La strana collezione. [1]

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Storia dell'arte... Come fa una persona a ricordarsi tutti quei pittori e scultori?? Io non riuscivo a ricordare nemmeno i nomi dei miei vecchi insegnanti delle medie, eppure non era passato molto tempo. Frequentavo il secondo anno del liceo artistico. Non ci andavo da molto tempo, erano passati solo due mesi dall'inizio dell'anno, ma il nostro professore era abbastanza stronzo da segnarci già una decina di dipinti da imparare, di cinque pittori diversi. Diceva che erano cose che facemmo l'anno precedente, ma chi se le ricordava?? Io non sapevo nemmeno come riuscii a passare quell'anno, mi piaceva disegnare e pensavo che quella sarebbe stata la scuola adatta a me, ma mi sbagliavo. Si studiava, e tanto anche. Non che cercassi una scuola in cui non si studiasse, ma era tutto molto noioso. Non mi impegnavo molto, ma quell'anno decisi che quello era l'anno della svolta, in cui avrei fatto valere la mia intelligenza e avrei dimostrato a tutti che potevo farcela. Ma quella era una cosa che pensavo tutti gli anni, ma poi non facevo mai nulla. Era l'una e mezza di notte, stavo leggendo il capitolo che ci segnò il prof per il giorno seguente, escludendo i dieci dipinti, quando all'improvviso entrò mio padre nella mia camera.

«Angela, cosa ci fai ancora sveglia?? Su dai, vai a dormire!!» mi disse.

«Eh?! Cosa??» chiesi io con il gomito poggiato sulla scrivania e la mano che reggeva la mia testa stanca, stavo praticamente morendo dal sonno, e ciò che stavo leggendo non mi aiutava a rimanere sveglia.

«Vai a dormire!!» ripeté lui uscendo dalla mia stanza e chiudendo la porta.

«Si si, letto sto arrivando!!» dissi io chiudendo il libro.

Spensi la luce della lampada che avevo sulla scrivania e mi alzai dalla sedia, mi avvicinai al letto e mi sdraiai sopra, sprofondando la testa nel cuscino. Purtroppo non ebbi nemmeno il tempo di addormentarmi che subito sentii una musica molto alta, provenire dall'appartamento sopra al nostro. Ci viveva un uomo strano, pelato, con dei baffi e una barba lunga, che volevano compensare la mancanza di capelli. Vestiva sempre con degli abiti sudici e unti, di un materiale che non riuscivo a identificare, e che non volevo nemmeno riconoscere!! Aveva la stessa età di mio padre, 46 anni, ma ne dimostrava molti di più. Ogni volta che lo incontravo nel palazzo provavo sempre a non fissargli troppo la cicatrice che aveva dietro la testa, lui ci disse che aveva subito un'operazione, ma io non ci credevo molto. In quel palazzo c'erano 5 piani, noi eravamo al secondo e lui al terzo. Ad ogni piano c'erano due appartamenti, e il suo era proprio sul nostro stesso lato. La musica si sentiva molto forte nella mia stanza, e immaginavo che si sentisse anche nell'appartamento affianco, poiché la mia stanza era proprio accanto alla rampa di scale del palazzo. Non era la prima volta che succedeva, ma nessuno faceva mai nulla. O meglio, qualcuno faceva spesso qualcosa, ma dopo che quella persona ci provava, la sua famiglia si trasferiva sempre. Ma io non capivo il perché. La musica continuò incessantemente per oltre mezz'ora, stavo per alzarmi e andare a dirgliene quattro, quando sentii il rumore della porta di casa dei nostri vicini di pianerottolo chiudersi. Io riuscivo a sentire tutto molto bene, poiché ero proprio accanto alle scale, ma spesso non pensavo che questa potesse essere una fortuna. Sentii i passi di qualcuno salire su, e poi l'incessante bussare alla porta del vicino al piano di sopra. Bussava così forte, con quel pugno, che sembrava che volesse sfondare la porta. Pochi minuti dopo la musica si fermò, sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla porta e quell'uomo l'aprì. L'uomo che andò a bussare era il signor Thomas, un uomo sulla quarantina, molto affascinante, capelli biondi e occhi scuri, era sposato e aveva due figlie più piccole di me di qualche anno.

«La smettiamo con questa musica del cazzo??? Sono le due del mattino, io tra quattro ore mi devo svegliare, porca puttana!!!» urlò lui.

In effetti era un bell'uomo, ma quando si arrabbiava cacciava il peggio di se. Non sentii alcuna risposta da parte dell'altro uomo, anzi, pochi secondi dopo sentii solo la porta di quell'appartamento chiudersi. Ma non sentii i passi di nessuno scendere giù per le scale, la cosa mi sembrava strana, ma ero troppo stanca per pensare agli affari degli altri, così chiusi gli occhi e provai ad addormentarmi. Qualche minuto dopo, però, sentii la porta al piano di sopra riaprirsi e chiudersi subito dopo, mentre qualcuno corse giù per le scale ed entrò nell'appartamento accanto al nostro. Pensai che fosse tutto a posto e mi addormentai dopo pochi secondi. Il giorno dopo, verso le 7, mi svegliai e andai in cucina per fare colazione. Quando arrivai lì, trovai i miei genitori che stavano parlando.

«Si, se ne sono andati...» stava dicendo mia madre.

«Chi "se ne sono andati"??» chiesi io sedendomi a tavola.

«I vicini, i signori Thomas!!» rispose lei.

«Come mai??»

«Non lo sappiamo, se ne sono andati questa mattina presto, almeno credo. Hanno lasciato molte cose in quella casa però...» mi spiegò lei mentre io ripensai a ciò che successe quella notte.

Vicini di casa...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora