II

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Finalmente le vacanze di Natale erano arrivate. La scuola era diventata davvero pesante ultimamente, tra ultimi test e interrogazioni, e l'intera classe non vedeva l'ora che suonasse l'agognata campanella, l'ultima prima delle vacanze.
- Cosa fai per capodanno? - chiese Andrè ad Eliah mentre scendevano l'ultima rampa di scale, insieme a decine di altri studenti.
- Mah, non so ancora.. Vedrò cosa fanno gli altri - rispose con aria annoiata.
- Io andrò con mio fratello e dei suoi amici in montagna nella nostra baita; alcuni hanno già comprato dell'alcol per la festa e... -
La verità era che Eliah non sapeva ancora cosa fare, ma per non risultare uno sfigato agli occhi degli altri, aveva dato a tutti quella risposta, per farlo sembrare uno che aveva già ricevuto un sacco di inviti. Quando in verità non ne aveva nessuno.
- Ti piacerebbe? - gli chiese Andrè guardandolo.
- Eh..cosa? - si era di nuovo isolato nei suoi pensieri.
- Ti ho chiesto se vorresti venire con me a capodanno -
- Ah sì, giusto.. Beh grazie per l'invito, ma prima devo parlarne con i miei però.. Ci penserò, grazie -
Andrè sembrava soddisfatto, con una pacca lo salutò per dirigersi verso l'auto del padre.
- Sentiamoci su whatsapp queste vacanze! - gli gridò dall'altra parte del cortile.
Pur avendolo sentito, Eliah fece finta di non sapere a chi fosse rivolto quel grido, per evitare gli sguardi di tutti gli studenti, che avendo sentito Andrè gridare, si erano messi alla ricerca del destinatario di quel messaggio.
- Dio... - mormorò Eliah mentre usciva dal cortile.
Andrè non era esattamente uno dei Fighi, anche se provava a esserlo e a diventarlo in tutti i modi, che naturalmente, non portavano i frutti sperati. Eliah si chiedeva spesso cosa lo spingesse a continuare a provare e provare, e se lui si sentisse davvero uno dei Fighi.
In prima superiore, quando si erano conosciuti erano diventati amici dopo qualche mese. Cioè, Eliah più che altro, si accontentava, di avere qualcuno con cui girare nel l'intervallo, per non sembrare sfigato. Ma negli ultimi due anni era maturata una vera amicizia. Eliah aveva sempre sognato il momento in cui, entrato al liceo, si sarebbe creato un gruppo di amici, con maschi e femmine, come nei film, con cui passare pomeriggi e serate. Cercava di lasciarsi alle spalle la brutta esperienza delle medie, dove veniva spesso preso in giro per il suo carattere ed era preso in giro da alcuni che lo credevano una femminuccia, perché timido. Adesso ci rideva sopra, ma cercava sempre di evitare la parola "timido" per autodefinirsi, preferendo "introverso" o "riservato".
Ma quando aveva messo piede nella sua classe, aveva capito che sarebbe stato difficile: aveva subito capito chi fossero i più popolari, e se ne era discostato, facendo amicizia
così con Andrè, o con Il Dan o con Delia. Ora quelle amicizie, gli servivano più che mai.
Nonostante tutti questi pensieri, un sorriso spontaneo lo accompagnò lungo tutti il tragitto verso casa, al pensiero che le vacanze erano finalmente iniziate. Sali sul tram numero 20, sedendosi accanto al finestrino. Quasi nessuno studente della sua scuola prendeva il 20, preferendogli il bus numero 3, più veloce e rapido. Ma a Eliah piaceva il ronzio di quel vecchio tram, che passava in centro città fornendo un giro panoramico senza uguali: riuscivi a vedere il parco, il duomo gotico, la vecchia piazza del mercato e infine, casa sua. Abitava in una casa in tipico stile europeo: un appartamento a due piani ai confini del centro storico, in mattone rosso scuro. Perfettamente incastrata in mezzo ad altre case simili, che formavano un complesso lungo quanto il viale. Case ottocentesche, con una piccola scalinata che conduceva all'ingresso. Eliah adorava vivere in una casa come quella: a differenza dell'alloggio precedente, in periferia, avrebbe preferito qualsiasi cosa, ma mai si sarebbe aspettato che i suoi genitori avrebbero acquistato una casa del genere.
Ma quel giorno, non correvano quei pensieri nella sua testa, c'erano tante cose che si accavallavano nella mente entrava in casa, chiudendosi la strada e i rumori della città alle spalle. Pensava a cosa dire ad Andrè, a che scusa inventarsi per non offenderlo; pensava a ciò che avrebbero detto i suoi genitori. Loro avevano una vaga idea di chi fossero i suoi compagni di classe, Eliah si vergognava anche di quello, di presentare i suoi amici ai suoi, temeva che avrebber deluso le loro aspettative (anche se era solo uno di quei tanti problemi inutili che si faceva). Quindi poteva immaginare la loro reazione se solo gli avesse detto: "per capodanno posso andare in montagna, a casa di un mio amico che non conoscete, insieme a suo fratello e i suoi amici che non ho la minima idea di chi siano?" . Suo padre non lo avrebbe mai accompagnato in macchina, in montagna, la sera di capodanno. Quindi, nonostante un po' gli dispiacesse, dovette abbandonare l'idea di un capodanno alternativo. Come al solito, l'avrebbe trascorso con i suoi "amici" del circolo parrocchiale. "Amici" perché Eliah non si sentiva parte di quel gruppo come avrebbe dovuto; aveva cominciato s uscire con loro grazie a sua cugina, che lo aveva invitato a far parte della compagnia. Ma seppure all'inizio fosse contento, dopo un po' si era rivelato tutto un po una noia; i ragazzi del gruppo, più grandi di due anni (e si sa quanto sia grande la differenza di età nel l'adolescenza) erano tutti diciottenni, si conoscevano già perché frequentavano la stessa classe e le cose più importanti per loro, in un uscita, erano tre: fumare, bere e ragazze. Fosse per loro si sarebbe sempre potuto andare al bar del fiume, un posto noioso e pieno di "Fighi". L'altra parte del gruppo, quella delle ragazze, era interessata a fare qualche cosa di diverso il sabato sera, non solo andare a bere, ma non veniva mai presa in considerazione dagli altri ragazzi, e spesso il gruppo si divideva. E siccome Eliah si sarebbe sentito un po a disagio con entrambe le parti (non fumava e non beveva così tanto, ma non era neanche una ragazza), spesso preferiva rimanere a casa, nonostante raramente si trovava un compromesso e si faceva qualcosa di un po' diverso, tipo cinema o cena in pizzeria. A capodanno era più o meno lo stesso: si chiedeva il permesso a Don Michel per prendere una sala del circolo, e si passava la serata a bere, parlare, di nuovo bere, fumarsi qualche sigaretta, sparare dei botti, bere di nuovo fino alle due/tre e poi casa. E siccome Eliah si accontentava di una birra e un bicchiere di spumante, le uniche altre cose che faceva erano parlare quando c'era ancora qualcuno mezzo sobrio e sparare i botti. E si era rotto le palle di tutto ciò.
Sali in camera sua, dove si buttò sul letto e cominciò a guardare il telefono.
"tutto ok a scuola?" Diceva il messaggio che gli era appena arrivato. Delia.
"Si.. Perché non c'eri?"
"Partita per le vacanze"
Il suono della serratura che scattava, preannuncio l'arrivo di sua mamma, rientrata dal lavoro, professoressa di legge alla vicina università.
- Eliah sei già a casa? - urlò la madre
- Si... -
- Metti su l'acqua per la pasta, per favore -
"novità a scuola?" Chiedeva in contemporanea Delia
"Se per novità intendi niente di niente, allora si"
"Neanche la Middler? Nessuno strafalcione mentre spiegava!?"
"Oggi era normale ahah"
- Eliah, per favore! - riprese sua mamma leggermente arrabbiata.
"Devo andare, ciao" scrisse di fretta mentre si alzava dal letto e cominciava a scendere le scale. La mamma e pur sempre la mamma.

La soffittaWhere stories live. Discover now