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Harley aprì lentamente gli occhi ma quando provò a sollevarsi un dolore acuto al bacino la fece urlare di dolore, scostò le coperte e verificò di non aver perso sangue, ma niente. Strinse i denti e cascò giù dal letto, cercò di tirarsi su ma le sue gambe non facevano altro che tremare dal dolore. Riuscì a mettersi in piedi e con l'accappatoio ancora addosso uscire dalla camera da letto e vedere Jonny giù dalla scalinata «preparati abbiamo del lavoro sporco da fare» disse calmo l'uomo mentre teneva le mani conserte.
Harley strinse nuovamente i denti cingendosi alla ringhiera rovinata «Jonny non riesco a muovermi» piagnucolò scendendo a mala pena un gradino.
L'uomo barbuto si tolse gli occhiali scuri e la guardò «allora avresti dovuto stare a letto e non scendere», Harley prese un pezzo di ringhiera per metà rotto e lo tirò addosso all'uomo in smoking «razza di scimmione insensibile» urlò la biondina prima di cercare di scendere il resto delle scale. E dopo aver finalmente finito la scalinata proseguì dolorante verso la cucina mentre si cingeva l'intimità con la mano sinistra mentre con la destra si reggeva alle pareti.
Jonny nel frattempo la seguiva «cristo ma ti scappa da pisciare?» peggiorando la situazione, Harley afferrò una tazzina del caffé e la posizionò sotto alla machina dell'espresso «Frost piantala di ronzarmi attorno» urlò stringendosi i capelli tra le mani mentre aspettava che il suo caffè fosse pronto.
«sei in quel perio-»
«Jonny piantala!» si cinse la vita dolorante prima di inginocchiarsi al suolo e urlare, Frost roteò gli occhi prima di chiedere per l'ennesima volta cosa le fosse capitato ed aiutarla a rimettersi sui suoi piedi scalzi. Le manine pallide tremavano dal nervoso, tanto che il contenuto della tazzina stava quasi per travasare, si portò alla bocca il caffè bollente e lo ingurgitò giù di un colpo. Jonny la osservava molto confuso mentre cercava disperatamente di farsi un ennesimo espresso «Jonny vai via!» iniziò quasi a piangere mentre teneva stretta tra le mani la macchina del caffè.
«Ma che ti capita Harleen!?» Jonny alzò il tono di voce prima di vedere la testa bionda abbassarsi verso il suolo «prometti di non ridere» disse Harley guardando ancora fisso il pavimento bianco, Jonny roteò gli occhi «dillo e basta».
La bionda prese un grosso sospiro prima di sputare il rospo tutto d'un fiato «quando ti ho mandato via mi volevo masturbare e poi Joker mi ha scoperto e mi ha punito facendomi passare le tre ore più eccitante e dolorose della mia intera vita, ecco perché non cammino razza di imbecille!» ringhiò prima di afferrare la tazzina e ingurgitare un altro caffé, premette ancora i tasti ma Frost la fermò prendendole i polsi «basta Harleen! Prendi un'aspirina o cosa e andiamo a lavoro!»
Harley scosse il capo prima di liberarsi dalla presa delle grosse mani «non mi interessa! Che ci vada una volta quello stupido Clown a svolgere il suo lavoro sporco! Io non sono di certo la sua raccatta immondizia, faccia qualcosa in quella sua dannata vita!» urlò Harley piegandosi sul bancone della cucina.
Ci fu silenzio tra i due prima che un'altra voce li interruppe «se non stessi facendo niente della mia dannata vita non sorseggeresti espresso tutte le mattine e non dormiresti in un letto caldo Harley.» entrò tempestivamente l'uomo con voce calma mentre si girò verso Jonny «Frost, non ti preoccupare verrò io con te, ma prima, dacci un secondo» sorrise Joker mentre il bruno si allontanò uscendo da quell'edificio.
Harley alzò il volto prima di vedere l'uomo in viola avvicinarsi a lei, iniziò a piangere e scuotere il volto sussurrando ripetuti «no». L'uomo apparentemente calmo aveva le mani frementi mentre il bastone in oro lo accompagnava nella sua camminata, Harley cadde a terra cercando di indietreggiare, strusciò all'indietro con tutte le sue forze per poi incontrare il muro dove restò rannicchiata dalla paura, il bastone si alzò con forza prima di venire a contatto con la pelle pallida della ragazza che iniziò ad urlare, bastonata come un cane in una cucina che odorava di polvere da sparo. Le mani avvolte in guanti bianchi afferrarono il braccio di Harley sollevandola per poi buttarla giù dal gradino che portava nella sala da pranzo, Harley prese la gamba del tavolo con la testa prima di gattonare sotto al tavolo ma la sua caviglia fu afferrata e trascinata nella direzione opposta, il legno duro si scontrò ancora con la sua pelle e lei urlò più forte, la girò e caricò un proiettile puntandolo in viso alla ragazza «non osare mancarmi di rispetto Quinzel» la mano fremente mentre osservava gli occhi lacrimanti della sua bambola «Puddin» sospirò prima che Joker urlasse «NON CHIAMARMI COSÌ!» e fare una leggera pressione sul grilletto.
Harley guardò salda negli occhi scuri dell'uomo davanti a sé «non lo fare Joker, io ti amo» e quando Joker premette il grilletto Harley si scostò per poi cercare di scappare verso il cortile mentre una valangata di proiettili le sfioravano il corpo. Si buttò a terra sul tappeto prima di sentire l'uomo andare lentamente via, si tappò la bocca con la mano destra per non emettere alcun rumore senza evitare di essere uccisa sul serio e quando sentì la porta d'entrata chiudersi iniziò a piangere stringendosi a sé le ginocchia.
Joker ricaricò la pistola prima di osservare Jonny che aveva sentito metà dialogo e tutti quegli spari «signore, sta bene?»
La faccia sorridente del Joker scuoteva la testa freneticamente «oh io! Io sto benissimo!» , ma Jonny vide qualcos'altro nei suoi occhi...lacrime?

Pubblico adesso perché why not?

DESIRE / Joker x HarleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora