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- Che cosa?
Sono sconcertata. Devo andare a vivere in Sicilia da uno zio che manco conosco? No, non è possibile, ho sentito male.
-Vanessa, mi dispiace, ma io e papà non possiamo più tenerti con noi.
Queste parole mi feriscono nel profondo. So benissimo che mamma e papà stanno attraversando un periodo di crisi, ma non possono abbandonarmi.
- Mamma ma io...
-Mamma ma io, niente. È già deciso. Parti tra due giorni. È tutto sistemato, lo zio ha già preparato la camera per te e la scuola è già stata sistemata. Sei già trasferita e nei prossimi giorni non ci andrai.
Il tono freddo di papà mi fa rabbrividire.
- Perché non me lo avete detto prima?
- Ci abbiamo provato, ma non sapevamo come.
Mamma mi prende le mani nelle sue, poi continua
- Ci dispiace. Ti amiamo tanto.
- Forza, vai a preparare i bagagli.
Lancio un'occhiataccia a tutt'e due, poi vado in camera mia. Mi butto sul letto e chiamo la mia migliore amica:
- Ciao Clau...
Dico singhiozzando
- Vane che succede?!
La biondina riccia dagli occhi scuri, si sta preoccupando
- Tra due giorni me ne vado.
- Eh??
- Vado via! In Sicilia da uno zio che manco conosco...
- E per quanto ci stai?
- Per sempre cazzo!
Poi cala il silenzio e io inizio a piangere come una fontana.
- Arrivo.
Conclude lei dopo alcuni secondi.
Chiudo la chiamata e mi asciugo le lacrime con la manica della felpa che indosso. Essendo febbraio fa molto freddo cosí alzo la temperatura del termosifone, poi inzio a preparare la prima delle tante valigie che mi serviranno.
Sono praticamente a metà quando sento il citofono. Mi precipito in soggiorno e quando la porta si apre la vedo: ha il mascara sbavato, gli occhi gonfi e le guance arrossate.
Appena mi vede si butta tra le mie braccia. Claudia è sempre stata una ragazza molto forte, non l'ho mai vista piangere. Io invece sono molto emotiva e molto fragile.
- Mi mancherai tantissimo
Dice lei tra un singhiozzo e l'altro.
- Anche tu...
Ammetto io, assaporando il gusto delle mie lacrime calde mischiate alle sue. Sì, mi mancherà tantissimo. Lei la conosco da tre anni, da quando siamo entrate al liceo. È strano da dire ma all'inizio ci odiavamo, infatti solo qualche mese dopo siamo diventate molto unite. Claudia si stacca da me e, con gli occhi gonfi, accenna un sorriso
- Ora devo proprio andare... Ti verrò a salutare di nuovo quando parti.
La saluto e torno in camera.
Ho quasi finito di preparare anche l'ultima valigia quando il viso di mia mamma fa capolino nella mia stanza
- Vanessa...
- Cosa?- sibilo.
- È pronta la cena...
- Non ho fame, mangiate voi.
- Partirai domani, lo zio ci ha appena chiamati dicendo che per lui è meglio se parti domani- dice lei velocemente e nervosa.
- Vattene- riesco solo a dire.
Quando la porta si richiude e i passi di quella donna appena uscita, con il viso rigato di lacrime, vanno scomparire, mi concedo di piangere in silenzio.
Non voglio partire, non voglio andare da uno zio che nemmeno conosco e che probabilmente è vecchio decrepito. Non voglio lasciare questa città, i miei amici, Claudia e nemmeno quegli stronzi dei miei genitori.
Dopo un arco di tempo variabile da un quarto d'ora a tre ore, dopo che mamma è uscita dalla stanza, ecco che papà bussa alla mia porta
- Vattene- gli urlo
- Patirai alle 8.00 domani. Ti portiamo noi all'aeroporto poi ti arrangerai da sola.
- Non voglio arrangiarmi da sola- piagnucolo, a metà tra l'amareggiato e l'arrabbiato.
- Hai quasi 17 anni- mi ricorda lui tono di rimprovero.
- Ti ho detto di andart...- sbraito aprendo la porta. Ma appena la apro papà mi abbraccia forte a se.
Dopo un pò mi stacco.
Emtro in camera e, dopo aver richiuso la porta, mi butto sul letto e piango. Piango fino a circa le undico di sera, poi mando un messaggio della buonanotte a Clau e ad altri miei cari amici, poi mi addormento.

Sorprendimi Where stories live. Discover now