Capitolo 1

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Mi sveglio prima che suoni la sveglia, per la troppa agitazione. Cerco di tenere gli occhi chiusi e prendendo grandi boccate d'aria, per calmare i miei nervi già tesi di prima mattina. Ci siamo, oggi è il primo giorno di scuola, ancora un anno e poi potrò andarmene via. Mi alzo dal letto con questo pensiero fisso in testa , ma non mi accorgo del cavo della sveglia e inciampo cadendo come un sacco di patate. Maledizione!! Come cominciare bene la giornata, fantastico. Alzo gli occhi al cielo e sbuffando mi rialzo. Come uno zombie vado in cucina, preparandomi una tazza di caffè. La mia droga giornaliera, senza non potrei vivere! Mentre cerco di svegliarmi, sorseggiando il mio liquido nero preferito e sgranocchiando qualche biscotto con una lentezza da bradipo, arriva mio padre in cucina <Buongiorno, Cloe>mi dice con la voce impastata dal sonno. Gli rispondo grugnendo. Non capisco proprio come alcune persone sono così allegre di prima mattina,per me è già un successo che rispondo con grugniti. Se non si era ancora capito, odio il mattino. Finito di fare colazione, mi fiondo in camera mia a prepararmi. Scelgo dall'armadio un paio di leggins neri, una canotta e felpa nera extra large. Mi trucco poco, solo con matita e mascara, che fanno risaltare i miei occhi verdi. Guardandomi allo specchio incontro il mio riflesso, ho gli occhi iniettati di sangue dovuti al poco sonno, i capelli lunghi fino a metà schiena biondo ramati, che si sono arricciati durante la notte e adesso sembro una pazza. Perfetto. Sbuffo, e già irritata al massimo, mi raccolgo i capelli in una coda alta, per cercare di limitare i danni. Prendo lo zaino e le cuffiette scegliendo una canzone dei Metallica per darmi la carica o nel mio caso per aumentare la voglia di uccidere qualcuno. Esco di casa salutando mio padre e mi avvio a piedi per andare a scuola.

Arrivata a scuola, vedo davanti al cancello d'entrata Jack e Sandy i miei due migliori amici. Se sono riuscita a sopportare meglio questi anni di prigionia a scuola lo devo solo a loro due. <Ciao ragazzi> gli dico, cercando di sorridere. <Ciao Cloe, mi sei mancata tanto> esclama Sandy catapultandosi su di me per abbracciarmi come una furia. E' molto più bassa di me, e io non sono una pertica ,anzi, sono una nana da giardino. Ha i capelli neri a caschetto e gli occhi color nocciola, che lasciano trasparire tutta la sua allegria. Si stacca da me sorridendo angelica, come se non mi avesse spaccato la schiena saltandomi addosso. Jack con la sua stazza da giocatore di basket, i capelli biondi e gli occhi azzurri è il sogno di tutte le ragazze. Mi si avvicina con un ghigno malefico e prendendomi alla sprovvista mi alza di peso girando su se stesso <Ciao scricciola!!> mi dice ridendo, mentre io, urlo come una pazza isterica per lo spavento <Jaaack!! lasciami andare se no ti vomito la colazione addosso> gli dico minacciosa e con la nausea alle stelle. Jack ridendo mi mette giù, senza sforzi apparenti <Grazie>gli dico ancora tremante e con il fiatone per aver urlato troppo. Gli stampo un bacio sulla guancia. <Scherzi, non volevo puzzare di vomito proprio il primo giorno, non posso sciupare così la mia immagine da play boy> mi dice con un sorriso malizioso stampato in faccia e facendomi l'occhiolino. Alzo gli occhi al cielo. <Si certo Jack, l'importante è che ne sei convinto tu> gli dico ironica e gli faccio la linguaccia. <Cloe..> mi dice minaccioso. Per fortuna, mi salva il suona della campanella, dalla furia di Jack. Entriamo dall'ingresso e raggiungiamo i nostri armadietti facendo lo slalom tra tutti gli studenti che raggiungono le proprie classi, chiacchierando del più e del meno. Jack, si separa da noi e raggiunge gli altri ragazzi della squadra di basket, mentre io e Sandy continuiamo la lotta di spintoni e pedate per raggiungere gli armadietti. <Chi abbiamo alla prima ora?> chiedo a Sandy. <Abbiamo, se non sbaglio, matematica> mi dice facendo una smorfia poco signorile, con faccia schifata.<Ti capisco, anch'io provo un odio profondo per quella materia. Però se fai quella faccia corrucciata ti verranno delle rughe precoci>le dico prendendola sotto braccio e raggiungendo la nostra classe. Sbuffando e alzando gli occhi al cielo mi segue, senza darmi una risposta. Sandy si siede nei primi banchi, visto che non ci vede bene da lontano, e si ostina a non mettere gli occhiali. Jack la raggiunge poco dopo, con gli altri ragazzi di basket al seguito, che però si siedono in fondo alla classe, lanciando occhiate da cascamorti nella direzione di Kendra, per non usare inutili parolacce potrei descriverla come una ragazza di facili costumi. Visto che non è abbastanza per descriverla posso affermare che è la troietta della scuola, e si atteggia come una gallina in calore. Io vado dritta all'ultimo banco e nessuno osa venire vicino a me, anche perchè li potrei uccidere con lo sguardo. Quando entra l'insegnante di matematica, inizia subito a spiegarci il programma dell'anno. Eh che cavolo, neanche il primo giorno ci risparmia per uno dei suoi petulanti discorsi. Come ogni volta che ho matematica, metto la testa sul banco e mi perdo nei miei pensiero, o per meglio dire schiaccio un pisolino. Dopo mezz'ora, credo, entra la preside sbattendo la porta della classe e svegliandomi dal mio sonnellino. Noto che dietro di lei c'è un ragazzo, ma non riesco a vederlo bene visto che è coperto dall'ombra del corridoio. La professoressa dopo aver parlato sotto voce con la preside ci comunica che c'è un nuovo studente. <Vieni pure dentro Gavin> esclama l'insegnate rivolta al nuovo alunno. Appena sento quel nome alzo la testa di scatto. No, no, no non può essere lui. Ti prego no. Ma appena si fa avanti mettendosi vicino alla cattedra, così che tutti lo possano ammirare, lo riconosco subito. Lui, il ragazzo che mi ha abbandonato, la mia prima cotta e il mio primo amore. I nostri occhi si incontrano, grigio contro verde. Resto a bocca aperta, le gambe mi tremano, le sento come gelatina e mi ringrazio mentalmente che sono seduta se no sarei cascata come una pera cotta. Non riesco più a pensare lucidamente, nel mio stomaco sento degli elefanti impazziti altro che farfalle. È' cambiato molto anche se rimane sempre quella traccia del ragazzino che ho conosciuto, ma ora per me è solo uno sconosciuto. E' molto più robusto e alto, non passa quasi dalla porta, ha i capelli con la cresta, due piercing sul labbro inferiore, porta solo una maglietta nera che gli fascia i muscoli dell'addome e delle braccia muscolose che mettono in evidenza una miriade di tatuaggi. Sul suo viso è stampato un sorriso strafottente, e con il suo sguardo d'argento fuso, guarda ogni ragazzo in questa classe, finchè non porta lo sguardo su di me e lì si blocca. Cloe, respira per favore. Purtroppo riemerge dalla mia memoria l'ultima volta che ci siamo visti.

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