La Magia della Pioggia

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Incipit 2, Elementi
Genere: fantasy

«Mamma, mi racconti una storia?» chiese Kabuk alla madre. Era sdraiato sul letto e la guardava con occhi spalancati, l'ingenuità e la tenerezza dei piccoli impresse dietro quelle pozze di un blu intenso come il cielo di notte.
«Quale vuoi ascoltare?» domandò la mamma mentre scostava alcuni ricci ribelli dalla fronte del piccolo. «Quella sulle Fate della pioggia!» Kabuk parlò con un tono entusiasta che fece ridere la donna.
«Di nuovo? Ma non la sai già a memoria?» lo interrogò. Al convinto cenno affermativo del figlio, Selaf cominciò a raccontare la storia con un sorriso: «Una volta, in un Regno lontano popolato da elfi, la gente venerava la pioggia. Gli abitanti di quel luogo guardavano affascinati le gocce cadere e bagnare il terreno, le piante e tutto quello che li circondava. Gli studiosi di quella terra osservavano a lungo i temporali cercando di capirne la causa e la provenienza. Per lunghi anni, quella credenza continuò ad esistere fino a quando gli intellettuali spiegarono il fenomeno con una sola, semplice parola: "Magia". Ciò non aveva fatto che alimentare la bellezza della pioggia agli occhi degli elfi. Qualche anno dopo, una tragedia stava per incombere sul Regno: la neonata figlia dei sovrani era debole e la sua salute cagionevole peggiorava di giorno in giorno. Tutta la popolazione era preoccupata e i migliori medici erano al palazzo, cercando di trovare un modo per guarire la piccola. Si erano quasi del tutto rassegnati quando pronunciarono queste parole alla Regina: "Potreste portarla fuori, all'aria aperta. Gli Elfi hanno una connessione speciale con la natura e sarebbe possibile che le giovasse." Allora quel pomeriggio la Regina si diresse ai giardini reali e si sedette sul prato con la figlia. La piccola sembrava contenta; toccava i ciuffi d'erba e subito dopo ritraeva la mano, ridendo per il solletico. La Regina la guardava allegra, ma era preoccupata per il colorito pallido della piccina. Passò un po' di tempo e cominciò a piovere. La Regina, allarmata, prese in braccio la piccola e si alzò per ritornare al castello. In quel momento, le sembrava che la pioggia invece di essere magica, fosse un pericolo per la principessa. Era quasi uscita dal giardino quando delle creature apparsero con lampi colorati da alcune gocce di pioggia davanti agli occhi della Regina. L'Elfa inizialmente rimase stupita poi osservò meglio quegli esseri. Erano piccoli, poco più grandi della mano di un neonato. Indossavano dei vestitini delle tonalità dell'azzurro, del blu e del grigio. Era ancora impegnata a guardarli quando una voce dolce risuonò nella sua testa: "Veniamo dalla pioggia, perché da essa nasciamo e da noi essa nasce. Siamo le Fate della Pioggia, ci occupiamo di farla cadere in tutti i luoghi. La nostra magia ci permette anche di sentire i pensieri della gente attraverso le gocce di pioggia; infatti ognuna di esse racchiude il desiderio nascosto di una persona. Oggi abbiamo sentito il tuo: vorresti che tua figlia crescesse in salute. Il tuo cuore è puro e sincero, faresti qualsiasi cosa per la tua piccina. Ci hai colpito molto. Siamo qui per aiutarti." A quel punto le fate si avvicinarono alla piccola fra le braccia della Regina. Nelle loro mani si formarono gocce di pioggia, che però sembravano brillare con una luce che si irradiava dal loro interno. La Regina le guardava affascinata mentre le facevano cadere le gocce delicatamente prima sulla fronte della principessa, poi sulla testa, le braccia e su tutto il resto del corpo. Subito, la carnagione della piccola assunse un colore rosato, non più pallido e malaticcio. La Regina sorpresa si rivolse alle fate: "Come avete fatto?". Le creature le risposero con un sorriso: "Magia. Infondo, voi non credete che la pioggia stessa sia 'magia'?". "Sì, ma..." la Regina si interruppe incapace di formulare una frase sensata. "Grazie". "Non ringraziare noi, ma la pioggia. Ci ha permesso di ascoltare il desiderio del tuo cuore." Dopo aver pronunciato quelle parole, i piccoli esseri sparirono così come erano arrivati. La Regina si diresse felice verso le stanza del trono, dove si trovava suo marito. Arrivata, raccontò l'accaduto ai presenti. Presto la storia si diffuse tra tutta la popolazione e la pioggia fu venerata più di quanto fosse mai stato fatto. Quella fu l'unica occasione in cui si presentarono le Fate, ma la gente cominciò ad affidare i propri desideri alle goccioline d'acqua, sperando nell'arrivo delle piccole creature magiche. Si dice che le Fate...»
«...compariranno un'altra volta solo per realizzare un desiderio buono di un'anima pura» Kabuk pronunciò la fine al posto della madre, gli occhi che brillavano. Selaf rise di gusto mentre si chinava per baciare il figlio sulla testa riccioluta. «Ti piace proprio tanto questa storia, eh?». Kabuk annuì, facendo sorridere la madre. «Ora però comportati da bravo troll e dormi.» A quelle parole il piccolo sbuffò ma chiuse subito gli occhi. La madre gli toccò affettuosamente con un dito il naso, uguale al suo, e si alzò dalla sedia su cui era seduta. Dopo spense con un soffio la candela che illuminava la stanza e si chiuse dietro la porta.

Pensieri di Una Notte Stellata (TWWG16)Where stories live. Discover now