ce ne fossero stati. Tirò fuori la chiave del negozio, ma quando la inserì girò a vuoto e la porta si aprì senza resistenza.
-Che strano- mormorò -Ero sicuro di averla chiusa quando sono uscito...-.
Si fece avanti e la campanella attaccata allo stipite lanciò il suo segnale che qualcuno era arrivato; all'interno sembrava tutto in ordine. A un certo punto, dal retro si fece avanti un'ombra; i due erano già pronti ad agire, ma alla fine comparve Rosalee.
-E tu che ci fai qui?- le chiese Monroe, sorpreso -Credevo che fossi ancora da tua zia!-.
-Si è ripresa, quindi sono tornata per farti una sorpresa- rispose lei con un sorriso, poi notò il suo braccio ferito -Ma che ti è successo?-.
-Eh un piccolo contrattempo con un'amica di Nick- riprese lui, andando a sedersi sulla poltrona che si trovava nell'ufficio adiacente.
Rosalee controllò la ferita che non era molto profonda, sparì per qualche minuto e tornò con delle bende e una sostanza scura all'interno di un'ampolla di vetro.
-Ma è una Wesen?- chiese lei, iniziando a detergere la pelle dal sangue rappreso -E come ha fatto a sopraffarti?-.
Hank scosse la testa -Ancora non lo sappiamo, ma lo scopriremo presto-.  

Il Grimm e la CacciatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora