Mermaid and Answers

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e non ci sarà pensiero triste che tu faccia.

Mi amerai o odierai, io prevarrò,

nella tua testa io sempre ci sarò.

Ormai ero a pochi centimetri dalle sue mani. Le sue dita erano unite da lembi di pelle, erano mani palmate come quelle di una rana. Mi ero accucciata e sporta con la testa oltre la riva, protesa in avanti per sentire meglio la sua voce. Allungò la sua mano verso il mio viso..e continuò a cantare, ma la sua voce mutò, si fece fredda, arrogante.

Lo stolto, si sa,

con me a morire verrà.

La sua vita è tra le mie mani,

non mi può sfuggire men che mai.

Mi afferrò la guancia con entrambe le mani. E solo allora mi accorsi di ciò che stava facendo. Mi dimenai, gridai,gridai con tutto il fiato che avevo in gola, ma nulla riuscì a farle lasciare la sua presa ferrea.

Afferrò le mie mani e le trascinò in acqua. 

Ma, mentre io stavo temendo il peggio, lei mi mollò e io strisciai via dalla riva. Mi voltai e vidi Kyle -se quella Marion non mi aveva mentito sul suo nome- con lo sguardo sconvolto. Anche io ero sconvolta, ancora a terra, con le mani tremanti e gli occhi pieni di terrore. Cosa sarebbe successo se lui non fosse stato pronto a soccorrermi?

Mi afferrò una mano e mi fece alzare. 

"Che cosa credevi di fare?"disse con voce spezzata.

"Io..non lo so. Lei-lei è apparsa dal l-lago e io le ho chiesto dove ci trovassimo, poi ha-ha cominciato a cantare e io.." qualche lacrima solcò il mio viso, ero agitata, impaurita.

Inaspettatamente lui mi afferrò per la vita e mi strinse a se, calorosamente.

"Grazie..n-non so cosa sarebbe successo se tu n-non.." 

"Shhhh."

Affondai il viso nelle pieghe della sua camicia e ispirai il suo profumo. Sapeva di muschio selvatico ed erica appena raccolta.

Lentamente ci sciogliemmo da quell'abbraccio.

"Andiamo a casa." disse mettendomi un braccio sulla schiena che irradiò nel mio corpo scariche elettriche e un calore piacevole.

A casa. Ma sapevo che la mia idea di casa -ovvero quella piccola casetta al limitare del bosco e la presenza confortante di mio padre- non corrispondeva con la sua.

Lo seguii senza opporre resistenza e insieme arrivammo tra delle casette che sembravano appartenere al medioevo. Tutto ricordava un'epoca antica e ormai dimenticata. Nelle piazze c'erano mercati di ogni genere. C'era chi intratteneva il pubblico, chi vendeva merce di ogni tipo, chi giocava e chi parlava animatamente con i coetanei. Sembravano tutti molto uniti e in sintonia.

Quando attraversammo la piazza tutti si girarono verso di noi e calò il silenzio. Bambini, giovani, adulti, anziani, tutti chinarono il capo e si piegarono in profondi inchini. 

Non avevo mai visto nulla di simile e di sicuro non volevo essere la solita 'regnante' -se essere la compagna di un Alpha senza la tua volontà fosse definito tale- scontrosa, fredda e acida.

Quindi feci un ampio sorriso e, a mia volta, mi inchinai abbassando il capo verso di loro. Volevo dimostrare che io non ero più importante di chiunque altro lì presente.

Le persone presenti mi guardarono con la bocca spalancata. 

"Non inchinatevi, vi prego. Non sono più importante di voi. Qualche vestito nuovo e un compagno non cambiano la mia rilevanza." sperai che mi comprendessero e soprattutto sperai che facessero quello che avevo detto loro.

SHELTER |MAKING my own JUSTICE|Where stories live. Discover now