Capitolo 5

25 3 0
                                    

Jason C. Richmond

Dopo essere tornati da quella noiosa festa in spiaggia mi stesi sul letto ma come al solito non chiusi occhio, troppo impegnato a pensare al passato e al futuro, snobbando il presente. Dall’esterno tutta la mia vita sembra rose e fiori: famiglia felice, buoni voti in altrettanto buone scuole, ogni tanto sui giornali di gossip veniva fuori qualche notizia legata all’outfit o a presunti avvistamenti, ma in realtà l’apparenza inganna. La mia vita era esattamente il sogno di tutti: libertà e soldi. Un accoppiamento pericoloso se associato ad una mente brillante. Da subito ho dimostrato un intelligenza superiore alla media, stimolata dall'ambiente che sin da piccolo mi circondava. I problemi possono essere risolti: questo è il maggior insegnamento dei Richmond, problemi di qualsiasi tipo, e per risolvere il problema dell’adolescenza con mia sorella decisi di iniziare a dedicarmi a cose più superficiali, come le feste, l'alcool e le ragazze. Bastava aprire il portafoglio, o semplicemente pronunciare il mio nome per intero per far cadere la gente ai miei piedi. Mi ridestai dai miei pensieri quando mia accorsi che avevo finito metà del libro del corso avanzato di matematica della scuola che non avevo iniziato. Già le lezioni erano noiose e difficili da sopportare, se poi mi presento avendo finito tutto il programma… sorriso a quel pensiero. Mi alzai dal letto e uscì sul balcone senza maglietta, l’aria era più fresca e in lontananza sentivo Valery parlare con qualcuno, e la cosa più strana è che stessero parlando e non facendo altro… Rientrai e mi raggomitolai tra le lenzuola per leggere qualche pagina. Il sole iniziava a sorgere quando mi accorsi che forse avevo letto più di qualche pagina, preso dalla morsa della fame scesi di sotto e chiesi ad un inserviente di portarmi la colazione. Mentre mangiavo illuminato solo dalla luce rosa dell’alba senti qualcuno scendere le scale e rimasi alquanto sorpreso di vedere John uscire dalla stanza di Valery. “A John, ho appena mandato un messaggio ad Allison, atterreranno tra 15 minuti” dissi con un tono piatto “Scusi ma io oggi sono fuori servizio…” rispose con un tono un po' arrabbiato “A non lo sapevi? Sei appena stato nominato mio assistente personale” detto questo il suo telefono vibrò segnalando l’arrivo dello stipendio sul suo conto, dopo aver letto l’importo fece fatica a richiudere la bocca e balbettando disse “Ma l'aeroporto dista 30 minuti…” “Già, significa che sei in ritardo”. Lo congedai con un gesto della mano per poi andare a trovare mia sorella, che dopo aver bussato mi aprì con un espressione raggiante “Ciao Val, come stai?” Dissi con voce gentile da cui però traspariva un po’ di preoccupazione “Fantasticamente. È bastata una notte con John per dimenticare quel bastardo” pronunciò quell'ultima parola con evidente odio “Uh, e da quando tutta questa confidenza?” Tradotto: frena le ovaie “Bo non so, però è simpatico… mi ha consolato tutta la sera” disse ormai con gli occhi persi nelle sue fantasie “Comunque sono venuto qui per dirti che tra poco arriva Allison, e dal momento che so quanto ti sta antipatica, pensavo che potevi andare da qualche parte fino all’inizio della scuola. E poi sai com'è… Potresti fare qualcosa per dimenticare Justin” dissi insolitamente premuroso ma lei avendo capito quale fosse il mio scopo e finale rispose “Ti lascio casa libera solo se mi presti Jonh” disse “Certo, troverò un sostituto, buon viaggio” prima di finire la frase la sentì prenotare una suite al Ritz a New York. Entrai nella mia stanza con un sorriso soddisfatto e entrai nel guardaroba per prepararmi all'arrivo della mia ragazza: abbigliamento semplice ma raffinato. Ero in salotto quando finalmente sentì le gomme scricchiolare davanti casa: corsi giù dalle scale ed andai ad aprire la portiera. Quando lei scese e si fermò a guardarmi e subito mi cinse il collo con le braccia, fu un abbraccio particolare, fu come respirare le prima volta dopo essere stato troppo a lungo immerso in mare, come vedere per la prima volta la luce dopo anni di permanenza nelle tenebre detto questo mi girai, gli offrì il braccio e ci diressimo verso casa. Li all’ombra sembrava ancora più bella: partendo dagli occhi verdi smeraldo dalla quale pupilla si diradavano nell’iride delle piccole crepe color oro fuso, i capelli invece erano di un biondo chiaro, che dire del corpo? Le curve abbondanti e posizionate al posto giusto non facevano altro che sollevare invidia e ammirazione. Questo era uno dei motivi per cui Valery era in contrasto, infatti era un eterna gara per chi fosse più bella. A compensare e rafforzare il suo aspetto fisico, Allison aveva un bel carattere: era il tipo di persona a cui bastava sbattere le palprebe per (1) prendere la tua autostima (2) stenderla con un gancio destro (3) camminarci sopra con i tacchi alti. La sua personalità era come una maschera per evitare di mettere a nudo le sue debolezze, dovevi trovare il punto giusto per farla sciogliere, alcuni però non si accorgevano della maschera e dal momento che era una attrice faceva aderire la finzione come una seconda pelle. Io sono sempre stato del parere che oltre quello che vedessero tutto c'era molto di più, infatti non era affatto superficiale o egocentrico o almeno non sempre. “Allora amore come stai? Come è stata quest’estate” dissi “Non sai quanto mi sei mancato, temevo di scoppiare se non ti avessi rivisto al più presto…” disse sincera “So bene cosa significa” dissi dandole un bacio sulla guancia “Allora JC cosa facciamo oggi?” odio ODIO O-D-I-O quel soprannome, (tranne quando lo usava lei) formato dall’unione delle mie due iniziali “pic-nic in giardino, poi nel pomeriggio pensavo di andare a fare un giro in centro e magari una gara di sguardi da Starbucks” le famose gare di sguardi consistevano nel criticare gratuitamente chiunque ci capiti a tiro “Ma prima che ne dici di inaugurare i letti di questa casa?” Fini la frase che già mi saltò addosso.

The GreatWhere stories live. Discover now