•Capitolo Uno•

404 29 30
                                    

Kaya osservava con sguardo spento il paesaggio che si intravedeva fuori dal finestrino della sua auto; guardò attentamente gli alberi che se ne restavano lì fermi, le chiome scosse dal leggero venticello che caratterizzava da sempre le giornate d'autunno, quasi come se stessero studiando a loro volta quello strano marchingegno a quattro ruote che sfrecciava sulla strada, lasciandosi tutto alle spalle, proprio come stava facendo Kaya in quel momento.
La sua casa, i suoi amici, la sua scuola... aveva abbandonato tutto solo perché la madre aveva ricevuto il tanto agognato trasferimento ad Aicher, una delle città più belle e famose del mondo, nonché meta preferita dall'inverno e dal gelo, senza tralasciare i rumori assordanti, il traffico e la vita frenetica che ben presto avrebbero dovuto condurre Kaya e sua madre.
Quella prospettiva non le piaceva per niente; era sempre stata una ragazza di poche parole, timida ed introversa, amante della pace e del silenzio. Insomma, una di quelle tipe che non vedi girare per strada il sabato sera e, ovviamente, la madre la rimproverava sempre per questo aspetto del suo carattere.
«Non puoi restare segregata in casa per sempre!» diceva «c'è un mondo là fuori!»
La verità però era che a Kaya, quel mondo, non piaceva per niente. Le persone sembravano così false, così piatte, pronte a pugnalarsi le spalle a vicenda, senza alcun pudore.
Gli unici che non l'avevano mai tradita, che erano stati al suo fianco sempre, anche nei periodi più bui, erano i suoi migliori amici, Kevin e Kristine.
Lasciarli era stata una tortura ed era pronta a scommettere che avrebbe rivisto i loro visi disperati e tristi ogni sera, nei suoi incubi. Non avrebbe dovuto abbandonarli, anche perché nel paesino sperduto in cui loro vivevano c'era poco da fare e pochi ragazzi della loro età con cui socializzare, non che Kaya ci tenesse particolarmente, a fare nuove amicizie. La verità era che a lei bastavano Kristine e Kevin, non aveva mai avuto bisogno di nessun altro amico per essere felice.
Eppure, quel breve periodo di felicità non sembrò durare molto, considerato che il destino sembrava aver deciso per lei un altro percorso. Quindi eccola lì, diretta verso una città in cui il caos regnava sovrano, lontana dal suo piccolo paesino che aveva imparato ad amare dopo così tanto tempo e la verità era che non riusciva a smettere di pensare al tempo che ci sarebbe voluto per abituarsi a quella nuova, frenetica vita di città.
《Allora...》 quasi non si accorse che la madre aveva iniziato a parlare, riportando la giovane bruscamente alla realtà. 《Non sei emozionata? È la prima volta che andiamo in città! Non sei curiosa di scoprire come sarà?》
《Affatto》 rispose, fredda e coincisa. Le dispiaceva rispondere in modo brusco a sua madre, ma in quel momento era troppo arrabbiata e frustrata per preoccuparsi del tono usato con lei.
Intanto, il sorriso che aveva precedentemente occupato il volto di sua madre svanì in un lampo, lasciando posto ad un'espressione afflitta. La donna sospirò, stringendo impercettibilmente le dita sul volante e non staccando gli occhi dalla strada.
《Sai che dovevo farlo, Kaya. Ho aspettato anni per ottenere questo dannato trasferimento! Finalmente potremo condurre una vita dignitosa. Aicher offre tantissime possibilità in campo lavorativo, soprattutto per i giovani come te.》
《Mamma, ho sedici anni, non credi che sia un po' presto per pensare al lavoro?》 Obiettò la giovane, sospirando stancamente ed appoggiando il mento sul palmo della mano destra.
La donna ridacchiò, scuotendo piano la testa. 《Okay, sai che ti dico? Prenditi tutto il tempo che ti serve. Non ti farò mancare nulla, te lo prometto. E poi... potrai sempre mantenere i contatti con i tuoi amici, via Internet》
A quella risposta, Kaya alzò gli occhi al cielo. 《Mamma, dovresti sapere meglio di me che da loro la connessione fa letteralmente schifo》
La donna sembrò leggermente allarmata da quella risposta, ma si riprese in fretta: il sorriso ritornò ad occupare il suo volto come se fosse sempre
stato lì, non lasciando spazio a nessun'altra emozione negativa. 《Bè, allora vorrà dire che li andremo a trovare!》
A quelle parole Kaya non poté trattenere un gemito, lasciandosi cadere placidamente sullo schienale del sedile ed osservando gli alberi che apparivano e scomparivano velocemente dalla sua visuale.
Sarebbe stato un lunghissimo viaggio.

The Curse - La Maledizione della Terza MoiraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora