Promemoria

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Alzò gli occhi dal vecchio tavolo di legno al centro della stanza. Un rumore improvviso e conosciuto interruppe quell'assordante silenzio tipico delle cinque del mattino di un glaciale inverno londinese. La bolla di quiete che circumnavigava le pareti di una rispettabile villetta completamente bianca, parve entrare a contatto con un ago freddo e appuntito nel più irruente dei modi. Il familiare rumore dei pezzi di vetro duro sprofondare nella moquette del pavimento accadde come da manuale. Immaginó quel liquido scuro e rossastro riversarsi lungo tutto il piano d'appoggio fino a confondersi con i residui dello stesso della sera passata. Madison sorrise affranta. Ciocche di capelli ramati le ricadevano lungo il viso pallido e vestito di vergogna, coprendo due incantevoli iridi di colore verde. Gli occhi fissi sul foglio ancora bianco posto sul tavolo innanzi a lei, alla sua destra la penna nera giaceva sul pavimento a causa dell'abominevole colpo sopra elencato. Si strinse nelle spalle, nessuna parola biascicata sull'incidente appena avvenuto a soli pochi metri dallo scrittoio. I tetti marroni delle altre villette, all'apparenza simili, si stendevano davanti ai suoi occhi. Madison le osservava dalla finestra, come fossero un quadro di un artista da lei stimato, e le apparivano cosí attraenti, tanto che la sua realtà veniva meno in quegli attimi fuggenti causati dal desiderio.
"Avevi giurato di non mettere mai più piede in questa casa" La ragazza sorprese ella stessa, a causa della quantità di rabbia riposta in quella semplice frase.
Non ottenne risposta ma ne fu grata in egual modo.
Le ritornò in mente quello straccio di foglio non del tutto bianco, strappato da uno dei tanti quaderni ritrovati in uno di quei pomeriggi piovosi passati in soffitta.
Raccolse la penna dal lato del tavolo ed annotò alcune insignificanti e insensate parole all'inizio della pagina.
"Londra, 22 maggio 1992
ricordo di lavare la moquette e cambiare serratura"
Nel mentre, il lieve torpore proveniente dal focolare posto nella stanza accanto, si faceva strada tra il labirinto delle stanze vuote, mescolandosi alla gelida e comune brezza della mattinata in corso. Alcune leggere gocce di pioggia iniziavano a ricadere sul terreno asfaltato e incuranti di ogni cosa in cui incespicavano nella loro corsa, coprivano di uno strato umido e sottile i vetri delle finestre delle case a schiera che Madison osservava furtiva dalla cornice della sua stanza da letto. Non un anima faceva capolino all'esterno del suo tiepido e accogliente rifugio, d'altra parte le rare e buie sagome appena sveglie si apprestavano a chiudere ogni riferimento con il cortile esterno, creando una barriera invisibile e impenetrabile, costituita in parte dalle pareti in cartongesso. Avete mai speso del tempo soffermandovi a guardare fuori dalla finestra? Madison lo faceva spesso ultimamente, sedeva indisturbata sul cornicione della finestrella della torretta posta sul lato sinistro della casa, ove era solita indugiare su ogni cosa le accadeva durante il giorno trascorso tra le pareti domestiche. Prestava attenzione a quella desolata valle di persone sotto il suo sguardo acuto, a parer suo così poco interessanti e maldestre. Era pronta a giudicare ogni errore commesso; non per superiorità, non era certo il tipo, sperava peró di non commettere nuovamente i loro stessi sbagli, imparava secondo i passi falsi degli altri. Il che poteva essere ritenuto meschino da una cerchia di persone; a suo avviso superficiali, ne era consapevole, eppure poco le importava il giudizio altrui, non si sarebbe comunque mai immischiata con le loro idee.

1992Where stories live. Discover now