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*Halloween*

31 ottobre 2016, Miami.

Nicole's Pov

Panico. Panico. Panico.

Stavo trotterellando per tutta la casa come una furia. Dovevo sbrigarmi e finire di prepararmi dato che tra un paio di minuti passava Kevin a prendermi per andare alla festa della scuola.

Sentii il telefono squillare e mi maledissi mentalmente, afferrandolo.

"Parli del diavolo ed ecco che spuntano le corna" borbottai tra me e me.

«Sì?» risposi, saltellando su una gamba mentre provavo a infilarmi le scarpe.
«Sei pronta?» mi chiese.
«Due minuti e sono da te» dissi, sperando si trattasse solo di due minuti.
«Ok, ti aspetto» riagganciò.

Riuscii finalmente a mettermi le scarpe e mi soffermai davanti al grande specchio vicino alla porta. Studiai la mia immagine allo specchio: le mie gambe erano interamente fasciate da un paio di calze a rete nere, insieme ad un paio di pantaloncini corti che a malapena ricoprivano il mio sedere, di pelle, blu e rossi. In su indossavo una maglia bianca, le cui maniche e collo avevo colorato di rosso e sul petto avevo scritto 'Daddy's lil monster'. Il tutto era completato con un paio di Jeffrey Campbell nere con le borchie e dei braccialetti di pelle ai polsi. Diedi un ultima controllata al trucco sbavato, rosso e blu, e sorrisi fiera di me stessa. Avevo fatto un gran bel lavoro. Se non fosse stato per i capelli terribilmente rossi sarei stata un'ottima Harley Quinn. Afferrai il telefono e mi affrettai a scendere le scale di casa, cercando di non spezzarmi l'osso del collo.

«Mamma, io vado» gridai dal corridoio, mentre prendevo la giacca blu e rossa che avevo comprato espressamente per questa festa, facendomi sentire.
«Va bene, tesoro. Divertiti e fa' attenzione!» gridò di rimando.

Uscii di casa e mi affrettai a raggiungere Kevin che mi stava aspettando in macchina.

«Due minuti, eh?» si beffò di me, sorridendo.
«Ehi, io ci ho provato!» lo incenerii con lo sguardo, dandogli un colpo sulla spalla.
«Sì, sì. Per te infatti due minuti significano venti» alzò gli occhi al cielo, mentre metteva in moto.
«Ma non è vero! Saranno stati al massimo sei, sette» sbuffai, mettendo il broncio.
«Dai, amore, sai che scherzo» disse, mettendomi una mano sulla coscia.

Sentendomi leggermente a disagio, voltai la testa, evitando il contatto visivo e iniziai a occuparmi il tempo cercando qualcosa da ascoltare in radio.

Da quando c'era stato quel bacio tra me e Christopher mi sentivo uno schifo. Non ne avevo fatto parola con nessuno, men che mai con Kevin. Lo sapevo, ero stata una stronza, ma non era stata colpa mia, era stato un fottuto errore. Sì, va bene, un errore che magari mi era piaciuto più del dovuto, ma comunque sia era stato un errore.
Avevo evitato Christopher come la peste, o almeno ci avevo provato, dato che comunque sia dovevo lavorare insieme a lui per l'allestimento della scuola. Per fortuna, però, non eravamo quasi mai da soli, e se per caso restavamo solo noi due cercavo costantemente una scusa, come il dover andare in bagno o il cercare qualcosa. Sarà rimasto con l'impressione che avevo problemi con la vescica o che ero in quel periodo del mese, o magari si sarà reso conto che lo stavo evitando. Ma non importava, dato che ero riuscita a stargli alla larga il più possibile.

«Ti senti bene?» mi chiese, prendendo a massaggiarmi la pelle coperta dal leggero strato di stoffa.
«Sì, perché?» domandai, facendo finta di nulla.
«Non so, da un paio di giorni ti sento strana» ammise, lanciandomi qualche occhiata di sfuggita.
«No, no, sono solo stanca. Ero concentrata con i preparativi per la festa, poi anche la scuola...» restai sul vago.
«Chris ti ha creato problemi? Ti ha infastidito?» domandò, stringendo leggermente la presa sulla mia gamba.
«No, tranquillo» risposi, mettendo la mano sopra la sua come per assicurarlo. «Anzi, è stato più collaborativo di quanto avrei pensato» aggiunsi, ed era vero.
«Hm, chi lo sa, magari sarà tornato in lui» suppose lui. «Si sarà abituato all'assenza di Naira. Sarebbe anche il caso. È passato più di un mese» disse, continuando a guidare.
«Effettivamente è così» ammisi, pensando a quando fosse passato in fretta il tempo. Erano successe così tante cose che a malapena mi capacitavo che fosse praticamente novembre.
«Adesso che ci penso meglio, nell'ultima settimana ha iniziato a riavvicinarsi anche a noi, alla squadra intendo. Era diventanto abbastanza distante anche da loro» disse, mentre io mi limitai ad annuire.

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