26072010

448 34 65
                                        

Si poteva dire che Columbus fosse una grande città. Nel centro non mancavano i grattacieli caratteristici delle città americane, ma allo stesso tempo, il paesaggio presentava zone verdi e il fiume Scioto attraversava la città regalandole un look ancora più particolare.

In periferia, le case erano quasi tutte ville con tanto di giardino sul davanti, i vicini si conoscevano fra di loro e ogni tanto si organizzavano barbecue a cui partecipava tutto il vicinato.

Nelle sere d'estate, i ragazzi andavano in giro per le strade in skateboard o a piedi, giocavano a basket o semplicemente se ne stavano a parlare nei vari parchi sparsi per la città.

Quella sera però, erano tutti chiusi in casa, climatizzatore acceso e porte e finestre sbarrate. L'aria calda umida del posto faceva questo effetto e i residenti ritenevano che quella fosse la soluzione migliore.

Tyler era solo, aveva i piedi appoggiati sul suo skateboard rosso ormai quasi distrutto e sfrecciava lungo la strada infinita di cui faceva parte casa sua, sulle spalle, teneva la custodia del suo ukulele, al suo interno c'era anche il suo diario dove scriveva canzoni. Il sole era tramontato da poco e un azzurro chiaro colorava l'orizzonte. I lampioni ai lati della strada illuminavano la sera di un bianco quasi inquietante. Non c'era silenzio assoluto, l'unico rumore era quello del motore esterno dei climatizzatori.

Tyler aumentò la velocità, sfruttando l'aria creata dal movimento per rinfrescarsi di poco. Si stava dirigendo verso la casa di Josh, il suo migliore amico, per passare del tempo insieme nel parco dietro casa. Le strade erano deserte e questo significava totale tranquillità, niente schiamazzi, niente urla di ragazzine e nessun rumore di palle rimbalzanti.

Aveva conosciuto Josh perché avevano amici in comune; un pomeriggio, si erano radunati tutti nella cantina dove Tyler passava maggior parte del suo tempo. Il padre gliel'aveva messa a posto quando aveva sedici anni. Il pavimento era rivestito di parquet scuro, le pareti erano bianche ma erano quasi tutte ricoperte di poster. C'era molto spazio, contro il muro c'era il suo piano/scrivania dove componeva la maggior parte delle canzoni e accanto c'era il suo letto, sopra il quale di solito c'era il suo diario e il suo ukulele. Non usava spesso la chitarra, ma la teneva comunque appesa al muro, gliel'aveva regalata sua madre per il suo quattordicesimo compleanno. Ormai quella era diventata la sua camera, la sua casa.

Quella sera Tyler fece sentire a Josh qualche demo e al ragazzo piacquero subito. Josh gli spiegò che suonava la batteria ma che non aveva mai lavorato come batterista. Da quel momento, iniziarono a frequentarsi, giocavano a Super Smash Bros, parlavano di musica, dei loro sogni, mangiavano takeaway di Taco Bell; in due anni Josh era diventato il suo migliore amico.

Una volta raggiunta casa di Josh, suonò il campanello e si portò la mano destra alle labbra per mordicchiare le unghie. Fissò la porta per un po' finché non si aprì per rivelare il suo migliore amico con in mano il suo skateboard nero. Tyler gli sorrise.

"Ehi." Lo salutò Josh, sorridendo.

"Ciao." Ricambiò il saluto, e poi iniziò a percorrere il vialetto all'indietro, sorridendo. "Ho un'idea per una canzone." Lo informò, continuando ad indietreggiare.

"Sì?" Chiese Josh seguendolo e aumentò il passo per raggiungerlo. L'altro annuì e inciampò, sarebbe caduto se Josh non avesse lasciato cadere il suo skateboard e l'avesse preso velocemente per le braccia.

"Wow, che riflessi!" Disse Tyler ridendo. Josh gli diete una pacca sul braccio. "Rischi sempre la vita, tu. Dovresti smetterla di fare cose pericolose." Disse Josh seriamente.

Tyler riprese a camminare normalmente, standogli di fianco. "Josh, stavo camminando all'indietro, mica facendo il triplo salto mortale sull'orlo di un vulcano pieno di lava. Guarda, sono vivo. Senti?" Gli prese la mano e se l'appoggiò sul cuore, che batteva normalmente.

► Can't Live WIth Or Without You | JoshlerWhere stories live. Discover now