prologue

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DISCLAIMER: la storia è interamente frutto della mia immaginazione nonostante io abbia deciso di associare al cast persona famose per permettere a voi di immaginare meglio la storia dando un volto ben preciso ai protagonisti. Non potete assolutamente copiarla e/o pubblicarla altrove. La descrizione dei luoghi potrebbe non coincidere alla realtà e/o essere leggermente diversa: è una scelta che riguarda me e spero non vi infastidisca. Detto questo, buona lettura!



Quel mattino era molto freddo e Megan rimase un po' troppo a fissare l'armadio non sapendo cosa indossare. Alla fine, fu l'orologio a pendolo che la nonna le aveva regalo a ricordarle che erano le dodici in punto e aveva poco meno di trenta minuti per prepararsi e uscire da casa.

Si era trasferita a New York da ormai un anno ma ancora non aveva avuto l'occasione di visitare il Museum of Modern Art: oggi era finalmente giunto il momento.

Aveva scelto una visita libera così da poter guardare subito il quadro che le aveva permesso di avvicinarsi al mondo dell'arte, La Notte Stellata di Van Gogh.

Inoltre, odiava le guide che, molto spesso, sono poco o per niente informate su ciò che veramente interessa ai visitatori.

Decise di indossare un paio di jeans neri stretti e una maglietta bianca semplice con sopra il suo fidato giubbotto di jeans dal quale non si staccava mai. Ai piedi portava le converse bianche, alte.

Armata di macchina fotografica, uscì di casa e prese la macchina per raggiungere il museo che distava circa quindici minuti da casa sua.

Prima passò al ristorante in cui lavorava a salutare Hanna, la sua coinquilina, poi da Starbucks a prendere qualcosa da bere.

Arrivata all'entrata, mostrò l'Iphone alla signora che accoglieva tutti i turisti per permetterle di prendere il codice della prenotazione avvenuta mesi e mesi prima, fatto ciò, entrò e si diresse verso il suo amato quadro.

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MEGAN'S POV

davvero un'opera bellissima, vero?" disse una voce alle mie spalle.

"Van Gogh scrisse a suo fratello confessandogli che quasi gli sembrava che la notte fosse più viva e colorata del giorno. Spesso la penso come lui"

Era un ragazzo abbastanza alto, con dei folti capelli scuri tirati su che sicuramente faceva parte dello staff del museo, poiché indossava una delle tipiche uniformi con su un cartellino che diceva "Zac Malik".

Mentre, in silenzio, continuai ad osservarlo, sorrise e mi fece tornare alla realtà.

"Si, beh...anch'io la penso così, più che spesso...direi sempre" balbettai un po' ma almeno dissi qualcosa.

Lui si avvicinò e mi porse la mano, presentandosi.

"È un po' stupido presentarsi dato che il cartellino dice già tutto ma, io sono Zac, piacere di conoscerti" mi sorrise di nuovo e io ricambiai timidamente.

"Piacere mio, io sono Megan Landsting"

Non feci quasi in tempo a dire il mio cognome che subito arrivò quello che doveva essere il capo di Zac, il quale si allontanò subito da me.

"Malik, hai un gruppo di turisti olandesi che ti aspettano al piano terra. Cosa ci fai ancora qui?" quasi mi spaventai della forza con cui gli urlò contro.

"Mi scusi capo, stavo dando qualche informazione su Van Gogh alla signorina"

In quel momento mi sentii molto a disagio non sapendo se intervenire o meno, ma qualcosa o qualcuno nella mia mente mi spinse a dire qualcosa.

"Scusi più me, signore. Sono stata io a interrompere il lavoro del suo dipendente, volendo ricevere qualche informazioni in più su questo magnifico quadro." Lo dissi così tanto decisa che sicuramente lo avrei convinto.

"Non si preoccupi, se vuole scusarmi ora torno nel mio ufficio; per qualsiasi altra informazione, può ancora prenotare una guida o unirsi a un gruppo. Malik torna a lavoro, con te parliamo dopo"

Mi intimorì così tanto che giurai a me stessa di non intromettermi più da nessuna parte.

L'anziano si era allontanato molto quando Zac parlò.

"Scusami per l'inconveniente, al capo non va giù che io dia altre informazioni oltre quelle standard. Sarà meglio che vada dal mio gruppo se non voglio perdere il lavoro. Arrivederci signorina Landsting"

Mi fece l'occhiolino e se ne andò, soddisfatto.


Mi fece l'occhiolino e se ne andò, soddisfatto

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