Non riuscivo a far altro che pensare a quel bacio. Alle sue labbra sulle mie, alle sue mani sui miei fianchi, ai suoi capelli morbidi tra le mie dita, alla sua lingua in cerca della mia, al mio corpo avvinghiato al suo... E ai brividi che mi avevano pervaso il corpo. Brividi che che mi scuotevano l'anima, anche con un solo sguardo, anche solo avendolo a pochi metri da me. Brividi che, per quanto io ci avessi provato, sentivo solo in sua presenza.
La mano di Kevin sulla mia coscia non mi trasmetteva nulla, tranne un calore familiare, nemmeno lontanamente paragonabile alle fiamme che prendevano possesso del mio corpo nel momento in cui la mano di Christopher sfiorava la mia pelle.

Chiusi gli occhi, appoggiando la testa sullo schienale.
Che cosa c'era di sbagliato in me? Perché non potevo semplicemente accontentarmi di ciò che avevo, di questo ragazzo tanto premuroso e dolce che mi voleva rendere felice, che mi era sempre accanto? Eppure, era come se a me non bastasse, non era ciò che volevo realmente.

Voltai la testa verso Kevin, iniziando a studiarlo. Lo sguardo attento sulla strada e gli occhi verdi illuminati dai fari delle auto. Una mano sul volante con una stretta sicura e l'altra che accarezzava in modo distratto la mia coscia.
Tutto in lui mi suggeriva una sensazione di conforto, di benessere, di tranquillità. La sua posa rilassata, il suo carattere dolce e calmo, tutto ciò avrebbe dovuto farmi sentire la ragazza più felice del mondo, ma non lo ero. Non lo ero davvero.
E mi odiavo con tutta me stessa per questo. Lui mi stava donando tutto, cercava sempre di farmi sentire bene e si preoccupava per me, ma soprattutto mi amava. Lo sapevo, perché quando lo guardavo negli occhi lo vedevo, vedevo quella scintilla con cui mi guardava, come se fossi il suo bene più prezioso.
Ed io ero un'ignobile arrivista. Non mi bastava tutto ciò. Io volevo Christopher, anche se lui non voleva me.

"Perché non posso essere innamorata di Kevin? Perché?" continuavo a domandarmi e sentivo gli occhi diventare umidi.

«Come mai mi stai fissando?» chiese, notando il mio sguardo concentrato e mi resi conto di starlo, effettivamente, fissando. Scossi la testa come per cacciare tutti quei pensieri dalla mente e gli rivolsi un sorriso malinconico, mentre lui accostava la macchina e notai di essere arrivati.
«Nulla, solo che...» sentivo la voce leggermente spezzata e feci un respiro profondo per cercare di tranquillizzarmi. «Stavo solo pensando che sei il miglior ragazzo del mondo» conclusi, pensandolo davvero.
«Beh, grazie» rispose leggermente stranito della piega che stava prendendo la nostra conversazione. «Anche tu sei la ragazza migliore del mondo» disse, prendendo la mia mano e portandosela alle labbra, per poi baciarmi le nocche. Rimasi leggermente spiazzata dal suo gesto.
«Ti sbagli, sono la peggiore» commentai, abbassando lo sguardo e vergognandomi di me stessa.
«Ehi, non dire mai più una cosa del genere» mi riprese dolcemente. «Tu sei la sola che voglio, hai capito?» domandò, accarezzandomi le guance con i pollici e costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Ho capito» sorrisi debolmente e lui posò le sue labbra sulle mie, in un dolce e innocente bacio a stampo.
«Ora andiamo, sarà meglio entrare» disse, staccandosi e io annuii distrattamente, per poi aprire la portiera.

Ancora una volta, i brividi stentavano a farsi sentire e io mi sentivo ogni secondo peggio, domandandomi se esistesse persona più spregevole in questo mondo, mentre Kevin mi tendeva la mano per aiutarmi ad uscire dall'auto, per poi avviarci verso l'entrata.

L'edificio era illuminato da dei lampioni posti strategicamente, affinché gli conferisse un aspetto tetro. Le finestre erano decorate con ragnatele finte e sui muri della scuola si potevano osservare ogni tanto qualche ragno, anch'essi finti, dalle dimensioni abbastanza notevoli.
Sopra le grandi porte era stato appeso uno striscione su cui vi era scritto 'Ballo annuale di Halloween. XVII-a edizione' con lettere maiuscole allungate e appuntite, suggerendo i canini appuntiti dei vampiri, di un colore bianco, su uno sfondo rosso sangue.
Una volta entrati, lo spettacolo continuava, con pippistrelli, scarafaggi, altri ragni e ragnatele, qualche bara e un paio di sarcofagi contenenti delle mummie, il tutto completato da uno strato abbastanza denso di 'nebbia'.
Ci addentrammo nei corridoi, diretti verso la palestra, dove si sarebbe svolta la vera e propria festa.

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