La strana collezione. [4]

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Mi ci vollero 10 minuti buoni per arrivare davanti a casa. Scesi subito dalla bici, presi le chiavi dalla tasca del mio pantalone e aprii il portone, che di solito era sempre aperto. Poggiai la bici accanto ad una parete e corsi subito su per le scale arrivando in poco tempo al secondo piano. Aprii velocemente la porta di casa ed entrai dentro iniziando a chiamare mia madre.

«Mamma... Mamma!!!» urlai io girandomi tutte le stanze della casa, ma non ebbi nessuna risposta.

Poco dopo entrai in cucina e trovai il cellulare di mia madre sul tavolo, lo presi e vidi che era spento.

«Come al solito...» commentai io.

«"Come al solito" che cosa?!» chiese qualcuno alle mie spalle.

Io mi voltai subito di scatto, prendendomi uno spavento pazzesco e trovai mio fratello in piedi davanti alla porta.

«Ti sembra il caso di comparire alle spalle delle persone??» gli chiesi io riprendendo fiato.

«E a te sembra il caso di entrare in casa e urlare a squarciagola "mamma, mamma, mamma"?!» chiese facendomi la vocina, prendendomi in giro. «Cosa c'è, non riesci a stare senza la mammina?!»

«Ma smettila!! Piuttosto dimmi dov'è!!» gli dissi passandogli accanto.

«Ma che ne so, è andata dal vicino...» rispose lui con un tono annoiato.

«Dal vicino?! Quale vicino???» chiesi subito mentre lui ci pensò per un po'.

«Quello sopra di noi, aveva di nuovo messo la musica a tutto volume e lei aveva mal di testa. Quindi è andata a chiedergli di abbassarlo un po'...»

«E quanto tempo fa ci è andata??»

«Mmm... Una mezz'oretta fa, credo... In effetti ci sta mettendo un po' troppo tempo.» rispose lui.

«Si, e tu mi stai facendo perdere altro tempo inutile... Chiama la polizia!!» dissi correndo subito verso l'entrata.

«La polizia?! E cosa dovrei dirgli??»

«Intanto falli salire su al terzo piano, poi se trovo qualcosa potrò far arrestare quell'uomo...» dissi uscendo subito di casa e salendo al piano sopra al nostro.

La porta era chiusa, ovviamente, ma io sapevo come aprirla. Presi una forcina, che manteneva su il mio ciuffo, e iniziai a giocare un po' con la serratura. Non volevo farmi scoprire e lo feci lentamente, e dopo due minuti riuscii ad aprirla. Entrai piano piano, facendo attenzione a non sbattere i piedi contro l'attaccapanni che c'era accanto alla porta. La chiusi delicatamente e mi diressi verso il corridoio. La casa non sembrava così strana come mi aspettavo, c'erano quadri antichi sulle pareti e vasi strani. Non erano di ceramica o di vetro, come i vasi che avevamo noi in casa, ma erano fatti di strana pelle rosa. Non capivo cosa fosse e non mi avvicinai più di tanto, perché più mi avvicinavo e più si sentiva una puzza strana, così mi allontanai da quel vaso ed entrai in una stanza lì accanto. Quella stanza era la cucina, molto spaziosa e con un attaccapanni anche lì. Non capivo perché ce ne fossero così tanti in quella casa, cioè uno di solito bastava, e in cucina poi non si mettevano mica?!... Non ci pensai più di tanto e mi avvicinai lentamente a quell'attaccapanni, per capire perché fosse lì, ma un urlo di mia madre mi fece scattare sull'attenti e mi voltai subito verso la porta della cucina. Sentii una botta pesante, poi il rumore di una porta in fondo al corridoio aprirsi e dei passi uscire da lì ed entrare in un'altra stanza. Mi avvicinai alla porta della cucina e misi lentamente la testa fuori, guardando in fondo al corridoio. Notai la porta spalancata del bagno, mia madre a terra poggiata alla vasca con una ferita sanguinante alla testa. Sembrava svenuta, e forse era meglio così. Se fosse stata sveglia mi avrebbe di sicuro urlato contro che dovevo andarmene, e mi avrebbe fatta scoprire. Pochi minuti dopo sentii una canzone iniziare a suonare, la conoscevo bene, la mettevo sempre quando litigavo con i miei genitori e me ne andavo nella mia stanza, anche se io la ascoltavo con le cuffie e non a tutto volume come lui. La canzone era It's My Life dei Bon Jovi, mi piaceva molto ma non potevo fermarmi e aspettare che lui uccidesse mia madre con quel sottofondo musicale. Il signor Minelli uscì da una stanza, dove probabilmente fece partire la musica, e ritornò subito nel bagno con un martello insanguinato in mano. Socchiuse la porta e io ritornai in cucina, presi il vaso che c'era in mezzo al tavolo, che sembrava abbastanza normale e uscii dalla cucina. Presi bene la mira e lo lanciai contro la porta del bagno, che subito si frantumò in tanti piccoli pezzettini. Non rimasi in mezzo al corridoio senza fare nulla, piuttosto corsi nella stanza in cui c'era la musica accesa, e mi nascosi dietro la porta. Quell'uomo uscì subito dal bagno, trovandosi i pezzi di vetro a terra e si avvicinò velocemente alla cucina mentre io spiai dietro allo spigolo della porta. Lui entrò in cucina e io corsi subito nel bagno, mi abbassai accanto a mia madre e provai a svegliarla dandole qualche schiaffetto.

«Mamma... Svegliati dai!!! Mamma!!!» le dissi continuando a darle dei leggeri schiaffetti sul viso.

«Eh?!... Angela... Che cosa ci fai qui??» mi chiese lei.

«Adesso capisco perché mi prendevate sempre a schiaffi, è così divertente!!» le risposi io ridendo.

«Cosa?!» mi chiese lei senza capire.

«Niente... Dobbiamo andarcene da qui!!» le dissi prendendole le mani e tirandola su, con tutta la forza che avevo in corpo.

«Devi andare via da qui... Quello è pazzo, ha ucciso il signor Thomas...» mi disse mentre riuscii a metterla in piedi.

«Si, lo so... Ma non abbiamo tempo per parlare, dobbiamo andare!!» continuai io affacciandomi fuori dalla porta, tentando di capire dove fosse l'uomo.

Sentii un rumore provenire dalla cucina e capii che era ancora lì, così io e mia madre ci dirigemmo velocemente nella stanza accanto, anche se non eravamo così veloci. Avevo praticamente quasi tutto il suo peso addosso, poiché non si reggeva bene in piedi, ma alla fine riuscimmo ad entrare in quella stanza prima che quell'uomo uscisse dalla cucina. Quella stanza era particolarmente buia, l'unica fonte di luce era il computer che faceva partire sempre la stessa canzone, mentre io e mia madre ci tenemmo lontane da quella luce rimanendo nel buio assoluto a nasconderci. L'uomo passò velocemente per tutto il corridoio, entrando in bagno e fermandosi davanti alla vasca.

«Cavolo...» disse guardandosi attorno.

Io lasciai mia madre, che si mantenne sulle sue gambe, e corsi subito verso la porta del bagno chiudendola e restandoci davanti provando a trattenerlo dentro.

«Vattene, vai!!!» dissi a mia madre che lentamente si avvicinò a me.

«Io non vado da nessuna parte senza di te!!» mi disse mentre quell'uomo iniziò a dare delle spallate alla porta.

«Smettila di agitarti, tanto non ti faccio uscire!!» dissi al signor Minelli. «E tu smettila di provare a fare l'eroina, io ti seguirò appena tu uscirai da quella porta!!» dissi a mia madre mentre quell'uomo smise subito di dare spallate alla porta.

«Si è calmato finalmente...» commentò mia madre.

Ma non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che subito il signor Minelli le saltò addosso, uscendo da una stanza che era di fronte a quella completamente buia.

Vicini di casa...Where stories live. Discover now